Questa primavera, calda in tutti i sensi, regala anche gli ultimi, ma non certo meno interessanti, spettacoli della stagione teatrale 2011-2012. L’EuropAuditorium ospita infatti l’Apocalypse dell’amatissimo Giuseppe Giacobazzi, uno degli eventi più attesi dell’anno come dimostra il tutto esaurito con mesi di anticipo per le tre rappresentazioni previste; il pubblico, variegato e di tutte le età, gremisce il teatro in ogni ordine di posto e riserva a questo personaggio, unico nel panorama italiano, un calore ed un apprezzamento forse mai toccati in tutta la stagione. Confesso che conoscevo pochissimo questo artista “autoctono”, giusto per qualche spezzone visto su YouTube, e quindi per me si è trattata davvero di una piacevole e divertentissima scoperta. Con il suo accento romagnolo, Giacobazzi si presenta sul palco in modo quasi dimesso, ma bastano poche battute e l’auditorio è già tutto ai suoi piedi e per le successive due ore si sprecheranno applausi e “grosse, grasse” risate. La carriera di Giacobazzi affonda le sue radici in lontane comparsate nelle radio e tv locali, per iniziare a prendere quota poi nel “Costipanzo Show”, fino ad arrivare ai fasti di “Zelig”, che lo hanno incoronato come uno dei comici, made in Italy, più esilaranti e graffianti. Dopo qualche esperienza cinematografica, “Baciato dalla fortuna” accanto a Vincenzo Salemme e Alessandro Gassman e “Vacanze di Natale a Cortina” con Christian De Sica, Giacobazzi torna dunque a calcare le scene con questo suo nuovo spettacolo, “Apocalypse”, in cui lo showman regala al pubblico la sua brillante ed effervescente comicità affidandosi semplicemente all’amarcord. Facendo ricorso al suo intercalare romagnolo ed alla sua mimica inconfondibile, Giacobazzi si sofferma sui mali dell’attuale società italiana con una scaletta sempre in progress, legata com’è agli spunti tratti qua e là dai vari talk show, telegiornali e reality, passando attraverso le mode ed i tic del momento, messi alla berlina calandosi nei ricordi, condivisi anche dal suo pubblico, di un passato, chissà perché, sempre preferibile a questo fosco e gravoso presente.
Non mancano accenni al vecchio premier o ai nuovi politici, ma è senza dubbio sulle problematiche della vita di tutti i giorni che Giacobazzi esprime il meglio di sé. Rivivono così sul palco i ricordi suoi, ma anche nostri, ammantati dalla malinconia piacevole che solo il passato sa trasmetterci, delle marachelle d’infanzia, dei primi turbamenti amorosi, del tempo delle corse in bici prima, in motorino dopo, in auto infine, con al centro sempre le donne, questi esseri meravigliosi, ma così difficili da comprendere, apparentemente sesso debole, in realtà forti e decisamente parte dominante di ogni rapporto relazionale. Esilarante il racconto degli approcci in discoteca, quando, sulle note de “La febbre del sabato sera”, i ragazzi del tempo cercavano di fare le loro prime conquiste in quell’ora, fantastica e ormai perduta, dei “lenti-time”. Forse la parte migliore è comunque quella dedicata a come la pubblicità incida sull’esistenza dei singoli non solo lanciando le mode imperanti, ma, peggio ancora, creando una serie di bisogni indotti, che ci costringono a fare e ricercare cose davvero lontane da noi. Il finale, tutto incentrato sui quarantenni, perenni Peter Pan, che si ostinano a non voler crescere mai, è una sequela esilarante di battute su come i magazine del settore (Men’s Health su tutti) cerchino di suggerire tecniche per far cadere in trappola donne che dicono sempre sì (ma dove sono mai?!?). In periodi oscuri, come quelli che stiamo ora vivendo, che ben vengano dunque momenti di evasione come questo in cui un istrione, un novello e moderno cantastorie, come Giacobazzi, sempre con grande garbo ed ironia, mette alla berlina i nostri vizi e vezzi facendoci sorridere di noi stessi, ma allo stesso tempo aprendoci in modo sottile gli occhi su una società in cui lobby potenti e senza scrupoli riescono a tenerci avvinti ad un modello sociale sbagliato e frivolo, che ci allontana dai valori veri, e, perché no, da quelle sane virtù che stiamo nascondendo sempre più. Gli applausi finali scroscianti, entusiasti e calorosissimi fotografano una performance sopra le righe, che regala risate à gogo, ma anche, a chi vuol intendere, importanti spunti di riflessione. Per me davvero una piacevolissima scoperta, questo Giuseppe Giacobazzi!!!
Gli scatti inseriti nell’articolo sono stati gentilmente concessi dal Teatro EuropAuditorium di Bologna