Magazine Cultura
NAZIONALE
10,30 - 12,00 Per la sola zona di Roma, in occasione dell'XI Rassegna Internazionale Elettronica, Nucleare e Teleradiocinematografica
PROGRAMMA CINEMATOGRAFICO
la TV dei ragazzi
18,00 MAGO PER UN GIORNO
a cura di Cino Tortorella
Regia di Maria Maddalena Yon
ritorno a casa
19,00 TELEGIORNALE
della sera - 1a edizione
GONG (Liquigas - Lacca Flesh Lac)
19,15 SEGNALIBRO Settimanale di attualità editoriale
Redattori Giancarlo Buzzi, Enzo Fabiani, Sergio Miniussi
a cura di Giulio Nascimbeni
Presenta Claudia Giannotti
Regia di Enzo Convalli
19,45 LA TV DEGLI AGRICOLTORI
Rubrica dedicata ai problemi dell'agricoltura e dell'ortofloricoltura a cura di Renato Vertunni
ribalta accesa
TIC - TAC (Rasoio Calor - Mauro Caffè - Biscottini Nipiol - Aiax pavimenti - Stock 84 - Montana)
20,15 SEGNALE ORARIO
TELEGIORNALE SPORT
ARCOBALENO (Agip Formula 1 - Aperol - Frullatore Go-Go Bialetti - Olio Topazio - Pentola a pressione Lagostina - Maggiora Biscotti)
PREVISIONI DEL TEMPO
20,30 TELEGIORNALE
della sera - 2a edizione
Direttore Giorgio Vecchietti
20,50 CAROSELLO
(1) Idrolitina - (2) Simmenthal - (3) Algida - (4) Manetti & Roberts
I cortometraggi sono stati realizzati da: 1) Ondatelerama - 2) Erre Film - 3) I.F.S. - 4) Paul Film
21,00 TRIBUNA POLITICA
a cura di Jader Jacobelli
Conferenza stampa del segretario politico del PLI, Onorevole Giovanni Malagodi
Regista Giuseppe Sibilla
22,00 CINEMA D'OGGI
a cura di Pietro Pintus
Presenta Paola Pitagora
Realizzazione di Stefano Canzio
22,45 XI RASSEGNA INTERNAZIONALE ELETTRONICA, NUCLEARE E TELECINEMATOGRAFICA
Servizio di Carlo Guidotti
23,00 TELEGIORNALE
della notte
SECONDO CANALE
21,00 SEGNALE ORARIO
TELEGIORNALE
Edizione del 2°
21,10 INTERMEZZO (API - Max Factor - Vermouth Martini - Permaflex)
21,15 CRONACA
Fonte d'informazione
Racconto sceneggiato - Regia di Marc Daniels
Prod.: Four Star
Int.: Nick Adams, John Larkin, Irene Dunne
22,05 LA FIERA DEI SOGNI
Trasmissione a premi presentata da Mike Bongiorno
Complesso diretto da Tony De Vita
Regia di Romolo Siena
Al termine: NOTTE SPORT - SERVIZIO SPECIALE SUL 51° TOUR DE FRANCE
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Lasciamoci alle spalle le mestizie sudafricane a carattere pallonaro (previste e puntualmente verificatesi), ancor più preoccupanti che le passate eliminazioni dei moschettieri dal torneo iridato, non foss'altro perchè si paventa una nuova generazione di giovani calciatori non all'altezza delle precedenti per motivi soprattutto a carattere educativo generale (gli adolescenti del nostro tempo sono più viziati che mai, specie dal punto di vista dell'alimentazione, con le ovvie conseguenze negative di tenuta fisica), e rituffiamoci negli anni d'oro della TV. Quest'oggi parliamo di tiggì, un tempo forse più ufficiali e paludati di quelli odierni, ma senza "direttorissimi" di sorta e soprattutto senza primedonne. Negli anni '50 - '60 c'erano soprattutto gli annunciatori, mentre i giornalisti si limitavano a curare servizi ed interventi di approfondimento sui principali fatti della giornata. Già, gli annunciatori (o speakers), un ruolo finito (a torto) in soffitta o quasi. A loro il nostro bravo Sergio Mannu dedica un sentito e dettagliato ritratto in punta di penna (o meglio, di tastiera).
Noi, invece, ci ritroveremo presto (forse già domani stesso) con un nostro nuovo post.
Buona lettura e buon proseguimento di giornata ! ! !
CBNeas
Mammina, chi è quel signore dentro la tele ?. Era questa la tipica domanda di un bambino degli anni ’60, quando alle 20 e 30 incominciava l’austero Telegiornale della Sera preceduto dalla celebre sigla del maestro Storaci. E’ lo speaker, rispondeva dolcemente la mamma, ma all’immediata replica del bambino: E come si chiama?, dato che nessun nome compariva né in sovraimpressione né su una targhetta, era cosa normale che la conversazione si concludesse con un magro: Non lo so o con un più sbrigativo: Mangia ! se ancora la cena non si fosse conclusa. Da questo italico quadretto familiare d’altri tempi, vissuto in prima persona da chi scrive e sicuramente anche da molti dei nostri lettori, si comprende che lo speaker del Telegiornale fosse visto, soprattutto da chi allora era bambino, come una figura ammantata di mistero, quasi inquietante nel suo rigoroso anonimato.
La parola speaker, in inglese, vuol dire colui che parla, ma nel linguaggio radiotelevisivo ha un significato molto specifico, che potremmo tradurre con il termine lettore od anche annunciatore. Per dare al notiziario un apparente senso di maggiore obiettività, fino ai primi anni ’70 la lettura dei giornali radio e dei telegiornali era infatti demandata a degli incaricati non giornalisti che dovevano rispondere a ben precise caratteristiche, quali una perfetta dizione senza il benché minimo accento dialettale, una cultura vasta e profonda che permettesse loro di spaziare con facilità tra notizie assortite, un timbro di voce chiaro e gradevole che non infastidisse l’ascolto e, con l’arrivo della televisione, una telegenia che non turbasse l’armonia casalinga. Per diventare speaker era quindi necessario superare una meticolosa selezione, con una commissione giudicante che doveva valutare con estrema attenzione le caratteristiche del candidato cui sarebbe toccato, in caso di successo, il delicato compito di entrare nelle case degli italiani e di portare loro notizie di ogni genere, dalla politica allo sport, dai fatti di cronaca allo spettacolo. Proprio su questo aspetto il film I complessi del 1965 dà vita ad un esilarante episodio in cui il candidato speaker è tal Guglielmo Bertone (Alberto Sordi) dotato di un’autostima al limite del patologico, talmente esagerata da non fargli nemmeno notare la sua grottesca dentatura che lo rende simile ad un mostro, conferendogli il poco edificante soprannome di Guglielmo il Dentone. Nonostante la totale assenza di telegenia ma dotato di una preparazione culturale a dir poco enciclopedica, nel concorso della selezione Guglielmo il Dentone sbaraglierà la concorrenza fatta di bellimbusti raccomandati da politici ed ecclesiastici e comparirà alla televisione nella sorpresa generale, suscitando l’unanime simpatia degli spettatori cui forse l’aspetto estetico di un lettore di notizie importava meno di quanto si potesse pensare.
La realtà degli speakers che hanno fatto la storia del Telegiornale, per fortuna della RAI e nostra, è stata molto diversa. Sia alla radio che ancor più sul piccolo schermo si sono infatti alternati nel ruolo fior di professionisti di gradevole aspetto, dalla voce impeccabilmente impostata e tutti rigorosamente di sesso maschile. Le poche lettrici, chiamate talvolta speakerines con dubbio francesismo, rimasero infatti confinate alla radio e di esse la sola Maria Brivio giunse al piccolo schermo, tardivamente e come signorina buonasera.
Fra tutti gli speakers, il primo da citare è naturalmente Riccardo Paladini, in servizio fino al 1958, rimasto nella memoria degli spettatori più anziani per la voce dal chiarissimo declamato e le orecchie a sventola che tuttavia non ne compromettevano la gradevolezza dell’immagine. Scomparso nel 1996, Riccardo Paladini ebbe occasione di sfruttare la sua splendida voce al di là della semplice lettura delle notizie: fu difatti attore e voce fuori campo per comunicati pubblicitari, caroselli ed opere a scopo didattico, come ad esempio The Sandwich Method della RCA per l’apprendimento interattivo della lingua inglese. L’opera, divisa in fascicoli e dischi a 33 giri di piccolo formato, vedeva la presenza di Paladini nella lettura in italiano delle frasi da tradurre simultaneamente, di cui la versione in inglese era proposta da non meno validi colleghi della BBC o di emittenti americane.
Degli speakers successivi a Paladini, alcuni di loro sono entrati a far parte del cosiddetto immaginario collettivo, in particolare Luigi Gigi Carrai e Marco Raviart, giunti in TV nel 1959 per sostituire Paladini, dimissionario a causa della negazione di un regolare contratto RAI nei suoi confronti. Luigi Carrai, toscano purosangue, riuscì a far breccia nel cuore di tutti al punto che la RAI gli dedicò, tramite il Servizio Stampa, delle cartoline illustrate a testimonianza della sua bellezza virile alla Rossano Brazzi, gradita soprattutto al pubblico femminile. Il suo timbro di voce era vibrante, quasi marziale, assai diverso da quello del collega Marco Raviart. Di origine francese, Raviart aveva un rispettabile passato di attore avendo esordito in teatro con Mastroianni e al cinema con Gassman. Assunto in RAI nel 1949, caratterizzò il suo modo di essere speaker con un look estremamente severo, la totale assenza di sorrisi e una voce scura, da fumatore, che poteva ricordare quella di celebri doppiatori cinematografici come ad esempio Emilio Cigoli. In un’edizione del Telegiornale della Sera della seconda metà degli anni ’60 avvenne un fatto curioso: Luigi Carrai, che conduceva il notiziario, fu improvvisamente colto da un accesso di tosse che gli impedì di proseguire la trasmissione. Fu così sostituito in diretta da Raviart, presente in studio data la sua alternanza con Carrai nel leggere le notizie a seconda che fossero corredate o meno da servizio filmato. La loro carriera proseguì in parallelo per lunghi anni fin quando, con l’arrivo del Telegiornale delle 13 e 30 letto direttamente dai giornalisti (gennaio 1968), la figura dello speaker incominciò un lento, ma inesorabile ridimensionamento, oltre che un più chiaro inquadramento a livello contrattuale. Confinati col tempo alle sole edizioni notturne, alle edizioni straordinarie o ai brevi notiziari dei giorni di sciopero dei giornalisti, le strade di Carrai e Raviart si divisero definitivamente nel marzo del 1976, con la nascita delle reti concorrenti. Carrai restò alla tradizionalista Rete Uno, mentre Raviart andò alla anti-conformista Rete Due. Per entrambi ci fu la soddisfazione di poter vivere il passaggio dal bianco e nero al colore, fino a scomparire per sempre dal piccolo schermo una volta giunti all’età della pensione ad anni ’80 inoltrati.
Oltre a Carrai e Raviart, è doveroso ricordare lo spezzino Edilio Tarantino, docente di Lettere prestato quasi per caso al mondo della televisione ma talmente bravo nel suo lavoro da essere ribattezzato il professore che non prende mai papere. Sembra, infatti, che Tarantino non abbia mai commesso errori di lettura: un fatto davvero incredibile per una professione dove la più piccola distrazione può dar luogo ad effetti quanto mai comici. Non dobbiamo poi dimenticare l’azzimato Gianni Rossi, giovane e bello, assunto in RAI nel 1959 anch’egli, assai apprezzato dal pubblico ma che scomparve assai presto dagli schermi per intraprendere una brillante carriera di dirigente della Televisione di Stato.
Altro giovane speaker che ha fatto epoca è il professorale Alberto Lori entrato in RAI col concorso del 1969. Lori ha sempre condotto il Telegiornale del Secondo Programma in alternanza con un altro speaker caro al pubblico italiano, il compianto Giuseppe Sepp D'Amore. Oggi l'occhialuto Lori, assai meno algido che negli anni giovanili e completamente privo di capelli, si dedica a varie attività essendo un uomo dalla superiore intelligenza e dagli interessi molteplici.
Divenuto giornalista nel 1980, allorquando lasciò la RAI per passare al Gruppo Rizzoli, egli tiene a tutt’oggi corsi di dizione e di comunicazione non soltanto televisiva, oltre a redigere una collana di volumi dedicati a questi stessi argomenti. Ricordiamo in proposito Speaker, pubblicato dalla ERI alcuni anni or sono, nel quale Lori conduce, con l'ausilio didattico di un CD, un corso di dizione impegnativo e di altissimo livello.
Per concludere, oltre a Sepp D’Amore che alternava l’attività di speaker a quella di scrittore dal limpido talento, ricordiamo ancora Alfredo Danti, soprattutto per la sua conduzione del Telegiornale Sport pre-riforma e la voce fuori campo prestata a numerosi caroselli, su tutti quello tdi Caio Gregorio er guardiano der Pretorio per la Rhodiatoce, Giaco Giachetti e Roberto Di Palma, quest’ultimo in servizio su Rai Uno dal 1976 fino al 1999 e pertanto definibile come l’ultimo degli speakersintesi nel senso classico del termine.
Quali sono il presente ed il futuro della professione di speaker? Possiamo definirlo un lavoro d’altri tempi? Sia pure a malincuore, dobbiamo rispondere sì. Tutti i telegiornali sono ormai condotti dai giornalisti della testata, capaci di dare un taglio meno rigido al notiziario e di creare senza alcun dubbio un’atmosfera più confidenziale e meno autoritaria nei confronti dello spettatore. C’è anzi da pensare che al giorno d’oggi la presenza degli speakers non sarebbe più gradita, data la moderna temperie poco proclive, purtroppo, a quella serietà non solo formale che invece caratterizzava gli anni ’60 e buona parte dei ’70. Tuttavia, se facciamo attenzione, le voci fuori campo dall’impostazione perfetta ci sono ancora, ad esempio nella lettura dei comunicati di rete, in numerosi spot pubblicitari, nei documentari e così via. Sono momenti da cogliere al volo, non foss’altro perché sono proprio queste voci a mantenere vivo il più bel modo di parlare la Lingua di Dante, che degli speakers a noi cari era la principale e quanto mai lodevole ragion d’essere.
Per Il Focolare Radio-TV: Sergio MANNU
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