Giù le mani dalla Rai e dalla Giustizia. I quacqueri rifatti del Pdl.
Creato il 08 marzo 2012 da Massimoconsorti
@massimoconsorti
Se si prova a toccare la Rai, Silvio da fuori di testa, se alla Rai si aggiunge la Giustizia il Cavaliere inizia a dare i numeri, mentre appare sullo sfondo la scritta: “Che cazzo ho governato a fare per vent’anni?”. Nonostante il restyling, le iniezioni di botulino, l’innesto di capelli di plastica, la tentazione di dare dignità politica alla gnocca, Berlusconi e i suoi seguaci sono i quacqueri rifatti di sempre, quei personaggi con i quali Antonello Venditti identificava gli americani qualche anno fa. Oggi si chiamano pidiellini, non c’entrano nulla con gli americani ma sanno tanto di stantio, di dejà vu, di artefatto e di paraculismo portato all’eccesso. I motivi del contendere sono sostanzialmente due: la Rai e la sua nuova governance da una parte e la revisione di alcune norme giuridiche per combattere meglio l’evasione fiscale dall'altra. La Rai. Il problema di Silvio non è solo quello di continuare a tenere sotto controllo l’informazione e, quindi, il Tg1, il Tg2, i talkshow e ogni possibile macchina per il lavaggio del cervello. Il problema vero è quello di non rendere la Rai concorrenziale a Mediaset, alla sua impresa, al regno mediatico in cui è padrone e sotto, perché se la Rai lo diventasse, con le potenzialità e le professionalità che ha, ridurrebbe Mediaset a un network di televendite e basta. A Silvio interessano i soldi della pubblicità e la possibilità di allargare sempre di più la sua base clientelare. Interessa che la Rai non si muova più di tanto sul digitale terrestre, che non investa in giochi on line, che non entri nel mercato del calcio, che produca programmi con bassi indici di ascolto e possibilmente acritici se non cretini e basta. Quello che sarebbe dovuto essere un duopolio, Silvio lo ha trasformato in un monopolio senza riscontri in nessun paese del mondo, e non ha alcuna intenzione di mollarne una parte. E se ci viene in mente il conflitto d’interessi non è perché siamo nostalgici ma solo terribilmente incazzati. Sul fronte della Giustizia poi, neppure a dirlo. La Severino ha appena accennato alla reintroduzione del falso in bilancio, che Silvio e i berluscones hanno eretto un muro che manco quello di Berlino e nessuno, a parte qualche disfattista ancora di sinistra, ha provato a sottolineare il fatto che Silvio non è cambiato di una virgola, anzi. Il problema è quello di introdurre norme più severe per combattere efficacemente l’evasione fiscale. Si tratta di allungare i tempi delle prescrizioni, di introdurre il reato di corruzione fra privati e pene detentive più lunghe e pesanti. Si tratterebbe, insomma, di “aiutare” gli evasori fiscali a essere un po’ meno evasori e un po’ più cittadini contribuenti. Ma perché nessuno si chiede la ragione per la quale Silvio non vuole che vengano introdotte norme di civiltà? Possibile che tutti i cervelli stampati in Italia non si pongano una domanda alla quale non occorre dare nessuna risposta perché insita nella domanda stessa? Possibile che nessuno riesca a comprendere che Silvio ha costruito il suo impero non solo attraverso la compiacenza di un giudice Metta qualsiasi, ma anche legiferando a colpi di numeri e di fiducie per rendere innocua la legge di fronte all’evasione fiscale e più in generale ai reati di corruzione? Il Professore convoca un vertice con i partiti che sorreggono il suo governo per parlare di Rai e di Giustizia e Angelino Alfano che fa? Si defila, non partecipa, e dichiara: “Noi di Rai e di Giustizia non vogliamo parlare, uffa!”. E 2232, che dice dall’alto del suo cappuccio e dal basso del suo grembiulino? “Noi sosteniamo Monti su tutto ma non sulla Rai e sulla Giustizia, anche perché nessuno gli ha chiesto di intervenire”. Il risultato di questa alzata di scudi pidiellina è stato che, da una parte, Berlusconi si è rifiutato di partecipare a Porta a Porta, gettando nello scoramento Bruno Vespa che nel frattempo aveva fatto scorta di saliva, dall’altra causato l’irritazione del ministro Riccardi al quale, giornalisti birichini, hanno carpito un pezzo del ragionamento che stava facendo con Paola Severino e Renato Balduzzi nel corso di una mostra: “Alfano voleva solo creare il caso. Vogliono solo strumentalizzare, ed è la cosa che mi fa più schifo della politica, ma quei tempi sono finiti”. È sicuro ministro Riccardi? A noi sembra che non sia così ma aspettiamo conferme dall’alto. Magari dal padreterno in persona.
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