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Giuliano Pasini intervista Silvia Longo

Creato il 11 marzo 2013 da Ilibri
Giuliano Pasini intervista Silvia Longo Giuliano Pasini intervista Silvia Longo

Giuliano Pasini intervista Silvia Longo (autrice de "Il tempo tagliato")

 

Chardonnay, chardonnay... La mia cantina è piena di chardonnay, da quello di Borgogna in giù. Ma per questa intervista devo trovare dello chardonnay piemontese, perchè l'autrice è piemontese! Non è così difficile, in Piemonte non si producono solo i grandi rossi delle Langhe o del Monferrato... oltre all'Erbaluce di Caluso, splendido bianco autoctono, e agli spumanti dell'Astigiano, ci sono alcune perle enologiche davvero rimarchevoli. Per accogliere Silvia Longo e il suo "Il tempo tagliato" (Longanesi) serve uno Chardonnay - perchè Viola, la protagonista, lo ama. Perchè Silvia Longo lo ama. E perchè io lo adoro! Quindi, Silvia, eccoti la scelta: fermo o spumante? Nel primo caso ho lo Chardonnay di Moccagatta, cantina celeberrima per il Barbaresco, nel secondo caso ti propongo il Valentino, spumante brut zero di un big del Barolo, Rocche dei Manzoni. A te la scelta!

 

R: Stappiamo lo spumante, bando agli indugi. Sa di festa, di euforia, di buone notizie. Prosit, Giuliano!

 

E allora partiamo. Partiamo dalla tua scrittura. Silvia è una delle migliori penne che mi siano capitate sottomano negli ultimi mesi, e non solo. Ha la capacità di fare sembrare facile una scrittura che facile non è. Talento o duro lavoro?

R: Grazie di cuore. Le tue parole mi onorano doppiamente, dato che sei collega di scrittura. Forte di questa comunanza, mi permetto di risponderti nel modo più sincero possibile: credo che un poco di talento ci sia. Ma a nulla serve un dono di natura se non lo si coltiva. Sono una che lavora duro sulla scrittura, Giuliano, e da parecchio tempo. In tutta solitudine, all'inizio, poi - grazie al web - ho avuto l'opportunità del confronto con altre persone che scrivono. Il segreto, se di segreto si può parlare, è essere molto onesti con se stessi. Interrogarsi sulla qualità del proprio lavoro. Giudicarlo con lo stesso metro che si usa per i libri degli altri. Anzi, in modo ancora più spietato!

Il tempo tagliato è un tempo musicale. Il tempo tagliato è quello della vita di Viola, appunto. Il tempo tagliato è in 2/2. Quello di Viola diventa di colpo in 1/2. Poi? Vuoi parlarne un po'?

R: Sì, "tempo tagliato" è una notazione che si usa comunemente negli spartiti. Ho giocato su un duplice fronte, con questo titolo: in senso musicale, poiché di musica il libro è denso, e in senso letterale. "Tagliato" voleva suggerire qualcosa di doloroso, una sorta di ferita da lama: Viola, per quanto sia stata una sua scelta, ha vissuto a lungo trascurando il proprio ritmo personale, adeguandosi cioè a quello imposto dall'esterno. Quando si ritrova sola, senza impegni di sorta, si sente priva di un movente. Viola è qualcuno che ha perso di vista se stessa. Più che una persona, rappresenta forse un momento della vita che in tanti abbiamo vissuto. Se dovessi descriverla con una canzone, sceglierei "The long and winding road" dei Beatles. La strada lunga e tortuosa che conduce alla tua porta, recita. Viola si deve ritrovare. E lo farà.

I bravi autori lasciano sempre i lettori con delle domande. Silvia Longo è un'ottima autrice. E a me è rimasta questa domanda: Il tempo tagliato parla di assenza o di presenza?

R: Parla di entrambe le cose. Essenzialmente, parla di immanenza (in situazioni e sentimenti) e di fuga, a fasi alterne. La fuga, altro termine usato in musica, spesso è il modo più semplice per restare presenti a se stessi. Andare via, e quindi assentarsi, per trovare il silenzio in cui poter riabbracciarsi.

Ho visto il tuo romanzo collocato nelle più svariate categorie e nei generi più diversi. Tu come lo collochi? PS specifico che per me è un eccellente romanzo di narrativa, guai a considerarlo un "rosa"!

R: Rido. Lo collocherei nella categoria "viaggi"! Dico davvero, però. Il libro racconta un duplice viaggio: quello di Viola e Mauro attraverso la Val Roja, e quello di loro due dentro se stessi, nel loro passato.

Da uomo a... donna. Gli uomini del romanzo: l'ombra di un uomo e un uomo in ombra. O no?

R: "L'ombra di un uomo": suppongo tu ti riferisca a Federico, il marito di Viola. Ombra sì, in quanto solo evocato, quasi un fantasma. Però, anche da assente, è forse il personaggio che ho dovuto curare di più. Per restituirgli pregnanza e forza tali da mettere in ombra Viola, anche da morto.
Quanto a Mauro, "uomo in ombra": mi piace questa definizione. Mauro ascolta, più che raccontare se stesso, lusso che si concede solo nella penombra della notte. Quando la semioscurità cela la mimica, smorza i toni, nasconde le lacrime. Non ho mai pensato a lui, però, come a una "spalla" per giustificare il flusso di coscienza di Viola. Semmai uno specchio per lei, nel quale vedersi meglio o disconoscersi.

La bottiglia è vuota. Che dici, apriamo l'altra?

R: Chiaro che sì, non facciamoci mancare niente. Ha un bouquet davvero elegante.

Nel frattempo, mi dici cosa fa ora Viola? A distanza di mesi dall'uscita del romanzo... cosa succede nella sua vita? E in quella di Silvia Longo?

R: Viola si è trasferita in una casa più piccola. Vede spesso la figlia, con lei e il suo ragazzo ha un buon rapporto. So che è stata al Nord, a vedere l'aurora boreale. Lo sognava da tanto tempo. Mi ha anche mandato una cartolina, guarda. Non c'è la firma di Mauro, facci caso. Non so perché. Forse la cosa tra loro è finita presto, forse non è mai cominciata. Forse Viola ha imparato a bastarsi. Silvia, invece, è stata molto impegnata a muovere i primi passi in un mondo nuovo, quello della carta stampata. Come un'innamorata, in un'alternanza di stati emotivi, risponde alle interviste e ai messaggi dei suoi lettori, fa presentazioni, conosce persone e realtà diverse. Tutto è inedito, tutto è bello e stuporoso. Ha poi il suo daffare nella cooperativa sociale dove lavora. Sono tempi duri per chi opera nel Welfare, ma nessuno di non intende mollare. A costo di scendere in piazza, come abbiamo fatto a Cuneo, lo scorso 2 febbraio, porteremo avanti i valori in cui crediamo.

La chiacchierata è così piacevole che io e Silvia la proseguiamo in privato, qui nella cantina. C'è ancora molto vino da bere, e tante cose da sentir raccontare da Silvia sui suoi romanzi.

R: Volentieri, poi però tu mi parli dei tuoi.

  

 

 

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