Parliamo dell’amore. Parliamo di quell’Amore che sfida le leggi del tempo e dello spazio.
L’amore eterno, l’amore senza limiti, e soprattutto senza condizioni.
A volte, quando sono sovra pensiero, mi chiedo cosa succede dopo. Dopo quando la vita finisce, quando si passa dallo stato solido a uno stato gassoso.
Mi piace credere in una sorta di filosofia della re incarnazione. Mi piace pensare che chi abbiamo amato così profondamente in una vita fa, si possa sempre in qualche modo rincontrare, ricongiungersi a noi. Mi piace pensare che sia tutto un ballo di anime il cui fil rouge viene tessuto nei secoli dei secoli tramite questa trama che si chiama amore, che valica spazi e confini.
Mi piace pensare che i nostri occhi, che sono poi lo specchio della nostra anima, riescano a ritrovare sempre gli occhi di chi abbiamo amato. Come se ci fosse una ragion d’essere che spazia in rami robusti, di questo albero chiamato vita che ha radici profonde.
Mi piace pensare che le particelle che muovono i nostri sentimenti e si agglomerano nell’anima, una volta terminato un ciclo vitale, si ricompongano e si esteriorizzino in altre forme di vissuto, tale per cui se ti ho amato, ti amerò in ogni vita che avrò.
Tanto tempo fa, nel pieno di una crisi che ha segnato una tappa importante della mia vita, consultai una lettrice di carte degli angeli. Mi disse, come un oracolo, come una spiegazione, che amai così tanto quella persona che ora non era più nella mia vita, perché in realtà questo amore sapeva di qualcosa di molto più arcaico. Nello specifico: mi disse che nella mia vita precedente, quest’uomo che amai, in realtà era stato mio figlio.
Accantonai quanto mi disse come una favola, ma molto spesso in realtà mi sono ritrovata a pensare a quanto da lei affermato.Riesaminai la forma dell’amore che avevo dedicato a questa persona, e mi accorsi, quasi a elaborazione di un lutto, che quello che avo sempre provato nei suoi confronti era un amore tenero, che si soffermava su dettagli quasi materni. Forse solo autosuggestione, chissà. Di sicuro mi è servito per scavare dentro me stessa, trovare risposte a errori veri o presunti, e quindi voltare pagina verso l’incredibile futuro che da li a poco mi avrebbe atteso – l’incontro con il mio attuale compagno e la mia vita con lui, così incredibilmente non aspettata e sorprendente.
C’è un amore che tutti comunque raccontano come incredibile. Come quando dici uso, ma è un uso che dura in eterno: l’essere mamma.
Una mamma che ti ama a prescindere – ogni scaraffone è bello a mamma sua, per intenderci. Una mamma che da quando emetti il primo vagito, sarà per sempre la tua mamma, qualsiasi cosa succeda. Una mamma che ti nutrirà, ti proverà la febbre mettendoti pezzuole imbevute sul torace. Una mamma che farà enormi sbagli, ma ciascuno dei quali dettato da un’unica fonte universale: l’amore.
Una mamma con cui si entrerà in collisione diretta, alla quale sbattere giù il telefono. Una mamma che vorrebbe sempre proteggere il suo bambino, e prendere sulle sue spalle ogni dolore – grande o piccolo che sia- che potrebbe guastare la felicità del suo pargolo.
Una mamma che non importa quello che farai, quello che diventerai: sarà sempre accanto a te. A celebrare le tue gioie, a raccogliere i pezzi nel dolore. Una mamma che per tutte le crisi che attraverserà, suo figlio sarà sempre un’ancora. Mamma, buona o cattiva. Cercando di dare il proprio meglio, abbandonando ogni retorica e ogni ego centrismo, anche se da figlie, noi metteremo sempre tutto questo in discussione perenne, eterna, come se non fosse mai abbastanza, come se l’amore che vogliamo dalla nostra creatrice debba essere illimitato e perfetto. E invece proprio nella sua imperfezione sta il miracolo.
Tante volte la mia mamma, crescendo, mi diceva sempre, quando mi arrabbiavo con qualcuno: ” e la sua mamma, cosa direbbe se sapessi che tu lo tratti male?”. Questo ha fatto nascere in me una comprensione e una tenerezza infinita verso ciascuna persona che io incontri sul mio cammino – non sono una santa, faccio molti errori, perdo la pazienza, posso anche essere incoerente spesso. Ma per ogni incoerenza, per ogni arrabbiatura, per ogni errore, sono la prima che mi auto infliggo esami di coscienza e punizioni gravi – che la verità è che preferisco essere ferita che ferire qualcuno.
Quando sarò mamma. Me lo continuo a ripetere. Quando sarò mamma non farò questi errori. Non dirò queste cose. Peccato che più vada avanti, più capisca che la verità è una: se non avessi avuto la mamma che ho, non sarei dove sono. E c’è poco da dire. C’è poco da aggiungere. I sensi di colpa che ho per non essere più presente nella sua vita, ora che i suoi capelli stanno diventando argento, sono così vasti che la superficie del Burning Man non sarebbe abbastanza.
Per il primo episodio di questa favolosa serie di Gipsy loves pasta, incontro Chiara Maci: amica, confidente e mamma. Donna bellissima e coraggiosa, pronta sempre a condividere piuttosto che oscurare. Pronta ad esserci, esattamente come la si vede, così com’è, nella sua incredibile naturalezza, nel suo sconfinato amore. Lei è amore a profusione, ecco cos’è. Abbiamo parlato di maternità, abbiamo gioito nel tagliare tagliatelle. abbiamo sorriso. Una donna coraggiosa in ogni scelta che ha fatto.
Ecco la sua ricetta.
per la pasta:
300 gr di farina
3 uova.
Per il sugo alla pescatrice.
1 filetto di rana pescatrice già tagliato a tocchi.
pomodorini ciliegia
basilico a iosa
olio evo
aglio
Far soffriggere l’aglio, tagliare a cubetti i pomodorini. Lasciar cuocere in padella e aggiunger dil pesce tagliato a cubetti. Scottare appena.
Unire le tagliatelle – cotte al dente – aggiungere basilico e un filo di olio evo.
Si ringrazia
Mauro Grifoni per la mia felpa
Stella McCartney per i miei shorts
Antonello Colonna per il grembiule di Chiara
Le Funky mamas per la tshirt di Chiara