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Bonaventura Arnaldo, I Bagni di Lucca

Da Paolorossi

[...] mescendo sempre il sarcastico humor al palpito che tanta bellezza di natura destava nel suo cuore d'artista, scriveva, de' Bagni di Lucca, Enrico Heine [...] acutamente, da osservatore profondo, poneva in rilevo la ragion vera della loro bellezza resultante dall'armonica proporzione di tutte le parti concorrenti a formare il quadro, né troppo grande né troppo piccolo ed esprimenti quasi una civiltà artistica.

[...] Egli affermava che in Italia la natura è piena di passione come il popolo stesso.

E certo all'indole peculiare e caratteristica del popolo nostro toscano ben sembra conformarsi e rispondere il paesaggio dei Bagni di Lucca. Non qui la grandiosità della natura selvaggia come nei borghi alpini bianchi e scintillanti di neve: non qui le desolate e pur suggestive pianure della campagna romana : non qui i parchi e i giardini pieni di aranci e di rose onde s'allietano le campagna del Napolentano e della Sicilia. Qui la semplice e pura eleganza naturale del paesaggio toscano, colle montagne lussureggianti di verde, coi colli dal dolce declivio, colle valli solcate da freschi ruscelli d'argento, colle praterie erbose, coi viottoli romiti, colle aiuole coltivate ; qui un succedersi di bozzetti leggiadri, di amene vedute, di combinazioni di luce e di prospettive, come scriveva a proposito di questi luoghi Giuseppe Giusti, da incantare pittori e non pittori, purché abbiano occhi da vedere e animo che accompagni la vista.

Le naturali bellezze e l'efficacia curativa delle acque termo-minerali che vi si trovano, dettero ai Bagni di Lucca molta rinomanza fino da tempi antichissimi. Ché se mancano documenti comprovanti la tradizione che fossero noti ai Romani e che vi soggiornasse perfin Giulio Cesare, è certo che nel medio evo se ne diffuse largamente la fama e che godettero successivamente un lungo periodo di celebrità mondiale.

[...] Ma la vera celebrità dei Bagni di Lucca comincia al tempo della Contessa Matilde : la quale per agevolarne l'accesso ai numerosi infermi che vi si recavano, specialmente dalla parte di Lombardia, fece costruire, in sostituzione del vecchio ponte di Chifenti, quell'arditissimo e meraviglioso Ponte detto alla Maddalena che è comunemente conosciuto sotto il nome di Ponte del Diavolo.

Esso rientra, veramente, nella circoscrizione territoriale del Borgo a Mozzano ; ma poiché tocca quasi il confine dei Bagni di Lucca, dal lato inferiore, e forma a questi l'accesso dalla Garfagnana, gioverà ricordarne anche qui la leggenda, quale fu narrata da un contadino a Giuseppe Giusti che così la riferisce in una sua lettera ad Andrea Francioni da Pescia:

" ... Raccontano che san Giugliano, quando fece il Ponte, per finir quest'arco chiamò quell'amico e gli disse che l'aiutasse: ma chi sa poi se è vero?... Perché no? Dunque? Chiese aiuto al... gli chiese aiuto (qui ci accorgemmo che il buon uomo aveva scrupolo a nominare il Diavolo) e gli promesse la prim'anima che ci fosse passata su. Quando fu finito, san Giugliano, per canzonarlo, di laggiù di fondo aizzò un cane e poi gli tirò una stiacciata su per il ponte: il cane corse dietro e qui, dove toccò col piè, agguantò la stiacciata: quello che stava a vedere chi passava il primo, subito gli dà addosso, e quando trovò ch'era un cane invece d'un cristiano lo prese, lo scaraventò con tanta rabbia in terra che sfondò qui, passò di sotto. Ma non sarà vero: lo dicono, ma chi c'era allora?... "

( Arnaldo Bonaventura, I Bagni di Lucca, Coreglia e Barga - Istituto Italiano d'arti grafiche Editore, 1914 )

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