Giovanni Falcone

Da Lucastro79 @LucaCastrogiova

A vent’anni dalla strage di Capaci.

Venti. Sono gli anni trascorsi da quel tragico 23 Maggio 1992, giorno tristemente ricordato per una delle più drammatiche e “rumorose” stragi di mafia avvenute in Sicilia; parlo della strage di Capaci, dove hanno perso la vita Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Vent’anni senza una verità assoluta, vent’anni di ombre ed insabbiamenti circa la vera natura, non solo mafiosa, della strage. Non sono un “complottista” a priori, cerco di seguire dei ragionamenti e collegarli all’ambiente che mi circonda, la città di Palermo. Da buon siciliano, sono consapevole che la mafia non è solo Provenzano, nè la gentaglia come lui, la mafia, oltre ad essere una montagna di merda, è un sistema basato su favoritismo, clientelismo, compiacenze e connivenze; la mafia è ciò che lo Stato non è in grado di fare, e logicamente deve avere dei legami con gli amministratori che permettono l’assenza dello Stato.

Questo mi spinge a pensare che, dietro le stragi di Capaci e via D’Amelio, giusto per citarne alcune, i “picciotti” siano semplicemente il braccio armato di una “testa” che muove i fili non solo da Palermo, ciò a cui Falcone lavorava avrebbe potuto mettere in crisi pezzi di Stato e uomini di potere, basta ricordare anche tutti gli altri buchi della storia italiana serviti a coprire massoni e faccendieri, corrotti e mafiosi. La storia d’Italia, quella recente, è piena di ombre: la strage di Bologna, Ustica, piazza Fontana, l’Italicus, sono solo alcuni esempi pratici dell’esistenza di un’altra Italia, nessuna di queste stragi ha mandanti nè esecutori, quindi perchè i delitti di Falcone e Borsellino dovrebbero essere solo mafiosi? Non era solo la mafia a volerli morti.

Parlando, invece, della commemorazione di Falcone, anche quest’anno, Palermo sarà invasa da giovani provenienti da tutta Italia a bordo delle 2 navi della legalità, “Giovanni” e “Paolo“, e punto nevralgico delle celebrazioni sarà l’albero Falcone, un simbolo ormai per la lotta alla mafia, ed iniziative sono previste un po in tutta Italia; dalle luci spente al Colosseo a fiaccolate programmate in varie città, incontri con gli studenti ed un abbraccio, simbolico, con la città di Cinisi, ormai famosa per essere la città di Peppino Impastato e non più di Badalamenti. La memoria è importante, ricordare queste persone un dovere, la verità assoluta un diritto, non possiamo permetterci, noi persone perbene, che il sacrificio di Falcone, e tutti gli altri, sia vano.

Peccato, però, che le polemiche accompagnino spesso anche questi momenti, a tal proposito voglio esprimere la mia piena solidarietà alla sorella del giudice assassinato, Maria Falcone che ha, giustamente, invitato il presidente della regione Sicilia, Raffaele Lombardo, a non presentarsi agli eventi, in quanto indagato per mafia. Peccato che certe persone, in questo caso mi riferisco ad Antonello Cracolici, capogruppo alla regione del PD, perdano la buona opportunità di stare in silenzio, che decidano di parlare spesso a sproposito; in questo caso, l’ometto in questione, grazie al cui appoggio Lombardo continua a governare, ha espresso rammarico per l’assenza del presidente alle manifestazioni, colgo quindi l’occasione per invitarlo a stare a casa anche lui, magari insieme al suo amico.


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