Giovanni Allevi torna con ‘Love’ e pensa a Sanremo

Creato il 21 gennaio 2015 da Nicola933

Non ha testa tra le nuvole ma tra le note, Giovanni Allevi. E quando lo si vede un po' svagato e con gli occhi persi nel vuoto, in realtà sta cercando una nuova melodia e misteriosi slalom sui tasti del suo pianoforte. Nell'ultimo disco Love, l'artista marchigiano è tornato allo strumento preferito con tredici tracce (Le chiamerei sonate... fa lui), masterizzate negli Abbey Road Studios di Londra, che lo lanciano verso l'imminente Festival di Sanremo dove sarà ospite d'onore. E verso il tour mondiale che partirà il 27 febbraio dalla londinese Cadogan Hall.

Love è un crocevia importante: rappresenta per Allevi una consacrazione contro quel mondo accademico che lo guardava con un po' di sospetto, tempo fa. Lui non ha dimenticato del tutto la polemica accesa da Uto Ughi e da altri musicisti che lo definirono una star mediatica:

"Ricordo bene quei momentima ora abbiamo fatto pace. Sono stato rivalutato dall'intero mondo dei Conservatori. Il momento che ha scolpito nel marmo questa ritrovata serenità è stato il mio Concerto per Violino e Orchestra. All'inizio del 2013, quando uscì, sono stato finalmente riconosciuto da tutti per quello che sono, anche se intimamente ne ero sempre stato convinto. Una conferma mi arriva ogni volta che apro il computer e scarico decine di mail di studenti divari Conservatori nel mondo che mi chiedono consigli. In quei momenti mi sento rassicurato".

Allevi è un musicista spaziale, in tutti i sensi: pochi sanno che nell'universo c'è un asteroide chiamato come lui. Fatto che lo inorgoglisce parecchio:

"Qualche tempo fa la Nasa mi ha intitolato un piccolo pianeta, in orbita attorno al Sole, tra Giove e Marte. Proprio così, quel frammento di universo porta il mio nome. Talvolta ci penso e quasi non ci credo. Così ho pensato di dedicare a questo pianetino la traccia Asteroid 111561, una composizione in Re Maggiore molto solare che ho inserito in Love". Allevi si definisce un po' angelo e un po' demone: "Sono metà terremoto e metà calma piatta. Alterno momenti di assoluta serenità ad altri parecchio emotivi. Ho un lato oscuro e altri di assoluta leggerezza. La mia musica nasce da entrambe le sensazioni. Il picco della mia serenità? La raggiunsi quando lui ricevuto da Papa Francesco. Al suo cospetto mi sono sentito unbambino. Come bambino si mostra lui al mondo".

In Love ci sono tracce molto orientaleggianti. La prima del disco, Yuzen, è quasi lisergica..."L'ho scritta in una camera d'albergo in Giappone. Non sotto effetto di droghe ma di una febbre da cavallo. Avevo 39,5! Il Giappone ha sempre avuto un effetto particolare su di me. Dico sempre che in un'altra vita sono stato un giapponese. Forse perché quando mi esibisco a Tokyo vedo fenomeni di fanatismo incredibile. Degni di quelli per le rockstar".

Love si chiude con Albatros, sonataispirata ai poeti decadenti francesi. "Più che alla corrente dei decadentisti si rifà a una poesia di Baudelaire che svela: l'amore più difficile da attuare è quello per se stessi. Accettare la nostra inadeguatezza, riconoscere il nostro essere goffi non è semplice. Il mio Albatros lotta contro la tempesta, la pioggia, le folate di vento, ma arriva anche per lui il momento di planare libero. Solo l'amore può salvarlo".


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