I gesti prima ancora delle parole rappresentano per i fedeli riuniti stasera in preghiera al Circo Massimo l’immenso patrimonio spirituale di Papa Giovanni Paolo II.
Tra i giovani e meno giovani che tengono la fiaccola tra le mani giunte non c’e’ mai tristezza nel ricordare quel corpo veicolo di messaggi sempre nuovi: “Era uno sportivo – dice Anna, 39 anni di Verona, ricordando i primi anni di apostolato del Papa - che aveva praticato calcio e amava lo sci. Nella gioia con la quale affrontava la vita, io ritrovavo il coraggio che a volte sentivo venire meno”.
Quel corpo, poi, e’ sembrato farsi prigione. E tuttavia e’ tornato a farsi linguaggio. Stavolta per insegnare a “portare la croce”, come spiega il signor Domenico Ausiello, napoletano di 45 anni: “Nel suo corpo c’era un grande messaggio d’amore e di vita. Ricordo quando prostrato dal dolore fisico si aggrappo’ al pastorale posando la fronte sul crocifisso che lo sovrastava. Quando sento dolore nel corpo o nell’anima ripenso a quell’immagine e cosi’ riesco ad andare avanti”.
I piu’ giovani presenti al Circo Massimo ricordano la spontaneita’ con cui accolse giovani come loro a Tor Vergata durante la Giornata Mondiale della Gioventu’ nell’anno giubilare. “Io avevo dieci anni – racconta Valeria – e mi ricordo che in televisione vedevo quest’uomo attorniato da ragazzi. Una giovane cerco’ in tutti i modi di raggiungerlo.
Cercarono di tenerla lontana gettandole addosso dell’acqua, sbarrandole la strada. Lei pero’ riusci’ ad arrivare davanti a lui che, invece di esserne spaventato, la abbraccio’ con affetto, gioia e allegria”.