Oggi, Nella sala consiliare “Leonardo Frenna” del palazzo comunale di Ribera, è in programma alle ore 17 un convegno sulle trivellazioni nel Canale di Sicilia. Hanno assicurato la loro presenza l’on. Cascio ed i senatori Ruvolo, D’Alì e Marinello. Quest’ultimo, non potendo partecipare all’evento, ha fatto pervenire un messaggio alla nostra Redazione che pubblichiamo integralmente.
Messaggio del Sen. Giuseppe Marinello Pres. della Commissione Territorio, Ambiente e Beni Ambientali del Senato della Repubblica.
“Trivellazioni nel canale di Sicilia ? No grazie”.
Ringrazio per il cortese invito a prendere parte a questo interessante dibattito al quale purtroppo non potrò partecipare a causa di concomitanti impegni aventi per oggetto le stesse, delicatissime, tematiche, ed in particolare le attività di esplorazione davanti le nostre coste finalizzate alla scoperta di giacimenti petroliferi e di idrocarburi.
Il tema delle trivellazioni, soprattutto in mare e lungo le coste, pone diversi ordini di problemi: rischi di incidenti rilevanti e pericoli per un patrimonio irripetibile sul piano paesaggistico, ambientale e culturale; corrisponde anche ad una sostanziale e pesante scelta di fondo circa gli orizzonti e le vocazioni strategiche del futuro della Sicilia. Peraltro è una scelta già vissuta sulla pelle dei Siciliani, con cicatrici indimenticabili: basta verificare gli strascichi di quelle scelte su Milazzo, Gela, Priolo.
L’attività di esplorazione finalizzata alla scoperta di giacimenti petroliferi e di idrocarburi comporta per sua natura operazioni invasive dei fondali e degli ambienti marini. Il Canale di Sicilia è uno dei mari a più alta biodiversità del Mediterraneo grazie a una serie di complessi processi oceanografici che influiscono sulla produttività delle sue acque.
Non è lontano il ricordo di ciò che accadde nel Golfo del Messico qualche tempo fa e le spaventose conseguenze che generò a causa del guasto alla piattaforma Deepwater Horizon e l’idea che lo stesso episodio possa accadere nei nostri mari, causando danni ambientali sicuramente ancor più devastanti, ci induce alla massima prudenza nell’autorizzare nuove attività di prospezione e perforazione in zone particolarmente delicate come, nel caso specifico, quella del canale di Sicilia e di tutto il Mar Mediterraneo.
Su questo tema sono particolarmente impegnato dapprima come “siciliano” e istituzionalmente come Presidente della Commissione Ambiente del Senato e per questo motivo mi permetto di segnalare, in questa sede, la fervente attività parlamentare svolta fino ad oggi a tutela della Sicilia e di tutto il Mar Mediterraneo.
A fronte delle imponenti richieste da parte delle aziende petrolifere di vedere autorizzati ulteriori progetti per impianti di estrazione di idrocarburi in mare, soprattutto in Sicilia, la Commissione Ambiente del Senato, che mi onoro di presiedere, per approfondire tale tematica e per arginare il più possibile tale richiesta, ha avviato con urgenza, a partire dal 2 luglio 2013, un’indagine conoscitiva in materia di “ricerca ed estrazione di idrocarburi in mare”, data in cui sono iniziate le audizioni, 32 in totale per la precisione, a cui hanno preso parte Istituti di ricerca, Enti Statali, Associazioni di categoria e soggetti Istituzionali.
Al termine di questo lungo e tortuoso percorso di approfondimento, la Commissione Ambiente ha approvato una risoluzione particolarmente restrittiva dal punto di vista della tutela ambientale, che è stata presentata all’Aula del Senato, in data 2 aprile 2014, sotto forma di ordine del giorno, a mia firma, condiviso da una grandissima maggioranza. Devo per onestà sottolineare come il documento approvato in Aula è risultato meno stringente rispetto la risoluzione della Commissione. Comunque si è avuta una forte e positiva convergenza di gran parte dei Gruppi parlamentari, anche dell’opposizione.
Ciò nonostante, la Regione Siciliana, in data 4 giugno u.s., ha siglato un protocollo d’intesa con il comparto petrolifero per l’ulteriore sfruttamento e utilizzo delle risorse siciliane di gas e petrolio presenti anche davanti le coste dell’Isola. Prontamente, ho convocato per un’audizione il Pres. della Regione Siciliana Crocetta per essere ascoltato in merito ai contenuti di tale accordo che hanno suscitato particolare perplessità in quanto non collimanti con l’impegno assunto dal Governo Nazionale contenuto nell’ordine del giorno approvato dal Senato della repubblica in data 2 aprile 2014. Al termine di tale audizione sono rimasto insoddisfatto delle risposte fornite dal Pres. Crocetta alle domande poste dai Senatori componenti delle Commissione Ambiente, ritenendole “inadeguate”.
Tra l’altro si è rilevata anche l’assenza di risposte sulle capacità della Regione di fronteggiare eventuali incidenti che possono verificarsi durante l’attività estrattiva. Senza considerare che la Sicilia non si avvale, come accade invece nel resto d’Italia, della consulenza di Istituti specialistici autorevoli come ISPRA, INGV e CNR.
Per rendere ancora più completa ed efficace l’attività di indagine che sto svolgendo in qualità di Presidente della Commissione Ambiente, lo scorso 6 ottobre ho effettuato un sopralluogo, con l’ausilio della Guardia Costiera, presso la Piattaforma “Prezioso” per accertarmi personalmente della regolarità nello svolgimento delle attività da parte dell’ENI, attività indirizzate non soltanto all’estrazione di idrocarburi ma anche e soprattutto a rispetto degli standard di sicurezza e tutela del patrimonio di biodiversità dell’ambiente marino.
E’ mia intenzione proseguire, insieme agli altri Senatori componenti della Commissione Ambiente, ad effettuare “sopralluoghi” e verifiche presso le altre piattaforme presenti davanti alle coste siciliane ed ad impegnarmi ulteriormente con “atti ufficiali” per la tutela del nostro territorio.
Nella prima decade di novembre presenterò, presso la sala stampa del Senato, un Rapporto ampiamente documentato su specifici areali marini con particolare riferimento ai banchi siti dalle Egadi sino a Porto Empedocle. Tale Rapporto illustrerà inequivocabilmente l’inappropriatezza di tali attività palesemente incompatibili con l’ambiente marino.
Personalmente proseguirò con il massimo impegno e la massima attenzione ad occuparmi di questo tema così come farà la Commissione Ambiente che proseguirà il suo lavoro all’insegna del monitoraggio e del “contrasto” di tutte quelle iniziative atte a deperire le peculiarità marittime, turistiche e culturali della nostra Sicilia, a partire dal provvedimento c.d. “sblocca Italia”, al momento al vaglio della Camera dei Deputati, nel quale, grazie ad una serie di forzature normative e costituzionali, rilancia indiscriminatamente su tutto il territorio nazionale, a terra e a mare, le attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi.
Auguro buon lavoro a tutti.
Sen. Giuseppe Marinello.