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Giuliano Sangiorgi: la Fortuna di Inciampare nelle Parole

Creato il 08 febbraio 2013 da Dietrolequinte @DlqMagazine

Bianca Tornatore 8 febbraio 2013 leggere, letteratura Nessun commento Giuliano Sangiorgi: la Fortuna di Inciampare nelle Parole

Ragazzi e ragazze da ogni parte della Sicilia, felici, uniti da una passione. Il loro idolo si chiama Giuliano Sangiorgi e per partecipare, presso la Libreria Cavallotto di Catania, alla presentazione del volume scritto dal frontman dei Negramaro, Lo spacciatore di carne, sono disposti a tutto. Ed eccoli che, ammassati come animali al macello, perfetta trasposizione del libro del “loro” Giuliano, quasi li vedo grondare sangue. L’entusiasmo è alle stelle, l’atmosfera decisamente calda e l’incontro può cominciare.

Giuliano sussulta ancora nel sentir pronunciare il nome del suo eroe Edo. «È una cosa strana. Edo è rimasto seppellito per mesi nella mia immaginazione, solo io avevo pronunciato il suo nome, rileggendo ciò che avevo scritto a voce alta, come faccio sempre, come faccio anche con le mie canzoni». Lo spacciatore di carne è una faccenda privata, profonda e carnale per il cantautore salentino, la prima cosa tutta sua. Il libro è una scatola di pensieri e parole di un io narrante, «che non sono io» tiene a precisare l’autore. Ridacchiando Sangiorgi confessa di aver avuto paura per la forma che avrebbe potuto prendere questo suo nuovo esperimento, ma non abbassa mai gli occhi.

Giuliano Sangiorgi: la Fortuna di Inciampare nelle Parole

La nostra intervista inizia facendo riferimento al premio consegnato da Barack Obama ai Led Zeppelin, in omaggio alla loro musica. E Giuliano ha scelto proprio i Led Zeppelin per far da colonna sonora al suo primo romanzo. Dal sangue alla carne, e dalla carne al sangue, per mettere al centro della sua scena l’uomo che ancora proclama vivo. «L’uomo c’è ancora, non è stato ucciso dalla crisi, è l’uomo che governa una crisi che senza di lui non esisterebbe. Nel caso in cui dovesse scomparire l’uomo, scomparirebbe anche la crisi. Anche nell’ipotesi peggiore l’uomo ne uscirebbe vincitore, questo perché è l’uomo che produce ogni cosa, e non il contrario». Il tono è confidenziale e l’ambiente in cui ci troviamo ha tutto il calore della Sicilia. Giuliano stesso non perde l’occasione di ricordare quanto grande sia il suo amore verso di essa, terra natìa anche del nonno Totò Sangiorgi. Le domande si susseguono.

È un romanzo gridato secondo te?

«Nella mia testa lo è tanto: ha avuto un suono, un ritmo lungo, scandito da grandi pause. Quel ritmo era la voglia che mi spingeva a scrivere solo ed esclusivamente quando ne avevo voglia, quindi è durato un po’».

Il fatto che tu comunque già svolga un altro mestiere, ti ha aiutato?

«No, anzi (e qui sorride NdR). La fetta di pubblico da affrontare è molto diversa da quella a cui sono abituato. L’unica parola che mi viene in mente è “pregiudizio”, solo questo. Anch’io avrei avuto pregiudizi verso me stesso, ma ho scritto, mi sono letto e mi sono piaciuto».

Giuliano Sangiorgi: la Fortuna di Inciampare nelle Parole

Nel libro parli spesso dei limoni, paragonandoli soprattutto alle persone, dandogli addirittura un volto, perché proprio i limoni?

«Credo la risposta sia nella natura stessa dei limoni; quale metafora migliore per rendere al lettore il volto acre dell’uomo e dei suoi atteggiamenti e quello acido del mondo in cui viviamo?».

Scriverai ancora?

«Einaudi mi ha proposto di rinnovare, ma per adesso penso al tour con i Negramaro. Quando avrò un altro libro pronto ne riparleremo».

Giuliano adesso si guarda intorno, si sente debitore verso tutti quegli occhi che lo fissano, e che, come ama dire lui, gli regalano la vita. Giuliano che al liceo sfidava il suo insegnante di lettere, un “limone” che non sopportava il suo codino. Lo stesso insegnante che nonostante tutto non riuscì a dargli mai meno di sei, «perché Sangiorgi è uno che scrive benino», oggi è ancora incredulo per ciò che si trova davanti. Con Lo spacciatore di carne si trattava di rendere ragionevole, di ingabbiare quel gesto folle ed istintivo che è l’atto della scrittura: e Giuliano ci è riuscito benissimo. «Mi hanno chiesto se ritengo di essere un buon esempio per i giovani. Io rispondo: anche di quelli cattivi abbiamo bisogno, altrimenti non avremmo avuto Baudelaire». E dopo aver detto quest’ultime parole, si regala, con fotografie e decine di autografi, ancora una volta con amore al suo pubblico.

Fotografie di Bianca Tornatore

Giuliano Sangiorgi: la Fortuna di Inciampare nelle Parole

     

     

     


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