Giro in bicicletta, 60 km nel sud dell’isola tra monti e mare.
E’ provato scientificamente che i ciclisti entrino nella dimensione cosmica universale, a contatto diretto con gli elementi primordiali che compongono l’universo, durante il periodo di massima fatica del loro giro in bicicletta.
Sostanze più o meno sconosciute vengono prodotte dai nostri corpi come conseguenza del superamento della barriera della fatica e portano il ciclista in questa dimensione estatica che poi è il vero motivo per il quale si va in bicicletta.
Ed è proprio in quella fase che, mentre le gambe pedalano da sole, i pensieri del ciclista si espandono, si dilatano, si irradiano verso il sole.
E non sono i pensieri quotidiani, quelli che occupano normalmente la giornata, assilli di impegni lavorativi, grattacapi con i figli, proponimenti da spesa da supermarket, no, sono concetti profondi, astrazioni personali che non hanno la possibilità di venire fuori se non in quei momenti di pura illuminazione.
I miei pensieri più personali me li tengo stretti ma mi è successo più volte in quei momenti di ricorrere in uno che vi posso raccontare…
E così ieri, finalmente, vincendo l’apatia e la pigrizia che ultimamente avevano avvolto le loro pasciute spire su di me (dico così perché quando succede ingrasso di un paio di chili almeno) ho indossato la muta da ciclismo, riempito la borraccia, gonfiate le gomme alla mountain bike e via sono partito.
Subito l’euforia si impossessa di me, tutto e’ gioia, la dolce brezza, il sole che scalda, il mare placido e fermo che si lascia accarezzare dallo sguardo mentre pedalo.
Tutto questo nei primi 500 metri di pianura, poi svolta a sinistra e due chilometri al 10% di salita.
Ora i ciclisti ben sanno che partire da freddi così subito in salita è un po’ da masochisti.
Per quelli invece che non hanno pratica di ciclismo basta dire che tutte le cose belle di cui sopra, la brezza, il sole il mare, vengono cancellate brutalmente dal dolore causato dagli acidi nelle gambe causa appunto la brutale salita.
Mi concentro sul raggiungimento della “nazionale “ perché so che lì la strada diventa pari e raggiungo senza fiato la “ cima “ che immette nell’unica strada che fa il perimetro dell’isola, chiamata affettuosamente da noi , la “ nazionale “ . Nome pomposo per una strada che da noi si chiamerebbe altrettanto pretenziosamente “ provinciale “ !
Però ora me la godo, il mare è sulla destra, disteso, dolce, tranquillo, come una bella donna in posa con l’intento di farsi ammirare.
Giro in bici a Cefalonia – Mousata
Sulla mia destra invece il monte Enos con i suoi 1628 metri di altezza!!!
Mare e monti un connubio formidabile.
Proseguo il mio giro con una pedalata tranquilla perché parti di strada del giro di oggi non le ho mai fatte e quindi è meglio preservare le forze.
Eccomi al bivio di Poros.
La strada si fa un po’ più aspra ma tutta la fatica è mitigata dalle incomparabili vedute di cui i miei occhi si nutrono curva dopo curva
Giro in bici a Cefalonia
Attraverso perdute frazioni di paesini con le loro case basse e il pergolato con la vite e i grappoli d’uva matura, con le chiese ed il loro campanili che tanto mi ricordano la Spagna,
e arrivo, dopo l’ennesima curva, tra le montagne selvagge in mezzo all’isola
Giro in bici a Cefalonia – le montagne nel centro dell’isola
Non riesco a non scendere dalla bici per fotografare.
Querce secolari che hanno imprigionato il muro di contenimento eretto dai piccoli esseri umani
Cipressi arditi endemici, caratteristici dell’isola
E finalmente arrivo a destinazione.
Poros, piccola cittadina balneare nel sud di Cefalonia
Giro in bici a Cefalonia – Poros
Faccio un piccolo giretto ma piccolo perché ora conosco la strada del ritorno e so che farò fatica, dato che ormai sono tre mesi che non tocco la bici pensavo di non fare più di 40 km mentre adesso so che ne farò almeno 60!!
Mannaggia all’entusiasmo.
In spiaggia fotografo un gatto che se ne sta beato e pasciuto in spiaggia ad ammirare il panorama.
E poi riprendo la strada che mi porta a Skala.
Breve ascesa a superare il piccolo porto di Poros
Giro in bici a Cefalonia – il porto di Poros
e sono di nuovo nel pari.
Ora ogni tratto in pendenza mi costa fatica ma continuo guardando il mare e mi appresto a superare l’ennesima scogliera.
Mentre pedalo, la fatica mi avvolge, l’endorfina mi invade il corpo, i pensieri più puri dai luoghi reconditi ed inaccessibili dove il raziocinio li aveva nascosti, si fanno largo ed affiorano prorompenti e dominanti.
E qui mi accorgo che sono felice, che uno dei pensieri nascosti era proprio quello di pedalare con accanto un mare immacolato, in buona salute, con la possibilità di fare del mio tempo tutto quello che desidero e di avere a casa la persona che amo che mi sta aspettando.
Giro in bici a Cefalonia – la strada da Poros verso Skala
La fatica aumenta, le gambe sono invase da milioni e milioni di spilli che mi torturano ogni secondo. Cerco di distrarmi, mi fermo un’ultima volta per fotografare Kaminia
La spiaggia di Kaminia, la punta estrema a sud est di Cefalonia
Poi proseguo incurante del dolore.
Abbasso la testa per non vedere la pendenza, mi concentro e mi impongo degli obiettivi da raggiungere, uno dopo l’altro, per cercare di ingannare la fatica. Il distributore di benzina, l’incrocio per Skala, il monastero di Sissia , la svolta per Lourdata.
Ho finito anche l’acqua nella borraccia ma ormai sono a casa. Ancora gli ultimi 8 chilometri ma è pianura , quindi non è faticosissimo penso.
Ma trovo il vento contrario.
Mi viene da sorridere, penso che ci sia un qualcosa di sovrannaturale che regola le nostre azioni, anche le più piccole e che ci punisce se agiamo in modo sconsiderato.
Penso che il vento sia stato mandato per avvisarmi della mia arroganza nel pretendere che il mio corpo senza allenamento possa fare un giro del genere.
Mi tocca allora! Abbasso la testa, guardo il mio compagno di gita, il mare.
Ora il sole è alto e splende su di esso irradiandolo di migliaia di coriandoli luccicanti.
Arrivo a casa.
I quattro bambini che vivono nel mio stesso palazzo mi guardano vestito da ciclista come si guarda un marziano con l’astronave sceso nel giardino!
E sorrido.
Stanco.
Ma felice.
Cico