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Giovedì sera alle Orestiadi, due opere di Esteve Soler

Creato il 02 luglio 2013 da Www.marsala.it @@il_volatore

Per il Festival Orestiadi, giovedì 4 luglio, alle 21,15 e alle 22,30 al Baglio Di Stefano a Gibellina andranno in scena di seguito due atti unici di Esteve Soler: “I need literature to survive” (in Prima nazionale) e “Contro l’amore”, spettacoli per la regia di Carles Fernandez Giua.

 La produzione è del Festival “Quartieri dell’Arte”di Viterbo, diretto da Gian Maria Cervo, che da alcuni anni ha avviato una ricerca sulla drammaturgia di Soler,  uno dei drammaturghi catalani più rappresentati all’estero, qui in due lavori prodotti in collaborazione con la Compagnia “La Conquesta del Pol Sud” (Spagna). 


“I need literature to survive”  è una conversazione  con Klaus Händl. In scena  Mauro  Lamanna e Roberto Caccioppoli. In  “Contro l’amore”, sette visioni burlesche e potenti ci restituiscono l’immagine di  un’emozione tanto ingiustificabile quanto manipolata, un’emozione che dovrebbe in teoria redimere la società dai suoi grandi mali ma che in pratica rischia di creare destabilizzazione e di alimentare l’ipocrisia dei rapporti interpersonali e sociali. In scena gli allievi di Giancarlo Giannini presso il corso di recitazione del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Con Cristiano Caccamo, Roberto Caccioppoli, Valeria Anna Rosa Colombo, Mauro Lamanna, Renata Malinconico, Giorgia Masseroni, Giulio Rubinelli.
Giovedì sera alle Orestiadi, due opere di Esteve Soler
Con sguardo dissacrante, e allo stesso tempo indignato e divertito, Soler mira a demolire alcuni luoghi comuni che impregnano la visione del mondo contemporaneo. La scrittura di Soler ci porta alla riflessione profonda su alcuni dei concetti-parole essenziali che permeano le nostre vite. Soler ne storpia il senso, vi porge una maschera di deformità per condurci a rivolgere a noi stessi domande spregiudicate su cosa riteniamo sia veramente, per ognuno di noi e per la collettività: il progresso, l’amore, la democrazia, grandi concetti su cui ironizza Soler, oramai usati per scopi così diversi quanto questionabili e contraddittori. 

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