di Filippo Radogna
Giuseppe Lupo: Viaggiatori di nuvole (ed. Marsilio)
È una storia si svolge intorno al 1500 e narra le vicende di un giovane stampatore veneziano di nome Zosimo Aleppo che parte alla ricerca di un personaggio misterioso, “chierico Pettirosso”, in possesso di pergamene molto particolari. Il lungo e avventuroso itinerario che si svolge attraverso tutta la Penisola, arrivando anche in Francia, è la metafora della vita dell’uomo e del suo inesauribile desiderio di conoscere il mondo che lo circonda.
Il romanzo di cui stiamo parlando è Viaggiatori di nuvole, pubblicato da Marsilio, dello scrittore Giuseppe Lupo, presentato nei giorni scorsi a Irsina (comune in provincia di Matera con un interessante centro storico medievale), nell’ambito di un tour di incontri che l’autore lucano ha svolto nella sua regione d’origine. Infatti Lupo, che vive a Rescaldina (Milano) e insegna letteratura italiana contemporanea all’Università Cattolica del capoluogo lombardo e di Brescia, è nativo di Atella, in provincia di Potenza, comune peraltro citato in una parte del romanzo.
Prima dell’inizio dell’atteso incontro letterari, il primo cittadino di Irsina, Raffaele Favale, con un gruppo di amministratori, cultori di storia e giornalisti locali ha accompagnato il noto ospite in una visita guidata ai principali monumenti della cittadina. In particolare ci si è soffermati sulla Cattedrale, dove è collocata la preziosa statua marmorea di Sant’Eufemia risalente al 1454, attribuita al Mantegna, che tra il 2007 e il 2008 è stata in mostra al Museo del Louvre di Parigi, come il sindaco ha spiegato allo scrittore che, da grande appassionato di tutto quanto concerne l’arte e la storia, è parso molto interessato.
E proprio al sindaco Favale è toccato introdurre la serata di presentazione del libro, che si è tenuta nel Chiostro dell’ex Convento di S. Francesco. Favale ha evidenziato come la presenza di un autore come Giuseppe Lupo nella cittadina lucana abbia il significato di tenere i contatti con corregionali di valore che vivono oltre i confini lucani, oltreché di farne conoscere l’opera.
Infatti, l’autore di Atella si distingue nel panorama letterario italiano. Tra i molteplici riconoscimenti ha ricevuto, nel 2008, con il romanzo La Carovana Zanardelli (ed. Marsilio), il Premio Grinzane Cavour-Fondazione Carical e il Premio Carlo Levi, mentre nel 2011, con L’ultima sposa di Palmira (ed. Marsilio) è giunto nella cinquina dei finalisti al Premio Campiello e gli è stato assegnato il Premio Vittorini. Inoltre, collabora alle pagine culturali dei quotidiani “Il Mattino” e “Avvenire”.
Nella sua articolata relazione, Antonio Paradiso, già docente di lettere negli istituti superiori e studioso di storia locale, ha illustrato personaggi e vicende del testo, riferendosi anche alla letteratura “ariostesca”, in particolare quando nel romanzo ci sono richiami all’idea dell’eterno sogno dell’amore.
Giuseppe Lupo (da sagarana.net)
Inoltre, a parere del relatore, come avvenuto anche in libri precedenti, Lupo, con linguaggio visionario, rievoca il mito del viaggio, tema ricorrente nella letteratura di tutti i tempi. Infatti, secondo Paradiso, in Viaggiatori di Nuvole il protagonista Zosimo Aleppo ha lo spirito di un navigatore al pari di Cristoforo Colombo. E proprio su tale concetto, nel suo intervento, Giuseppe Lupo ha spiegato che non è un “realista del viaggio”, ma attraverso esso racconta i sogni e l’utopia, nella speranza che essi si realizzino.
Quanto al filo rosso che caratterizza i suoi libri, l’autore ha rimarcato che, “rispetto ai quattro romanzi precedenti, come collocazione del tempo storico c’è discontinuità, perché mentre gli altri erano ambientati nel Novecento, quest’ultimo va molto indietro nel tempo. Le coordinate che fanno parte della mia maniera di raccontare le storie sono comunque simili. In primo luogo vi sono la fantasia, la visionarietà e l’utopia della storia, che rimangono le bussole di orientamento che da sempre inseguo nella mia narrativa. In questo senso – ha aggiunto – c’è continuità, ma c’è continuità anche nella lingua, perché chi legge questo libro troverà una lingua che è quella delle storie, dei racconti orali, della tradizione mediterranea”.
Rispondendo poi alle domande di numerosi giovani, relativamente alle pagine del romanzo dedicate alla Basilicata, sempre presente nei suoi romanzi, l’autore ha spiegato che la regione per lui è un grande magazzino di storia, un “Pozzo di S. Patrizio” dove si trova di tutto e che continuerà a raccontare.
In definitiva, Giuseppe Lupo si cimenta ancora una volta con una storia nella quale la letteratura fantastica diviene un pretesto per dare voce all’utopia e tornare a sognare. E di ciò, in tempi difficili, si sente quanto mai bisogno.
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