La Befana si è portata via tutte le feste, ma il Teatro EuropAuditorium prosegue la sua interessante e variegata stagione con un altro evento molto atteso: “Giselle”. Proposta dal Russian Classical Theatre, questa versione di “Giselle”, innovativa per la sua veste più moderna e raffinata, è il risultato di un attento e scrupoloso studio filologico condotto su quelle del passato ma anche, e soprattutto, su un’attenta analisi dei documenti letterari, musicali e coreografici originali. L’intento è quello di proporre uno spettacolo di grande impatto emotivo ed evocativo, che rimanendo fedele alla tradizione romantica, si avvicini però anche allo spirito originario del libretto di Théophile Gautier, che si ispirò al poeta Heinrich Heine e alle leggende slave di spiriti di giovani vergini, le Villi, morte d’amore prima del matrimonio, che la notte circondano i viaggiatori imprudenti, coinvolgendoli in danze e girotondi mortali. “Giselle” si compone di due atti: il primo, ambientato in un villaggio della Renania, è un grazioso divertissement che sposa in pieno lo spirito del romanticismo tedesco più vivace e ci racconta della gioia quasi infantile e contagiosa di Giselle, giovane contadina innamorata di Albert che lei crede della sua stessa classe sociale; si tratta però di un amore osteggiato dal destino e dall’identità celata di Albert che il guardiacaccia Hans svela essere un aristocratico.
Dopo la morte di Giselle, il secondo atto, ambientato nel cimitero in cui si trova la tomba della sfortunata ragazza, è pregno delle atmosfere più tenebrose, tipiche della parte più crepuscolare, se non cimiteriale, dello “Sturm und Drang”. In scena vediamo le Villi, gli spiriti delle fanciulle morte per amore, che cercano di irretire Hans, disperato per la scomparsa di Giselle, ma soprattutto Albert che, quando sembra ormai prossimo allo sfinimento e a perdere la vita, viene però salvato dal sentimento puro e pieno d’abnegazione di Giselle. Confesso che per me, al secondo balletto osservato in un paio di settimane, è stata una rappresentazione piuttosto forte e difficile; se il primo atto vola via con un bel recitato ed una serie di aggraziate ed applaudite esibizioni dinamiche ed atletiche dell’intero corpo di ballo, con i protagonisti maschili sugli scudi, accompagnato da una musica allegra, ma soprattutto da un’atmosfera disincantata, che conquista e riporta al romanticismo quasi da feuilleton, completamente diverso è il secondo atto. Le situazioni cupe, la musica crepuscolare, la presenza leggiadra, ma inquietante delle Villi, che si esibiscono in una serie di passi, vicini al virtuosismo, hanno fatto piombare me, ma non solo, in un clima pesante, che se facilmente riporta all’ideale estremo, la morte per amore o d’amore, del romanticismo più oscuro, ha però riaperto in me ferite ancora profonde e mai rimarginate (ancor viva e presente è la perdita di mia madre).
I tre scatti inseriti nell’articolo sono stati gentilmente concessi dal Teatro EuropAuditorium di Bologna