Marta Russo è una giovanissima studentessa universitaria, bella, nel fiore degli anni, studia giurisprudenza alla Sapienza, ed è lì che il 9 maggio 1997 vine uccisa. A soli 22 un colpo di pistola la ammazza. si tratta di uno dei più importanti gialli degli anni 90. Marta, quel giorno, intorno alle ore 11.35 camminava in uno dei vialetti interni della Città Universitaria, tra le facoltà di Scienze Statistiche, Giurisprudenza e Scienze Politiche in compagnia di una collega, solo Marta viene colpita e nonostante venga trasportata al vicino Policlinico Umberto I, muore il 14 maggio. Una inchiesta giornalistica, investigativa giudiziaria che è, finita solo da qualche anno, uno di quei misteri italiani che però mai vengono chiusi del tutto. Ora per esempio il massimo accusato, si apprende insegna al liceo che è stato lo stesso della giovane Marta Russo. Ed è polemica. Giovanni Scattone è stato condannato in via definitiva a 5 anni e 4 mesi ma da settembre insegna Storia e Filosofia. Amaro il commento di Aureliana Russo, madre di Marta: “Ti senti come perseguitato dal destino, ma tanto è inutile perché non ci si può far nulla”. Mentre, la preside risponde: ”Pur partecipando al dolore della famiglia di Marta Russo, e condividendo la perplessità dell’opinione pubblica – spiega Tecla Sannino – in qualità di dirigente scolastico e in qualità di rappresentante legale dell’istituto, sono tenuta a rispettare la sentenza della Cassazione e le normative vigenti che prevedono nomine di docenti supplenti secondo le graduatorie provinciali, curate dall’Ufficio ambito territoriale”. Intanto pare proprio che il dibattito sia stato lungo e controverso anche all’interno del corpo docenti. Tutto a dire il vero comincia quando, a detta della signora Russo, la madre di una studentessa li ha informati del fatto, così infatti ha dichiarato la signora Aureliana: ”All’inizio dell’anno la madre di una alunna del Cavour mi telefonò sconvolta per dirmi la novità: Scattone insegnava lì. Mi disse che volevano fare qualcosa per protestare, ma poi non ho più sentito nessuno, né tantomeno ho telefonato io. Del resto con chi me la potrei prendere? Con l’ultima sentenza Scattone non è più interdetto dai pubblici uffici, quindi… Capisco che si debba guadagnare il pane ma dovrebbe fare un altro mestiere. Dopo un delitto così atroce, lui non può essere un educatore di giovani; proprio lui non può insegnare filosofia. In tutte le scuole dove è andato ad insegnare i genitori si sono ribellati ma non hanno potuto far niente. E’ la legge”. Qualche anno prima invece Scattone insegnava in una scuola di Ostia dove c’è un’aula intitolata a Marta Russo.