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Giudicare i grandi della letteratura mette a nudo il recensore

Creato il 15 marzo 2012 da Autodafe

di Cristiano Abbadessa

Giudicare i grandi della letteratura mette a nudo il recensore
Ho sempre nutrito una dichiarata perplessità nei confronti di quei siti letterari in cui, in luogo di vere e proprie recensioni, vengono pubblicati sintetici e stringati giudizi dei lettori, invariabilmente corredati da voti esplicativi espressi in irrevocabili stellette (il più delle volte impietose ed estremistiche, con una predilezione per gli opposti estremismi della bocciatura senza appello o dell’innalzamento a capolavoro). Ancora più strano mi è parso il ricorrente vezzo di molti lettori di esprimersi non su opere contemporanee e fresche di stampa, più o meno note che fossero, ma di assegnare giudizi e voti ai grandi della storia della letteratura. Mi ha sempre fatto un certo effetto vedere legioni di lettori avvertire la necessità di far sapere al mondo se trovavano validi e interessanti I promessi sposi e Anna Karenina, piuttosto che raccontarci se le loro preferenze andavano a Cent’anni di solitudine o Madame Bovary.
Questa perplessità, sia chiaro, non nasceva dalla snobistica convinzione che solo grandi e illuminati critici patentati possono esprimere il loro parere su opere che fanno parte della storia della letteratura mondiale. Da questo punto di vista, ben vengano la discussione e il confronto tra semplici ma appassionati lettori che hanno qualcosa da dirsi. Ma proprio qui sta il punto: la struttura stessa della maggior parte dei siti presi in esame non favorisce alcun dibattito, limitandosi a riportare, come ho detto, semplici e non motivati giudizi, espressi con frasi brevi e generiche e un secco voto. Il che, onestamente, mi sembrava del tutto inutile, e mi pareva obbedire a quella moda di rendere pubblico ogni proprio pensiero, ancorché grezzo e approssimativo. Funzione tanto più superflua in questo caso, visto che i probabili frequentatori del sito sono a loro volta dei lettori che già hanno una propria precisa e consolidata opinione sulle opere citate, che di certo conoscono e hanno letto.

Così l’ho pensata per molto tempo. Poi, incappando in qualche giudizio e voto relativo ai titoli da noi pubblicati, ho almeno in parte cambiato idea.
Va infatti precisato, rispetto a quanto detto sopra, che nei siti di cui parlo i “recensori” non giudicano solo opere di grande notorietà, ma si esprimono anche su titoli freschi, a volte di autori noti e altre meno. Di per sé, non si tratta di un servizio particolarmente utile agli altri lettori, perché anche qui il giudizio è declinato solo nella logica del “mi piace, non mi piace”, è quasi privo di motivazioni e si esprime per sentimenti estremi che non aiutano a capire il reale contenuto di un’opera. In questo senso, al curioso frequentatore del sito resta per intero il dubbio: questo nuovo autore, magari pubblicato da un piccolo editore, enfaticamente esaltato o impietosamente stroncato dal lettore-recensore, a me potrebbe piacere? E per quali motivi?
Ed è qui che si scopre, seppur di traverso, la funzione forse involontaria delle “recensioni” dedicate ad autori e opere universalmente noti. Se, infatti, nulla mi sta dicendo il lettore-recensore su un’opera a me sconosciuta, o appena sentita nominare, ecco che una qualche idea sui criteri di giudizio adottati e sui suoi gusti personali me la posso fare andando a spulciare nella pagina personale del “critico”. Spesso, per fare un esempio, vi trovo una ventina di opere passate al vaglio: metà recenti e poco note, metà facenti parte della storia della letteratura e ben conosciute a chiunque. In qualche modo, sapere se chi ha giudicato un titolo di Autodafé (o di altro piccolo editore) ama il realismo magico sudamericano e non sopporta l’approccio orientale, se è un cultore del verismo e un dispregiatore della beat generation, se ama i gialli scandinavi e rifugge i grandi classici russi, se inclina per Proust piuttosto che per Saramago, mi aiuta infatti a farmi un’idea dei gusti e del metro di giudizio. Magari in forma un po’ empirica e limitata, ma qualcosa mi dice sulla formazione culturale e sulle preferenze dell’estensore del giudizio. E quindi, mi consente almeno in parte di capire se io in quel giudizio sull’opera che non conosco mi ci potrei ritrovare, perché condivido le stesse passioni e le stesse idiosincrasie, o se, al contrario, è probabile che la mia opinione sarebbe esattamente opposta, come opposti paiono essere i miei gusti.
Alla fine, quando il lettore-recensore si cimenta nel giudizio e nel voto sulla grande opera storica, probabilmente non ci racconta nulla di interessante sull’opera stessa. Ma, di riflesso, ci può raccontare qualcosa di utile sulle altre opere, meno note, cui si è dedicato. In certo modo, questo suo mettersi a nudo di fronte a realtà che tutti conosciamo, e sulle quali abbiamo già una nostra opinione, ci serve per capire qualcosa su ciò che invece non conosciamo. E di questo, infine, dobbiamo essegli grati.


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