Non c'è bisogno di tante parole quando si tratta di un uomo solo contro un esercito intero di androidi: con Meltdown, Bulkypix propone uno sparatutto piuttosto classico ma sempre efficace
Abituati ormai alle introduzioni verbose e alle poderose sovrastrutture narrative dei videogiochi moderni su console, è quasi una sensazione rinfrescante il fatto di trovarsi immediatamente lanciato in mezzo all'azione, come accade spesso nei titoli mobile e in particolare in questo Meltdown. La storia è semplice: in un imprecisato futuro il mondo è praticamente controllato da un gigantesco esercito di macchine da guerra di varia tipologia, perfettamente organizzate e apparentemente imbattibili. Non hanno fatto però i conti con il protagonista del gioco, un eroe senza nome che da solo ha intenzione di lanciarsi tra le linee nemiche, disseminare distruzione nelle fila degli androidi e arrivare fino al nucleo dei sistemi di sicurezza robotici per abbattere la minaccia alla radice.
Una premessa semplice ed efficace, dunque, per presentare una serie di livelli ad ambientazione futuristica e difficoltà progressiva (circa 30 in totale) generati in maniera random, nei quali ci troviamo a guidare il nostro super-soldato attraverso un'inquadratura rialzata e isometrica e diversi sistemi di controllo che, in definitiva, consentono di guidare il personaggio a 360 gradi all'interno dei livelli e sparare a tutto quello che si muove sullo schermo. A questo proposito, si registrano due sistemi sostanzialmente differenti per il controllo del personaggio: quello default può risultare facilmente scomodo e poco intuitivo per chi preferisce controllare direttamente l'azione, basandosi sul fuoco automatico preimpostato e controllo indiretto attraverso "puntatore", ma selezionando l'opzione alternativa - alquanto consigliata - si ottiene un buon "pad virtuale" che consente una gestione diretta e precisa del protagonista. Si tratta dunque di uno sparatutto in terza persona con un basilare sistema di coperture contestuali, nel quale siamo chiamati ad andare da un punto A ad un punto B all'interno di scenari composti da elementi semplici atti a fornire coperture e donare una caratterizzazione vagamente futuristica al tutto - d'altra parte la costruzione casuale dei livelli sottintende necessariamente un design alquanto semplice di questi ultimi - e occasionalmente abbattere dei boss o portare a termine obiettivi secondari, in ogni caso senza mai sviare dall'azione shooter di base. Oltre allo sblocco dei livelli successivi, il senso di progressione è marcato dall'evoluzione del personaggio, che avanzando nel gioco ottiene punti esperienza per aumentare il proprio livello e punti abilità da investire nelle proprie caratteristiche e capacità speciali, oltre alla possibilità di acquistare nuove armi e potenziare l'arsenale con i soldi raccolti sul campo di battaglia.'O surdato potenziato
Al di là del semplice intrattenimento dato dall'azione sul campo, dunque, la spinta a proseguire nel gioco si avvale anche di questa importante componente "ruolistica", per così dire, basata sulla personalizzazione del protagonista e delle armi. Non si tratta a dire il vero di una soluzione particolarmente complessa o profonda, visto che lo skill tree si limita ad offrire poche scelte che in generale vengono tutte selezionate prima o poi, completando dunque tutte le possibili evoluzioni messe a disposizione, ma tanto basta per compattare un'esperienza di gioco che altrimenti soffrirebbe alquanto a causa della ripetitività data da un level design non propriamente ispirato.
Le variabili più importanti messe in campo dal gioco sono le diverse tipologie di nemici che ci troviamo ad affrontare, con torrette fisse, androidi semoventi e caratterizzati da diverse tecniche di attacco e difesa, che costringono ad una certa alternanza tra le tre armi a disposizione del protagonista, ovvero le due armi da fuoco - solitamente una veloce a lunga gittata e una potente a corto raggio - e quella corpo a corpo. Nei livelli più avanzati diventa inoltre necessaria anche una certa dimestichezza con l'uso delle coperture e delle schivate, con nemici di diversa tipologia che attaccano contemporaneamente e la necessità di bilanciare la quantità di munizioni e la tempistica degli attacchi e delle ricariche. Per quanto riguarda l'approccio alla battaglia, si registra peraltro uno stile di gioco decisamente diverso quando si affrontano i livelli in multiplayer cooperativo: mentre in singolo lo scontro si fa più attendista con una maggiore attenzione alla fase difensiva, in compagnia di un altro giocatore è più facile lanciarsi in campo aperto attaccando a testa bassa, alzando notevolmente il ritmo di gioco e proponendo dunque una meccanica più veloce e dinamica. Nonostante gli scenari non presentino elementi particolarmente appariscenti e soffrano alquanto di una ripetitività generale, Meltdown si presenta decisamente bene, con uno stile grafico pulito e ben caratterizzato per quanto riguarda i personaggi e i nemici. Da notare inoltre una certa reminiscenza delle atmosfere anni 90, tra colori accesi e contorni netti, con una colonna sonora che sembra uscire direttamente dal chip Paula dell'Amiga.Meltdown - Teaser trailer
Meltdown non propone niente di nuovo e non fa nulla in maniera perfetta, ma l'insieme degli elementi che mette sullo schermo e l'esperienza che deriva da questi è indubbiamente divertente. C'è una classica struttura da sparatutto in terza persona con l'aggiunta di coperture che non propone soluzioni particolarmente strategiche o impegnative, ma mantiene un giusto ritmo e un bilanciamento che favorisce la progressione, a sua volta sostenuta molto bene da un elementare sistema di progressione del personaggio e delle armi che fa leva sulla propensione al grinding, ma senza esagerare. La ripetitività dei livelli e delle situazioni di gioco è probabilmente il punto più debole della produzione Phenomenon, ma la presenza del multiplayer cooperativo può ovviare anche a questo problema fondamentale.
Giorgio Melani @GiorgioMelani1Pro
- Gameplay semplice e tradizionalista ma sempre efficace
- Cosmesi pulita e da vecchia scuola
- Il multiplayer è un gran valore aggiunto
Contro
- Level design alquanto piatto e tendenzialmente ripetitivo
- La progressione dei personaggi non porta a vere e proprie specializzazioni
- Sistema di controllo principale da evitare