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GIUNI | Las Moradas | In cd la versione integrale del concerto del ’99 presso la Basilica di San Lorenzo Maggiore a Milano

Creato il 23 dicembre 2015 da Amedit Magazine @Amedit_Sicilia

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“Las Moradas” | Finalmente in cd la versione integrale del concerto del ’99 presso la Basilica di San Lorenzo Maggiore a Milano.

di Giancarlo Zaffaroni | Discografia a cura di Massimo Pignataro

Si intitola Las Moradas il recente album che racchiude la versione integrale del concerto tenuto da Giuni Russo nel dicembre 1999 presso la Basilica di San Lorenzo Maggiore a Milano (all’interno della rassegna “La musica dei cieli”). È un ritratto a tutto tondo della personalità e dello stile maturo di, documenta il suo rapporto con il pubblico e una parte grande del suo lavoro: la “musica viva” fuori dagli studi di registrazione. Ogni brano aggiunge temi, prospettive umane e musicali, spirituali e terrestri a un racconto sfaccettato dell’artista e della donna. La prodigiosa estensione vocale e le molteplici tecniche di canto fuse insieme senza residui sono al servizio di un’interpretazione intelligente e profonda, seria e gioiosa, senza fatica, sorretta da arrangiamenti appropriati ed eloquenti, mai retorici.

La voce di Giuni è qui accompagnata da Corrado Medioli (fisarmonica e tastiere), Stefano Medioli (pianoforte e programmazione computer) e Marco Remondini (violoncello e sax soprano). Nella traccia d’apertura Nada te turbe un tappeto armonico sospeso accompagna il declamato, impreziosito da melismi, e introduce al castello interiore di Teresa d’Avila (che ispira il titolo dell’album). Segue Io nulla, testo di San Giovanni della Croce, in cui ripete molte volte le parole del titolo mostrando le infinite sfumature della voce. Oceano d’amore è una poesia sufi  cantata con lunghe note tenute sulla “a” (emozione quando la voce solista si eleva in vocalizzi sopra le voci maschili armonizzate). Anche in Vieni ascoltiamo lunghe vocali e accordi ritmati; il testo mistico musulmano esalta la virtù dell’accoglienza: vieni, chiunque tu sia, un messaggio potente nei nostri tempi divisi. La spiritualità non è staccata dal dolore del mondo: ne Il Carmelo di Echt gli ebrei non sono uomini e il grido acuto sulla parola “Auschwitz” rimane bene impresso al primo ascolto, indelebile. Moro perché non moro, quinta traccia del disco, mostra la rara capacità di trovare una musica nei testi non destinati al canto; racconta Bianca Pitzorno nel suo libro che Giuni voleva mettere in musica il testo di Teresa d’Avila ma non le riusciva; mesi dopo, una sera in auto con Maria Antonietta, le parole riemersero in un canto di Giuni a mezza voce, sopra una musica che veniva chissà da dove, così corsero a casa a fissare l’intuizione: la creazione autentica sboccia per forza propria. Giuni introduce i pezzi con brevi citazioni recitate in modo intenso, come una sacerdotessa, si preoccupa che il riverbero sonoro non confonda le parole.

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Molti brani hanno una struttura libera determinata dal testo, le ripetizioni danno un senso di accumulazione; ogni pezzo rimane come sfondo ai successivi con una piacevole vertigine che estranea dal mondo sensibile e immerge sempre più in quello della musica, che racconta l’ineffabile. La figura è quella dell’amato (amata) al quale si lascia la vita in eredità, oppure Dio; è toccante pensare che Giuni poco prima di questo concerto avesse scoperto di essere malata. La sua voce è una canzone d’amore per una donna, o di Dio per una sua creatura. L’inizio di Nomadi, nona traccia del cd, stupisce per la campana che sembra quella di una chiesa, unita a vocalizzi arcaicizzanti; la nota melodia rivela piccole digressioni armonico-melodiche. La terza religione monoteista è rappresentata dal Cantico dei cantici: le parole magiche all’inizio de La sposa sono l’origine di un mondo che tiene divisi testo e vocalizzi, che si uniscono poi in canto su un ritmo ostinato di tre note ascendenti. La musica de L’Addio è quella di un lied romantico, pianoforte e violoncello; è un congedo da una vita precedente, un inizio di libertà; la lunga nota e il vocalizzo finale sono musica lirica. Un toccante e poderoso Adeste fideles (con qualche variazione) e Il sole di Austerlitz (accompagnato dal piano solo) completano il concerto.

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Il disco, prodotto da Maria Antonietta Sisini e distribuito da Edel, è concepito come dono alla grande Teresa D’Avila nel V centenario della nascita. Nel booklet un’accorata introduzione di Madre Emanuela della Madre di Dio (Priora del Monastero delle Carmelitane scalze di Milano), e un testo di Franco Zanetti. Le registrazioni live sono state curate da Lamberto Cesaroni. Un nuovo prezioso tassello si aggiunge così alla discografia postuma di Giuni Russo, grazie all’instancabile impegno della fedele Maria Antonietta Sisini e al supporto dell’associazione “GiuniRussoArte”.

Giancarlo Zaffaroni


Cover Amedit n. 25 - Dicembre 2015

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“Célestine” by Iano

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