Giungle letterarie: le false recensioni

Creato il 11 aprile 2013 da La Stamberga Dei Lettori
Utopia vorrebbe che il web fosse un luogo ameno in cui toccare con mano, senza intermediari, onesti pareri sui prodotti in cui andremo a investire i nostri soldi. Ovviamente, nel nostro caso, si parla di libri.
Nonostante il web 2.0 sia spesso visto come zona franca in cui  il buon selvaggio (il recensore non di professione), esule dall'influenza economica dei grandi marchi, può dire pane al pane e vino al vino, ponendosi così come valida alternativa al giornalista e critico di professione marchettaro, non è esattamente così.
Si tratta di un'utopia, per l’appunto. Perché il web, frequentato da utenti i cui monitor ne celano le identità meglio di qualsiasi maschera, è una giungla irta di trappole per chi non vi si addentra armato di machete, fucile e bussola di precisione.
I lettori che frequentano lit-blog come il nostro arrancano, talvolta inconsapevoli, tra ascose paludi di faciloneria, servilismo e scambi di favori

Sulla prima trappola non mi dilungherò, perché chiunque dotato del ben dell’intelletto sa subodorare un blogger che ha letto dieci libri in tutta la sua vita e con tale favolosa esperienza pretende di giudicare Twilight un capolavoro del romanticismo e Lolita un romanzo pornografico e disgustoso. 
Anche la seconda trappola si può aggirare con un po’ d’accortezza: moltissimi lit-blogger intrattengono a oggi un qualche tipo di rapporto con un numero variabile di case editrici. Tale rapporto, che si basa prevalentemente sull’invio di newsletter con possibilità di richiedere una copia (cartacea o digitale in base alla casa editrice) a scopo recensione, genera spesso un numero sbilanciato di recensioni entusiastiche ai libri inviati da quelle case editrici, in quanto il mezzo per scrivere una recensione (la copia del romanzo) viene spesso confuso con un premio che va preservato tramite la positività delle recensioni svolte. Non si tratta di malafede, ma di un vacuo peccato di infantile ingenuità alimentato da speranze di visibilità e benevolenza. 
La terza trappola è la più infida, perché può nascondersi ovunque: tale pratica, la circolazione rotatoria delle recensioni, si basa sul quid pro quo, o, se volete, sul bel proverbio sicilianizzante "una mano lava l'altra, e tutt'e due lavano la faccia". Consiste, banalmente, nello scambio di recensioni tra autori, in modo da garantirsi vicendevolmente maggior visibilità. Difficile da svelare e da comprovare, è una delle truffe più pericolose.
Esistono, per fortuna in numero limitato, anche lit-blog che chiedono un compenso per una recensione, un'intervista, una vetrina pubblicitaria. Da evitarsi come la peste: quanti autori pagherebbero infatti per una recensione negativa?

Se sbugiardare il blogger risulta tutto sommato semplice per il lettore prudente, lo stesso non si può dire della pratica delle recensioni false che impazza sui social network, in cui è più arduo distinguere un onesto utente da un fake creato a tavolino per gonfiare i giudizi su determinati romanzi, o addirittura dallo stesso autore. Il caso più eclatante è forse quello di Unika di E.J Allibis, pubblicato da De Agostini, di cui - tra i tanti - ha parlato Zweilawyer sul suo blog. Il romanzo, sostenuto da un massiccio battage pubblicitario, è infatti attualmente nelle librerie di 548 utenti italiani su aNobii, con un gran numero di recensioni positive che risultano quasi tutte scritte dalla stessa persona.
La pratica degli account fake per sostenere i romanzi non è passata inosservata tra gli utenti del social network; qualcuno ha anche dedicato il suo tempo a creare una libreria in cui votare a suon di un'unica stelletta i libri sostenuti da false recensioni, di cui si segnalano le modalità di autopromozione. The Blog Around The Corner riporta la notizia di un noto caso di autorecensione (sockpuppeting): il giallista R.J. Ellory, undici libri all'attivo e più di un milione di copie vendute, avrebbe infatti recensito più e più volte i propri libri in termini entusiastici e sotto falso nome, denigrando peraltro altri suoi colleghi.
Non si tratta di una pratica limitata ad aNobii e Goodreads: Amazon, IBS e gli altri grandi negozi virtuali permettono di inserire recensioni senza alcun controllo, e pullulano di giudizi eccellenti pubblicati nel migliore dei casi da amici e familiari dell’autore, nel peggiore dall’autore stesso o persino da addetti al suo ufficio stampa o da quello della sua casa editrice. Amazon si è recentemente dichiarato pronto all’epurazione dei contenuti «giudicati poco realistici». Viene da insospettirsi tuttavia quando ci si imbatte in un lettore che ha pubblicato oltre ventimila commenti (quante vite occorreranno per leggere così tanto?): chi lo ha pagato per investire una tale quantità di tempo in recensioni false? Quanto interesse ha realmente Amazon nel cancellare recensioni positive che si traducono in un incremento nell’acquisto dei suoi libri?
IBS, fortunatamente, conserva traccia dell'indirizzo IP dei recensori: basta cliccare su un nickname per accedere a tutte le recensioni lasciate dall'utente, anche se sotto diverse identità. E qui casca l'asino, quando si scopre che qualcuno ha recensito più volte lo stesso libro. Popularsoda propone otto spie per riconoscere una recensione falsa, soprattutto su Amazon: il miglior consiglio è di diffidare soprattutto di coloro che hanno pubblicato un'unica recensione, perché potrebbe trattarsi di più profili creati dallo stesso utente (quasi sempre l'autore) o di persone invitate dall'autore a iscriversi al sito per sostenere il loro romanzo.
Angolo biografico: un giorno mi venne a chiamare mia madre. Aveva un libro di poesie in mano, pubblicato dalla giovane figlia di una collega, spiegandomi che tutti, in ufficio, avevano deciso di comprare una copia del libro e di recensirlo positivamente sul sito della casa editrice per supportare la giovinetta. Mia madre, naturalmente, mi chiese di segnalarlo sul mio blog. La mia risposta, di un'unica parola, fu di quelle che generalmente le figlie non danno alle madri, e che qui sostituirò con "marameo". Se quindici recensioni apparentemente casuali a un esordiente generano nell'aspirante acquirente l'impressione che si tratti di un talento in boccio, immaginate un contesto più ampio, magari le acque smosse da un addetto a un ufficio stampa.

Abbiamo parlato dei blog e dei social network, generalmente frequentati da lettori forti, e dei grandi negozi online, che registrano un numero di accessi molto più significativo in termini di vendita, ma non va sottovalutato nemmeno il pericolo costituito da Yahoo Answers, ultimamente regno dell'autopromozione selvaggia: la piattaforma che ospita i dubbi più disparati degli utenti, dalla richiesta di istruzioni su come indossare un preservativo alle domande su come riparare la propria lavatrice, è anche loco di libera discussione ove richiedere consigli cinematografici, artistici, musicali, letterari. Alla domanda "Che libro mi consigliate?", camuffati in mezzo agli utenti onesti e inconsapevoli, spesso si accalcano a rispondere gli stessi autori, i loro cugini di terzo grado e i loro amici.

Ribadire quanto patetiche e disoneste siano simili pratiche è, io credo, inutile. Vergognosi i blogger che si sentono in dovere di supportare case editrici e autori immeritevoli nella speranza di ricevere benevolenza o una copia omaggio. Ancor più vergognosi gli autori che, per vendere qualche copia in più, si supportano da sé o invitano parenti e amici a lodare il proprio libro. Ma i più vergognosi sono coloro che dovrebbero possedere una professionalità, quelli che con simili mezzi disonesti sperano di strappare qualche euro in più ai consumatori. Mi piacerebbe credere che prima o poi saranno sbugiardati dall'effettiva qualità del libro prodotto, ma... non è un paese per ottimisti

Articolo di Sakura87


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