Lo sapevo che ci arrivavo all'insonnia. Inevitabile come lo scorrere del tempo. I fiori sbocciati chinano il capo, questa mattina è finita l'estate. I piedi nudi sul pavimento rimandano un impressione di freddo, la luce è grigia, le auto per strada risuonano diverse. Mi sono svegliata, mi chiedo, o sto dormendo? forse era l'estate, un lungo sonno ricamato di ore lunghe e tegole calde, abbracci maestosi e nuovi baci. Forse nessuno si è mai scostato da questo ottobre di mille giorni, e le scarpe infangate non sono secche fuori dalla porta, i baci erano desideri e i fiori appuntati sulle moto dei riflessi di specchio.
Addio a una vista
Non ce l'ho con la primavera
perché è tornata.
Non la incolpo
perché adempie come ogni anno
ai suoi doveri.
Capisco che la mia tristezza
non fermerà il verde.
Il filo d’erba, se oscilla,
è solo al vento.
Non mi fa soffrire
che gli isolotti di ontani sulle acque
abbiano di nuovo con che stormire.
Prendo atto
che la riva di un certo lago
è rimasta - come se tu vivessi ancora bella
come era.
Non ho rancore
contro la vista per la vista
sulla baia abbacinata dal sole.
Riesco perfino ad immaginare
che degli altri, non noi
siedano in questo momento
sul tronco rovesciato d’una betulla.
Rispetto il loro diritto
a sussurrare, ridere
e tacere felici.
Suppongo perfino
che li unisca l'amore
e che lui stringa lei
con il suo braccio vivo.
Qualche giovane ala
fruscia nei giuncheti.
Auguro loro sinceramente
di sentirla.
Non esigo alcun cambiamento
dalle onde vicine alla riva,
ora leste, ora pigre
e non a me obbedienti.
Non pretendo nulla
dalle acque fonde accanto al bosco,
ora color smeraldo,
ora color zaffiro
ora nere.
Una cosa non accetto.
Il mio ritorno là.
Il privilegio della presenza ci
rinuncio.
Ti sono sopravvissuta solo
e soltanto quanto basta
per pensare da lontano.
(wislawa szymborska )