Inoltre, non condivido la seguente affermazione contenuta nel documento “L’apartheid del lavoro non riguarda soltanto i giovani precari. Riguarda tutto il lavoro dipendente esplicito o assimilato ed i settori deboli del lavoro autonomo e professionale. Pertanto, la soluzione non sta nel “contratto unico” e nella rimozione delle protezioni dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori. I numeri indicano che la precarietà con l’art 18 ha ben poco a che fare. Tant’è che i contratti precari sono enormemente concentrati nelle micro-imprese e, in generale, nelle imprese con meno di 15 dipendenti, ossia le unità produttive fuori dallo Statuto dei Lavoratori”.
Tale affermazione riguarda solo il lavoro a progetto che, dopo la Legge Biagi, copre una piccola parte dell’area dell’elusione ed evasione del diritto del lavoro e non le false partite iva che rappresentano una percentuale più alta che interessa le imprese con più di 15 dipendenti.
Le imprese di piccole dimensioni hanno interesse ad eludere il rapporto di lavoro subordinato ed i lavoratori sono più esposti a tali abusi.
Si richiama l’editoriale di Alberto Alesina e Francesco Giavazzi “L’esclusione dei giovani”, i quali dopo aver esposto i dati e le condizioni dei giovani in Italia hanno dichiarato che “Tutte le proposte, di questo governo e dei precedenti, hanno finora riguardato solo i contratti a tempo determinato: modificandoli marginalmente, e introducendo nuove modalità di precariato. Nessuno ha avuto il coraggio di smantellare il dualismo e passare al contratto unico. La resistenza degli anziani si potrebbe superare non toccando i vecchi contratti e applicando il contratto unico solo ai nuovi assunti. Se lo si fosse fatto quindici anni fa, ai tempi del Pacchetto Treu, durante il primo governo Prodi, la transizione si sarebbe già completata. Nessun governo né di destra, né di sinistra ha avuto la lungimiranza di farlo. Un' altra idea è modulare le aliquote delle imposte sul reddito in funzione dell' età, abbassando le tasse per i più giovani. La perdita di gettito si dovrebbe recuperare con riduzioni di spesa. Ciò aumenterebbe il reddito disponibile dei giovani e li renderebbe più indipendenti e più impiegabili perché al lordo delle imposte costerebbero meno alle imprese”.
Si ricorda la pubblicazione di Tito Boeri e Pietro Garibaldi “Un nuovo contratto per tutti”, i quali indicano le riforme da perseguire: ammortizzatori sociali, salario, contratto unico ed altro.
Si richiama la mozione sulla politica economica approvata con 255 voti favorevoli, 14 contrari e 12 astenuti si afferma che “La competitività da ritrovare e la coesione nazionale dipendono da vari fattori principali: 1) il contrasto della corruzione; 2) la crescita della produttività, che è anche condizione per attrarre investimenti esteri; modelli contrattuali che sviluppino la contrattazione decentrata di secondo livello e coinvolgano i lavoratori nei risultati dell’impresa; l’effettiva premialità per la responsabilità e il merito anche nelle amministrazioni pubbliche; un nuovo codice del lavoro semplificato, anche sulla base delle proposte del disegno di legge Atto Senato n. 1873”.
La Provincia di Parma ha approvato una mozione che sollecita il parlamento ad avviare la discussione parlamentare per la Riforma del Diritto del Lavoro sulla base delle proposte finora presentate, tenendo conto che già il Senato della Repubblica ha approvato il 10 novembre 2010 una mozione a larghissima maggioranza che sollecita le Camere a lavorare in tale direzione, e con la determinazione necessaria a garantire ai giovani contratti di lavoro e ammortizzatori sociali adeguati a offrire loro un futuro meno incerto e non precario.
A Bergamo, alle assise di Confindustria, Emma Marcegaglia apre al progetto flexsecurity e raccoglie un largo consenso sul punto tra i 6000 imprenditori presenti.
Inoltre, il Governatore della Banca d’Italia nella sue considerazioni finali richiama le proposte del senatore Pietro Ichino in materia di relazioni industriali e di mercato del lavoro.
La conferenza avrà effetti positivi solo nel caso in cui si ritrovi una posizione unitaria tra il documento di Fassina e quello firmato da Ichino ed altri. Altrimenti si rileverà un vero fallimento perchè vuol dire che il PD non è in grado di effettuare scelte autonome rispetto alle organizzazioni sindacali ed è incapace di condurre ad unità le capacità e le proposte interne al partito. Ritengo che le proposte di Fassina sulla politica economica vadano bene ma non cambiamo il sistema delle relazioni industriali e del mercato del lavoro. Per tale motivo occorre integrarlo con i disegni di legge di Pietro Ichino soprattutto per dare delle prospettive certe ai giovani precari.
Si ritiene che le riforme di Ichino siano fondamentali ed efficaci per porre termine al dualismo del mercato del lavoro ed alle ingiustizie sociali che esso prefigura.