Giulia 1300

Da Aquilanonvedente

Nel post precedente ho parlato delle auto Fiat che hanno “segnato” la mia fanciullezza e la mia adolescenza.

Ma non ci sono state soltanto quelle. Tante altre sono state le auto che hanno segnato la mia vita e spesso ho pensato di scrivere la storia della mia vita proprio attraverso le “cose” che mi hanno accompagnato: le auto, le case, i vestiti, i telefoni…

Già, perché io sono uno che si affeziona alle cose, che finiscono per rappresentare, nella loro dimensione, una parte della mia vita.

(Cazzarola, mi accorgo che sto diventando più saggio ogni giorno che passa…)

Vabbè, dunque, torniamo alle auto.

NSU Prinz

La prima auto non-Fiat che mi ha “segnato” (è proprio il caso di dirlo) è stata la NSU Prinz – per la precisione Prinz4, color caffèlatte – che mio padre acquistò verso la fine degli anni sessanta. Invidioso di mio padre, un mio zio se la comprò pure lui, verde. Poi mio padre fece un tremendo incidente, dal quale fortunatamente uscì soltanto un po’ ammaccato, e – per non deludere la famiglia – se ne comprò un’altra, color marrone scuro. Un mio cugino di secondo grado, invidioso di quei due, si comprò la versione da 1.200 cc., che quando si muoveva sembrava un trattore asmatico.

Insomma, ero circondato da Prinz, la cosiddetta “vasca da bagno”, che guidai anch’io, nell’anno successivo alla presa della patente.

Fortunatamente a risollevare l’ambiente c’era un mio cugino, alfista convinto, che non appena iniziò a lavorare si dotò di una fantastica Alfa Romeo Giulia 1.300.

Che dire? Mio cugino dopo quell’auto ebbe un’Alfasud, una Giulietta, un’Alfa 75, un’Alfa 156, ma ancora oggi sostiene che l’auto migliore in assoluto che ha avuto è stata la Giulia 1.300. Io tutte le volte che ci salivo sopra mi sembrava di essere su un aereo. Godevo delle sue accelerazioni e quando rallentava sbirciavo il contachilometri, pensando di essere sotto ai 50 km. all’ora e invece magari stava ancora sui 70-80. Il muso grintoso era uno spettacolo. Quando ci salivo su mi sentivo veramente una spanna al di sopra del resto del mondo. Abbassare il finestrino e appoggiare il braccio fuori era una goduria.

Erano gli anni in cui gli italiani producevano le auto più belle del mondo. Le straniere sembravano ciofeche a confronto delle Alfa Romeo o delle Lancia e perfino delle Fiat. Le auto avevano una personalità, non erano tutte uguali come oggi. A volte osservavi alcune persone e, quando le vedevi avvicinarsi alla propria auto, pensavi: quello lì non poteva avere che quell’auto lì.

Lancia Fulvia coupè

Le Lancia, altro marchio di tutto rispetto. Ho avuto il piacere di viaggiare alcune volte su una Lancia Fulvia coupè, che ricordo soprattutto nella versione rally, con un sacco di gare vinte.

Non sono mai salito invece sulla versione berlina. Ce l’aveva un tassista che abitava nella mia via, noto omosessuale. “Se ti dovesse offrire qualche caramella – mi diceva mia madre – non la prendere” e io quando lo vedevo da lontano, prendevo il largo. Non mi molestò mai quel tipo. Al massimo qualche volta ricordo i suoi tentativi di salutarmi, che io mandavo regolarmente a vuoto.

Un altro mio cugino si dotò di un’A112, Piccola, scattante, grintosa. Una volta mi fece

provare la sua ripresa su un rettilineo e mi sembra di sentire ancora adesso il rombo del motore che tirava, tirava e inondava tutto l’abitacolo. L’A112 era una di quelle auto che si adattavano a tutti: giovani, anziani, donne. Poi c’era una versione sportiva, l’A112 Abarth, che faceva il paio con la Fiat 127 Sport.

Renault R5 Alpine

Erano auto dei sogni, per noi, così come lo era ancora di più la mitica Renault R5 Alpine. Un mio amico aveva la versione normale, l’R5, della quale ricordo l’estrema comodità e le sospensioni morbidissime, che quasi ti cullavano.

Ecco, queste sono state le principali auto non-Fiat che hanno segnato i miei anni 60-70 e anche i primi anni 80.

Fanciullo, adolescente e poi neopatentato. Poi nel 1980 mio padre comprò quella che io considero la mia prima vera auto, forse l’unica nella quale mi sono riconosciuto e immedesimato: l’Alfasud.

Ma questa è tutta un’altra storia, da raccontare prossimamente…

Alfa Romeo Alfasud

Musica, sorbole!



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