Nel Sabato santo è stato aperto di nuovo il famoso caffè dell’Ussero, con tutta la possibile magnificenza e coll’eleganza delle capitali. Il proprietario nelle prime sere ha guadagnato quando nove, quando ottocento ed anco mille lire…
( Giuseppe Giusti, Lettere familiari inedite, Epistolario Babbini – 11 aprile 1828 )
Pisa – Lungarno
Dirò una bischerata, ma per me sono arcipersuaso che s’impari all’Ussero almeno quanto s’impara in Sapienza, e però vorrei che questi due locali si dividessero il tempo della vita dello scolaro, ad onta delle prediche di tutti i predicatori. Codesto di Pisa è un noviziato doppio: cioè vi si incomincia a imparare a studiare e a imparare a vivere; poi usciti di costà s’incomincia a saper vivere e saper studiare.
( Giuseppe Giusti, Lettera a Papini )
Pisa – Caffè dell’Ussero
Si va vociferando lo studio essere dannoso: piuttosto che ajutare, inceppare l’ingegno; volersi libertà di pensiero, libertà di vita, libertà di modi; l’assiduità, la meditazione, la pacatezza essere industrie di vecchî, pastoje e fastidî alla gioventù; dovere l’ingegno velocemente seguire i naturali moti, non le regole dell’arte; e quest’arte qual essa sia, essere una balordaggine, anzi una tirannia. Sarà vero, ma io non lo credo, e so per prova che non lo è. Il cavallo indomito potrà essere un bel cavallo, ma non sarà mai un cavallo buono: né vedo che i libri e le opere tutte di questi sfrenati o rumorosi ciarlatani, abbiano vita più lunga del Lunario.
( Giuseppe Giusti, Lettera del 1837 )
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