Sul sito del Ministero di Grazia e Giustizia, il ministro Angelino Alfano annuncia orgoglioso, in video e in voce: “Basta code agli sportelli, tempi lunghi e difficoltà di accesso al servizio giustizia. Le possibilità di ricorrere online al giudice di pace raddoppiano: dopo l’opposizione alle sanzioni amministrative, da oggi il cittadino può proporre ricorsi via internet anche contro i decreti ingiuntivi”. Iniziativa lodevole. La Giustizia si toglie di dosso le ragnatele e sposa l’eGovernment. Poi, però, si clicca sulla pagina dedicata ai servizi on line dei Giudici di Pace e arriva la doccia fredda.
ATTENZIONE, c’è scritto in maiuscolo.“Una volta compilato e stampato il ricorso e la nota di iscrizione a ruolo completa di codice a barre, è necessario spedirlo tramite raccomandata A/R o presentarlo personalmente all’ufficio del giudice di pace competente, nei termini di legge, completo degli allegati elencati in calce alla nota d’iscrizione. Presso gli uffici del giudice di pace che hanno attivato il servizio è prevista una “corsia preferenziale” per chi si presenta allo sportello per iscrivere a ruolo fascicoli contenenti la nota d’iscrizione redatta col metodo del codice a barre”.
Si, avete capito bene. Si compila il modulo via internet ma poi si deve andare di persona oppure spedire una raccomandata andata e ritorno. Cioè si deve fare la coda all’ufficio postale oppure nell’ufficio del Giudice di Pace.
Si compila il modulo on line ma poi si deve spedire la raccomandata AR oppure andare di persona (cliccare per ingrandire l'immagine)
La cosa più bizzarra è che la procedura non prevede l’uso della Posta Elettronica Certificata, invece della raccomandata. Cioè proprio quella “rivoluzione” nel rapporto tra cittadino e Pubblica Amministrazione strombazzata dal Ministero per l’innovazione nella Pubblica Amministrazione. Insomma, Alfano smentisce Brunetta oppure non sa che la PEC è stata inventata proprio per evitare di spedire raccomandate agli uffici pubblici. E il Giudice di Pace è ufficio pubblico, senza tema di smentite.
Insomma, c’è molta enfasi, in questo eGovernment all’italiana, e poco arrosto.
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Approfondimenti:
Dal sito dei servizi on line dei Giudici di Pace:
Presso la maggior parte degli uffici del giudice pace è già attivo il servizio che consente a tutti, cittadini e avvocati, di
- accedere tramite internet alle informazioni sullo stato dei procedimenti proposti innanzi al giudice di pace contenute nella banca dati del software ministeriale Sistema Informatico Giudice di Pace (SIGP), in uso presso gli uffici del giudice di pace
- compilare online
- un ricorso in opposizione a sanzione amministrativa e la relativa nota di iscrizione a ruolo. E’ possibile compilare anche la sola nota di iscrizione a ruolo. Se l’utente fornisce una e-mail potrà ricevere comunicazioni e aggiornamenti sul ricorso, una volta iscritto a ruolo
- un ricorso per decreto ingiuntivo (D.I.) e la relativa nota di iscrizione a ruolo. E’ possibile compilare anche la sola nota di iscrizione a ruolo. Se l’utente fornisce una e-mail potrà ricevere comunicazioni e aggiornamenti sul ricorso, una volta iscritto a ruolo
ATTENZIONE: una volta compilato e stampato il ricorso e la nota di iscrizione a ruolo completa di codice a barre, è necessario spedirlo tramite raccomandata A/R o presentarlo personalmente all’ufficio del giudice di pace competente, nei termini di legge, completo degli allegati elencati in calce alla nota d’iscrizione. Presso gli uffici del giudice di pace che hanno attivato il servizio è prevista una “corsia preferenziale” per chi si presenta allo sportello per iscrivere a ruolo fascicoli contenenti la nota d’iscrizione redatta col metodo del codice a barre.
È possibile compilare il ricorso online e la relativa nota d’iscrizione esclusivamente per proporre opposizione avverso:
- verbali, cartelle esattoriali, ordinanze del prefetto a seguito di violazione del codice della strada
- ordinanze del prefetto per emissione di assegno a vuoto
- altre violazioni di competenza del giudice di pace, che non rientrino nelle materie escluse
Per utilizzare il servizio è necessario un computer con il collegamento a internet e una stampante. Non è necessario essere dotati di posta elettronica, ma è possibile, fornendo un indirizzo e-mail ricevere direttamente le comunicazioni e gli aggiornamenti sul ricorso successivamente alla sua iscrizione a ruolo
I dati sono trattati dal ministero della Giustizia, Direzione generale dei sistemi informativi automatizzati, in modo da garantire il diritto alla privacy ai sensi del d.lgs. 196/2003. Sono pertanto visibili solo le iniziali delle parti (persona fisica o giuridica) e dell’avvocato.
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L’intervento del ministro Alfano:
Nel nostro paese – premette il guardasigilli – “il sistema dei giudici di pace smaltisce e gestisce circa 2 milioni di procedimenti l’anno: cio’ ha determinato file notturne, infinite attese, confusione, fascicoli smarriti. Abbiamo individuato la strada per risolvere tutto questo e ci stiamo già riuscendo perché abbiamo messo tutto il meccanismo di funzionamento dei giudici di pace su internet al sito” del ministero.
Che cosa significa tutto questo? “Significa – risponde Alfano – che ciascuno di noi, da casa, potrà inserire tutti i dati del proprio ricorso e andare a controllare a che punto e’, risolvendo l’altro grande dramma del cittadino italiano rispetto alla giustizia: ‘che fine ha fatto il mio ricorso?’. Questo lo potremo sapere direttamente accedendo al sito e vedendo a che punto siamo arrivati. E’ la prova – rivendica orgoglioso – che stiamo riformando il paese attraverso le leggi ma che le riforme passano anche per delle buone idee che si sviluppano amministrativamente attraverso la digitalizzazione e la prassi”.
In sostanza, “sarebbe inaccettabile che ciascun cittadino possa vivere meglio utilizzando tutti i servizi della rete ma non possa accedere alla giustizia attraverso internet, i suoi benefici, la sua trasparenza, la sua velocità. Ecco perché abbiamo messo in rete i processi riguardo ai giudici di pace e crediamo che questo possa raggiungere due grandi risultati: fare risparmiare tempo ai cittadini – e se il tempo e’ uguale denaro il risparmio e’ grosso perché di tempo se ne perdeva tanto – e far risparmiare soldi allo Stato, che alla fine sono sempre soldi del contribuente”.
“In tanti – conclude Alfano – parlano di riforma della giustizia, in tanti immaginano che possa essere solo una questione di polemica politica: noi la riforma la facciamo ogni giorno attraverso l’efficienza e scelte che migliorano la qualità della vita dei cittadini”.
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Già, gentile ministro, ma come la mettiamo con “ATTENZIONE: una volta compilato e stampato il ricorso e la nota di iscrizione a ruolo completa di codice a barre, è necessario spedirlo tramite raccomandata A/R o presentarlo personalmente all’ufficio del giudice di pace competente, nei termini di legge, completo degli allegati elencati in calce alla nota d’iscrizione”?
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aggiornamento delle 18.56
”E’ inutile informatizzare il processo se non c’e’ il personale amministrativo che lavora le pratiche”. Frena l’ entusiasmo del ministro della Giustizia che oggi in uno spot pubblicizza la possibilita’ per i cittadini di avere informazioni tramite Internet sui propri ricorsi davanti al giudice di pace, Alberto Rossi, segretario dell’ Unione nazionale dei Giudici di Pace (Unagipa).
E chiarisce che quello annunciato dal ministro ”non e’ il processo informatico vero e proprio, che ancora non c’e': c’e’ solo la possibilita’ di accedere alle informazioni sul proprio ricorso, che comunque dovra’ essere ancora inoltrato o personalmente o per posta, non essendo ancora possibile farlo arrivare tramite Internet”. Una possibilita’ peraltro ”limitata ancora a pochi uffici, anche se c’e’ la volonta’ di estenderla a tutta Italia”.
L’esperimento e’ gia’ partito a Roma, dove ”il servizio funziona e qualche beneficio c’e’ stato soprattutto per gli avvocati”. Ma ci sono almeno due problemi di fondo da risolvere, perche’ il processo possa effettivamente diventare informatico. ”Soprattutto a Roma e nelle grandi sedi manca il personale amministrativo per pubblicare le sentenze. Nella capitale il ritardo e’ di un anno. Cosi’ come per lo stesso problema abbiamo oltre 100 mila ricorsi inviati per posta che attendono di essere iscritti. L’organico e’ sottodimensionato: nel 1995 avevano 140 persone: oggi, con un carico di lavoro superiore di cinque-sei volte quello originario abbiamo 120 unita”’. E l’altra questione di fondo da affrontare e’ culturale: ”Per far decollare il processo informatico e’ necessario che i cittadini comuni, che sono gli autori della maggior parte dei ricorsi davanti al giudice di pace, si dotino di un indirizzo di posta elettronica certificata, come stanno facendo gli avvocati. Sinche’ questo non avverra’ dovranno sempre ricorrere agli strumenti postali”.
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aggiornamento del 10 maggio
Un’altra chicca del sito del Ministero! Il certificato di sicurezza è scaduto. Incredibile ma vero:
http://www.giustizia.it uses an invalid security certificate.
The certificate expired on 01/04/2010 17:58.
Cliccare per ingrandire l'immagine