Ancora mi trovavo in ufficio quando guardai l’orologio per la prima volta. Erano le diciotto e trenta. Tra me e me dicevo: “Che giornata! Non vedo l’ora di andare a questo incontro, chissà cosa mi aspetta!”
Amo le novità. Già da circa un mese gira un vento d’aria nuova nella mia vita ed ero sicuro che l’incontro che avevo a Catania, in un noto negozio che vende articoli di design, mi avrebbe affascinato. Diciamo che è come andare il giorno del vostro compleanno con un amico in un pub, magari con aria annoiata, e sapere che ad aspettarvi c’è proprio una bella festa a sorpresa dove ci sono tutte le persone a voi più care con le quali potervi scatenare.
Insomma, a parte lo scatenare, il mio stato d’animo era proprio quello,
finché non si fecero un quarto alle diciannove e mi misi in macchina per arrivare giusto in tempo per l’inizio, magari anche un po’ prima (non si sa mai), quando circa verso le 19.15 mi arriva una chiamata anonima:- Pronto, Danilo?
- Si architetto, sto arrivando.
- Ma come stai arrivando? Qui abbiamo già iniziato alle sette!
- … ma non era alle sette e mezza?
- No…
- Ah… ok, arrivo.
Chiusa la chiamata pensai: “Sono sempre io! Come ho potuto sbagliare? Ero sicuro di aver letto le 19,30! Ma tanto oramai ero quasi arrivato… e và bene che sono abituato ai ritardi ma dobbiamo migliorare!”
Posteggiai molto vicino al noto negozio, entrai e fui accolto da un signore molto distinto che mi invitò a salire al piano superiore dove, mi disse, avevano già iniziato. “Cazzo” – pensai- “l’architetto sarà arrabbiato!!!”
Mentre attraversavo la sala la mia attenzione fu attirata da un tavolo pieno di sushi, posto sul lato sinistro del negozio, con tanto di chef giapponese. “Adoro il sushi! almeno dopo il cazziatone mi consolerò” pensai.
Salii le scale e mi trovai in una “stanza da letto” piena di gente, un’area attrezzata e ben curata dove tutti avevano già preso posto ed erano intenti ad ascoltare un distinto uomo posto dietro una scrivania. Sopra la scrivania un LCD dove scorrevano immagini riprodotte dal portatile che il distinto uomo maneggiava; alla sua destra un signore in giacca blu e occhiali da architetto. Sapete? Quelli che si usano adesso… montatura da sole ma con lenti bianche, a mo’ di Ray-Ban… e subito pensai: “o è un collaboratore o il proprietario”. Mi ci vollero circa pochi secondi per capire un po’ tutto.
Gli intervenuti, quelli arrivati in ritardo come me, si erano sistemati alla meglio. Insomma avevano preso posto un po’ dovunque sopra letti e divani e mentre facevo il punto della situazione sui personaggi del meeting, con la coda dell’occhio cercavo l’architetto: “Chissà quante me ne dirà non vedendomi”.
Ma di colpo la mia attenzione fu catturata da quel distinto uomo dietro la scrivania. Se fu un rumore o un tono di voce più accentuato adesso non ricordo, so che mi attirarono le sue mani che agitava come fosse un oratore d’altri tempi; mani grandi ma molto sottili e ben curate, che usava come un bravo direttore d’orchestra usa la sua bacchetta per dare il ritmo ai suoi orchestrali. Lui, invece, teneva il ritmo tra le immagini che faceva girare al monitor e le sue narrazioni, storie di incontri avvenuti nell’arco di trenta anni. Il distinto uomo altri non era che il signor Giulio Cappellini, architetto (scusate) che nel presentare i pezzi di design dalla sua azienda prodotti, ha affiancato ad ogni singolo pezzo la storia di un incontro, l’incontro tra un giovane designer e il suo produttore.
I racconti, devo dire, mi hanno affascinato tantissimo: storie ed incontri con designer provenienti da luoghi e culture diverse e la cosa più bella era il desiderio, che superava ogni ostacolo, quando colpito da un oggetto, questo distinto signore, si metteva alla ricerca del suo ideatore senza porsi ostacoli, a mò di un viaggiatore del mondo alla scoperta di menti e persone capaci di dare vita ad oggetti che altrimenti resterebbero tali…
Ovviamente l’atteggiamento del signor Giulio Cappellini era completato da un abbigliamento molto classico ma allo stesso tempo molto attuale. Non indossava un classico vestito; infatti, la giacca era differente dal pantalone e sotto aveva un cardigan azzurro con tanto di camicia bianca e cravattino blu. Il tutto si accompagnava ad un italiano perfetto e, cosa ancor più importante, quando parlava era molto rassicurante, calmo nell’esprimere i propri concetti e le sue esperienze.Volutamente non vi parlo degli oggetti di design in esposizione presso il noto negozio catanese, Rizzotti, anche perché io sto conoscendo solo adesso questo affascinante mondo quindi avrei poco da dirvi a riguardo, piuttosto il mio vuol essere un invito ad avvicinarvi a questo meraviglioso mondo che è ispirazione per grandi uomini… grandi come il distinto uomo dietro la scrivania.
Danilo Tomaselli