BookRepublic in un tweet di qualche giorno fa, sosteneva che l’ebook più venduto al salone del libro era stato un piccolo libretto di Giovanni Papini, edito da Stampa alternativa, intitolato “Chiudiamo le scuole”.
Non perdo tempo, lo scarico, lo converto e lo trasmetto al mio Kindle: sfoglio a caso una pagina del libro (non è facile con il Kindle sfogliare le pagine ma ci sono dei metodi che ci assomigliano molto) e leggo:
“Se c’è ancora un po’ d’intelligenza nel mondo bisogna cercarla fra gli autodidatti o fra gli analfabeti.”
Papini ti conquista subito con la sua considerazioni intelligenti e categoriche, costantemente contro il pensiero comune. Certo, a vederlo così, con il suo viso da nerd, gli occhialini e i capelli alla Giovanni Allevi non gli daresti due lire. Ennesima conferma che le tesi di Lombroso e la fisiognomica sono totalmente inaffidabili. Le sue parole starebbero bene dietro un volto alla Lee Van Cleef per intendersi. Leggete questo:
“E’ guerra contro l’accademia, contro l’università, contro lo scolarismo, contro la cultura ufficiale, è liberazione dello spirito dai vecchi legami, dalle forme troppo usate… è forsennato amore dell’Italia e della grandezza d’Italia… è odio smisurato contro la mediocrità, l’imbecillità, la vigliaccheria, l’amore dello status quo e del quieto vivere, delle transazioni e degli accomodamenti… (wikipedia)
Giovanissimo Papini fonda i
l Leonardo (insieme a Prezzolini di cui parlerò in un prossimo post) rivista culturale scoppiettante e anticonformista dove i molteplici interessi di Papini convogliano in una miscela esplosiva di arte, filosofia, letteratura e politica. Il motivo che lo spinge in questa iniziativa è spiegato brillantemente da lui stesso:“non per comune vanità, ma per desiderio di attività nuove, per sete di nuove esperienze, per voglia di sfoghi intellettuali, — per speranza (ultima e lontana) di dar vita a un movimento vinciano d’idee, ovvero che preparasse degli uomini men vili e volgari de’ presenti, degli “individui” coscienti di sé e sdegnosi di debolezze, coi quali meritasse la pena parlare e combattere.”
Il discorso di presentazione del giornale ai suoi collaboratori viene così descritto:
“Il mio discorso mezzo anarchico, con delle briciole di filosofia, con dichiarazioni anticollettiviste, antinietzschiane, antiestetiche sconcertò tutti gli avversari e mi assicurò il trionfo.”
Il grande filosofo William James disse di lui che era un “vero genio” dopo aver letto il suo Crepuscolo dei Filosofi, scritto da Papini poco più che ventenne. Mircea Eliade confessa di aver letto ciascuno dei 30 volumi di Papini almeno tre volte. Emanuel carnevali scrisse lettere innamorate ringraziandolo della sua esistenza.
Papini è stato il filosofo con il martello italiano. Anarchico e conservatore. Futurista, fascista, antifascista e poi fervente cattolico. Amante del paradosso e dei grandi furori. Anticonformista per scelta e necessità.
La sua attualità sta nei suoi scritti altamente autobiografici, come il suo capolavoro “Il non finito” sorta di diario in cui considerazioni filosofiche si innestano in fatti di vita vissuta. Un’opera rinvigorente.
Si dice che sia stato uno scrittore immeritatamente dimenticato. Lo si sente dire spesso, per molti scrittori, non sempre a ragione. Ma quando è Borges a dirlo, le cose cambiano.
Posts correlati:
- Un grande paese
- Ulisse da Baghdad
- Contro i finti editori vendo ebook negli Stati Uniti