Giuliano Gemma è volato via

Da Paolob
Ci sono persone nella propria vita che scandiscono con maggiore veemenza il tempo che passa.
Anche al di fuori della famiglia, degli affetti.
Uno di questi, per me, è Giuliano Gemma, che ieri nel modo più stupido, ci ha lasciati, lasciando un grande vuoto nel mondo del cinema e nella disastrata cultura italica.
Per quattro film, almeno.
Il Primo è Arizona Colt, seconda metà anni sessanta credo. Avevo forse dieci anni o giù di lì. L'età di Andrea oggi più o meno. Un film spaghetti western che ho visto nel cinema parrocchiale in montagna durante quelle meravigliose e interminabili vacanze che si facevano al tempo. Non ricordo praticamente nulla di quel film, tranne pistolettate e scazzottate. Ma ricordo - nelle mie prime turbe ormonali - lui protagonista pestato e forse anche sparato dai cattivi raccolto dalla bella di turno. Ricordo come si fosse adesso che mi sarebbe piaciuto tantissimo essere pestato a sangue ed essere accudito dalle amorevoli mani della bella che al tempo cominciava a farmi sognare. Come dire, un film fondante, formativo. Non l'ho mai dimenticato.

Da Wikipedia

Il Secondo è Tex e i signori degli abissi, film dimenticabile, come dice qualcuno più autorevole di me. Ma indimenticabile perché per la prima volta (e forse l'unica, non ricordo) il grande Tex Willer - eroe delle nostre generazioni e delle future - ha avuto un volto in carne e ossa, e che volto! Film dimenticabile dicevo, ma con diritto di esistere solo per il tributo al ranger più famoso della storia, per dare voce alle battute ripetute e per farci vedere, almeno per un'ora e più, come potrebbe essere stato nella realtà.
Il Terzo, di ben altra levatura, è il tenente Drogo, il protagonista del Deserto dei Tartari, tratto dal libro più angosciante e più straordinario che Buzzati partorì. Una storia di attesa, di desiderio di una svolta, di cambiamento, che mai arriva e che si conclude con la sconfitta nella non battaglia. Un libro starordinario che Gemma ha interpretato con un'intensità e una caratura scenica che, credo, lasciò al tempo tutti sbalorditi, visto il suo passato fatto di pistole e cavalli al galoppo.
Il Quarto è forse il più bello, il più sentito, che vede Gemma non protagonista assoluto ma fondamentale comprimario nello sviluppo della narrazione. Parlo di quel capolavoro di Monicelli che è Speriamo sia femmina, con un cast strabordante di stelle franco-italiane, con una vicenda meravigliosa, ambientata in un posto stupendo e con un finale forse un po' amaro - almeno per noi maschietti - ma piacevolmente fiducioso. Il suo personaggio compare e scompare, sorride e si arrabbia. Ma è dolce, garbato, e patisce solo dell'impopolarità maschile diffusa in tutto il film.
Giuliano Gemma se ne è andato ieri.


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