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Avevamo lasciato le girls in situazioni anomale, tra amicizie rotte, rapporti amorosi troncati e matrimoni improvvisi.
Le ritroviamo diverse, senza quella freschezza che le aveva accompagnate nella prima stagione ma non per questo più mature.
Con l'esplosione della serie che ha da subito preso l'etichetta di cult, grazie al ritmo e all'originalità indie del suo soggetto che mostra senza filtri la vera generazione americana, allo sbando e senza idee chiare, il peso per una seconda stagione allo stesso livello della prima dev'essere stato difficile da sopportare.
Lena Dunham se la cava in parte. Le girls sono infatti cambiate, distanti tra loro e dal rapporto speciale di amicizia che le univa, con Hannah che si fa sempre più sola e egoista, rasentando la follia con il ritorno un po' forzato della sua mania ossessiva-compulsiva, e con Marnie che irrita per la sua perfezione, e rimanere senza ragazzo e senza lavoro di certo non l'aiuta. A fare da contorno, ancora una volta, una Shoshanna sempre più buffa e borderline e lo spirito libero di Jessa, fin troppo libero.
Se le ragazze si allontanano quindi dai modi e dal carattere che le avevano rese così uniche, lo stesso non si può dire dei ragazzi.
La serie si salva, paradossalmente visto il titolo, grazie al suo lato maschile. Adam diventa un idolo assoluto, uno di quei personaggi che oscillano in continuazione tra il genio e la follia, con i suoi modi di fare animaleschi e dolci, con le sue perversioni e con il suo romanticismo. Charlie si reinventa, diventando più carino ma anche un po' più presente, e se poco dura il divertentissimo Elijah, più spazio è dedicato al maturo Ray, che in duo con Adam regala uno splendido episodio.
Il problema sta forse nel livello altalenante di questa stagione, che regala momenti magici e surreali per poi abbandonarsi in se stessa. Per quanto a suo modo poetico, il quinto episodio in cui solo Hannah appare risulta privo di continuazione, così come quello in cui si conosce la famiglia di Jessa.
A funzionare sembrano essere le sceneggiature in cui Lena Dunham si limita a recitare, lasciando ad altri anche la regia.
L'aura di cult si appanna un po', quindi, ma non troppo. Non vanno dimenticate, infatti, le canzoni super indie e super top sempre presenti (Girls ha battuto Glee per la sua influenza nella classifica di Itunes) e quel finale che sistema le cose, facendo tornare tutto nei suoi binari, grazie a un po' più di romanticismo e un po' più di Adam!
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