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Giudice finalmente, arbitro in terra del bene e del male

Da Iomemestessa

Facciamo a capirci?

Secondo i giudici della Corte d’Appello di Milano, Alberto Stasi ha ucciso Chiara Poggi.

Qui non stiamo speculando, questa è una sentenza, e se una sentenza di questo tipo hanno emesso, avranno, sperabilmente, avuto prove su cui fondarla.

Detto questo, per tutto ciò che sappiamo di questo delitto (che è più di quanto avremmo voluto sapere, presumibilmente, ma questa è un’altra storia), questo tizio avrebbe nell’ordine: sfondato la testa alla fidanzata, buttato giù il suo corpo (agonizzante o già defunto non mi pare rilevante) dalle scale, e a partire da quel momento, negato addebiti, occultato e manipolato prove, con una scaltrezza ed organizzazione mentale da consumato sicario.

A questo tizio vengono dati 16 anni.

Per prenderne 30 cosa doveva fare? Sterminare l’intera Garlasco?

Questa sentenza somiglia, in modo preoccupante, a quella che condannò Scattone e Ferraro nell’omicidio Marta Russo.

Stanti una serie di prove che, per quanto forti ed univoche, erano comunque indiziarie, stanti un’assenza di testimonianze oggettive ed attendibili al di là di ogni ragionevole dubbio, e vista l’assenza di un movente concretamente ed univocamente definibile, la formula pare essere: ‘sei stato tu, sappiamo che sei stato tu, ma non abbiamo modo di provarlo, per cui invece di darti trent’anni ti facciamo lo sconto 50′

Questa non è giustizia. Non la è se Stasi è colpevole. Che 16 anni per aver ucciso in piena consapevolezza la fidanzata, senza un lampo di pentimento, sono un’offesa alla giustizia ed al senso comune. E non la è se Stasi è innocente. Che questo bisogno di un colpevole ‘per forza’ (limite mica solo italiano, per inciso) è anch’esso offesa alla giustizia. Che giustizia è anche equità, non sedare il bisogno di trovare un colpevole dell’opinione pubblica e dei congiunti delle vittime (che pure in questo caso hanno sempre mostrato rara dignità)

Non mi importa se Stasi ha la faccia da colpevole, o è privo di emozioni. Posso anche pensarlo, ma ciò non può, non deve costituire metro di giustizia.

E la sensazione complessiva è che, anche questa volta, ingiustizia sia stata fatta.


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