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Gita al lago, con mostro: Beneath (2013)

Creato il 14 gennaio 2014 da Silente
Gita al lago, con mostro: Beneath (2013)

USA, 90 minutiRegia: Larry FessendenSceneggiatura: Tony Daniel, Brian D. SmithFelice sorpresa del 2013, il ritorno di Fessenden dietro la macchina da presa dopo un fantastiliardo di anni è stata cosa abbastanza imprevista, si sa che il guru dell’horror recita e produce reggendo da solo buona parte del cinema del terrore indipendente, vederlo ricomparire dopo il non del tutto riuscito The Last Winter con un monster-movie che parla di un pesce gigante è sufficiente fonte di felicità e poco spaventa la produzione ultra low budget, il cast di giovincelli viziati e perfino la sceneggiatura affidata a due totali sconosciuti.


Che Beneath si stacchi dal più proverbiale dei teen-horror è infatti cosa abbastanza prevedibile, dalla gestione dei personaggi alla mitologia mistica il tocco personale di Fessenden è ben visibile e sensibile così come nel montaggio sfumato e nei bellissimi long take, siamo di fronte a grande delicatezza, a una prova molto particolare che raramente si vedrebbe in un horror dai simili connotati: momenti di finezza come i movimenti morbidi con cui la camera insegue i ragazzi per poi concentrarsi solo su Johnny e Kitty in un piccolo piano sequenza di grande fascino emotivo, oppure l’inquadratura fissa dall’alto per un intero lungo attacco del pescone-killer, o in generale la calma attesa rovinata da brusche accelerazioni, sono risorse che fanno grande un film, sono piccoli, preziosi dettagli che mostrano quante lezioni può ancora dare Fessenden pur parlando di odiosi diciottenni e dei loro amori non corrisposti.

A impedire che Beneath esprima davvero ciò che Fessenden vuole è però una sceneggiatura lacunosa, Daniel e Smith, praticamente alla prima vera esperienza, non riescono a imprimere la giusta forza nei dialoghi, e per quanto tolgano ruggine e smussino angoli vari al gruppo di protagonisti, marcando reale odio nei loro atteggiamenti e in ciò che trasmettono, si avverte sempre un sapore di artificiosa superficialità: relegare il mostro in secondo piano per far uscire il vero io dei ragazzi e inscenare un gioco al massacro è spunto giusto per una pellicola che tenta di dire qualcosa d’altro, ma riuscire nell’impresa è ben altro paio di maniche, tutto è troppo meccanico e scandito da una successione a blocchi degli eventi, e per quanto il susseguirsi di cattiverie raggiunga alcune vette davvero maligne (su tutto, ciò che consegue al ritrovamento della seconda barca), viene a mancare un amalgama più compatto e di naturale progressione. Sicuramente, un cast così povero e legnoso impedisce di sviluppare appieno le intenzioni iniziali, la recitazione è bene o male fattore non pervenuto e tanto nelle movenze quanto nei toni di voce tutto appare posticcio e pressappochista. 

È un bel compromesso per la completezza di un film di ottimi intenti, difficile capire perché Fessenden non abbia curato personalmente la sceneggiatura come ha sempre fatto, considerando anche certa cura artigiana nella realizzazione del mostro, un bel pescione in meccatronica, sgraziato e bruttarello ma di un fascino enorme, anche nostalgico volendo, che distrugge qualsiasi mostruosità in CG sia possibile immaginare per un film di simile ambizioni.

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