Giro di Lombardia 2013 a Joaquim Rodriguez, Nibali cade e si ritira

Creato il 07 ottobre 2013 da Postpopuli @PostPopuli

di Ferdinando Cocciolo

È Joaquim Rodriguez il dominatore di un Giro di Lombardia 2013 che ha visto la sfortuna di Vincenzo Nibali, l’ennesima sconfitta di Alejandro Valverde e le buone prestazioni di Ivan Basso, Franco Pellizzotti, Enrico Gasparotto e Domenico Pozzovivo

È stato il Giro di Lombardia del più forte, colui che doveva vincere a tutti i costi, Joaquim Rodriguez. Ma anche il Lombardia della sfortuna, quella di Vincenzo Nibali, purtroppo caduto e poi ritiratosi quando era con i primi, poco prima della fase decisiva di una grande classica degna di essere vissuta.

La gara della “resa dei conti”, in casa spagnola, tra i due leaders della nazionale spagnola dei Mondiali di Firenze di domenica scorsa, il trionfatore e Valverde della Movistar, che alla fine si è dovuto accontentare del secondo posto. E gli italiani? Bene, non benissimo, considerando anche che abbiamo perso per strada il nostro alfiere, colui che voleva vincere per riscattare un Mondiale disputato alla grande ma sfortunato.

Primo Rodriguez, secondo Alejandro Valverde, terzo Majka a 23 secondi, quarto Daniel Martin a 45,  quinto un indomito Enrico Gasparotto (probabilmente un piazzamento anche insperato), sesto il compagno di squadra del vincitore alla Katusha Moreno, che batte in volata, a 55 secondi, un gruppetto comprendente Serry, Franco Pellizzotti, il campione d’Italia Ivan Santaromita, Robert Gesink e un buon Ivan Basso. Distanze abbastanza ridotte, in sostanza, tra coloro che sono stati i più forti, i maggiori protagonisti di quella che, a ragione, è definita da molti la classica di un giorno più dura e spettacolare dove, a fine stagione, la determinazione e la tenuta psicologica contano moltissimo.

Joaquim Rodriguez – steephill.tv

La selezione è stata durissima. Era prevista pioggia in corsa e così è stato soprattutto nel finale, in una stagione agonistica che ci ha abituato ad acqua e freddo sin dalla Milano Sanremo di marzo, passando per il difficile Mondiale in terra toscana.

Partenza da Bergamo, per rendere omaggio a Felice Gimondi, ed arrivo a Lecco, dopo una gara lunga 242 km, che prevedeva le salite di Valcava, Colle Brianza, Colle di Sormano (con il mitico Muro), il Ghisallo e la salita finale di Valle Vergano. Nella fase iniziale della gara, la prima fuga composta da sei corridori, Fabio Felline, Alessandro De Marchi della Cannondale, Michael Albasini, Hollenstein, Cesare Benedetti e Lammertink. Sulla prima salita di  Valcava, si stacca e poi si ritira Peter Sagan, che comunque avrebbe lavorato per il capitano Ivan Basso, già attento nelle prime posizioni, insieme a un Vincenzo Nibali  apparso molto sereno e determinato alla vigilia. Si entra nelle “fasi calde” della “classica delle foglie morte”. Dei sei in avanscoperta, ne rimangono quattro in testa, raggiunti in seguito da altri 17 corridori che allungano nella successiva ascesa verso Colle Brianza, tra cui Angel Vicioso, Francesco Gavazzi dell’Astana di Nibali, Diego Rosa, GregbVan Avermaet, Damiano Cunego e Nicholas Roche. Dietro i grandi non si preoccupano, lasciando trasparire la concreta possibilità di voler entrare in scena nella parte finale di una corsa che “chiama” soprattutto i fondisti. Ma nel tratto successivo, al culmine di una discesa resa ancora più viscida e pericolosa dalla pioggia, arrivano brutte notizie dai nostri. Si ritirano due dei protagonisti più attesi e dati in grande forma, alla luce anche di quanto visto nel mondiale fiorentino, Michele Scarponi e Vincenzo Nibali. Il primo si è dovuto ritirare per problemi fisici, mentre il secondo ha ancora una volta dovuto fare i conti con la sfortuna, una caduta.

Peccato davvero, soprattutto per Vincenzo, che avrebbe voluto concludere una grande stagione Giro d’Italia, secondo posto alla Vuelta e quarto al Mondiale) con un bel successo in una grande classica. “Lo squalo dello stretto” avrebbe voluto e potuto esserci insieme a Joaquim Rodriguez nella fase decisiva di Villa Vergano, sarà per una prossima volta. Rodriguez e Nibali, i grandi delusi del Mondiale che aspettavano con ansia una rivincita nei confronti dell’iridato Rui Costa e di un Valverde, accusato dal compagno di squadra in nazionale, tifosi e addetti ai lavori, di essere soprattutto un “succhia ruote”. E si  arriva alla Colma di Sormano, dove sul Muro si vede, tra gli altri, un pimpante Ivan Basso che fa ben sperare, insieme a Diego Ulissi e Domenico Pozzovivo, la nostra grande speranza per un successo finale. Ivan, alla vigilia, aveva dichiarato di sentirsi molto bene, in sete di rivincite, e i fatti gli danno ragione. Alberto Contador (negativa la sua stagione) è già in grossa difficoltà e dopo lo scollinamento diversi corridori provano ad attaccare: Enrico Gasparotto, Valverde, Quintana, Giampaolo Caruso e Santaromita. I cinque, tuttavia, non trovano l’accordo ed allora spunta Thomas Voeckler, che nella sua carriera ci ha più volte abituato a fughe di lunga  gittata.

Il  francese acquisisce un bel vantaggio sulla salita del Ghisallo (3 minuti il vantaggio massimo sui primi inseguitori che vanno a tutta e non abbandonano mai la presa), resistendo alla testa della corsa sino ad una decina di chilometri dalla conclusione. Ci siamo… la salita finale di Villa Vergano che, a detta di molti, avrebbe deciso le sorti del Lombardia e scatenato la battaglia tra i favoriti. Soprattutto Purito Rodriguez è atteso qui, ma il primo a muovere le acque è il francese Pinot, immediatamente seguito da  Domenico Pozzovivo ed un reattivo Ivan Basso. Ma sul tratto più duro, è proprio l’attesissimo e “predestinato” Joaquim Rodriguez a piazzare il “colpo decisivo” che mette alle corde Valverde, Daniel Martin e Majka, gli ultimi a resistere in quel  tratto, con Basso e Pozzovivo più  staccati.

Gli ultimi cinque chilometri di un Giro di Lombardia duro ma spettacolare, hanno praticamente rappresentato  “l’apoteosi” e la grande e ricercata rivincita di un campione che bissa il successo della scorsa stagione e vince  la classifica finale del World Tour. Solo  Valverde prova sino all’ultimo a resistergli, ma è giusto così, ha vinto il più forte, il più rabbioso.

Per i colori italiani, rimangono la delusione per aver perso troppo presto Vincenzo Nibali, l’ennesimo “zero in casella” nelle grandi classiche insieme, comunque, ai buoni ed incoraggianti piazzamenti di Gasparotto, Basso, Pellizzotti, Pozzovivo e Santaromita. Ma non basta…

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