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Giuseppe Moroni (1888-1959): Cristo sofferente datato 1944
Creato il 30 aprile 2010 da Ambrogio Ponzi @lucecoloreIn questo delicato pastello di Giuseppe Moroni (1888-1959), il volto, ben definito e individualizzato, del Crocefisso sembra esprimere una calma inspiegabile, la totale e incondizionata dedizione di Gesù: non esitiamo a proporlo, insieme ad altri interessanti inediti conservati presso il Seminario di via Palestro, in relazione alla Pasqua e all’anno sacerdotale indetto da papa Benedetto XVI. Già appartenente alla collezione del compianto monsignor Lodovico Bonini, il foglio, un cartoncino di 30x30, firmato e datato aprile 1944, reca nel retro la seguente dedica: “ Al Rev.mo don Ottorino Dusi / in ricordo della Sua prima S.Messa / G.Moroni/ Devotissimo 16/4/94”. Sempre presso il Seminario Vescovile, è rintracciabile un secondo disegno autografo con dedica a un altro neo-sacerdote di Pieveottoville: Don Giorgio Galli ( che ricordiamo come direttore del Risveglio negli anni Settanta e parroco di Santa Margherita e di Tabiano), ordinato nel 1957 dal vescovo monsignor Paolo Rota: si tratta di una gentilissima immagine di Maria Vergine, abilmente delineata a penna, senza incertezze e ripensamenti, alla maniera egli antichi maestri.
Dello speciale rapporto di stima e amicizia, che intercorre tra il pittore cremonese e il clero diocesano, si ha conferma anche in opere di maggior respiro, come questo dipinto, probabilmente il cartone preparatorio per un affresco, che sappiamo essere stato donato negli anni Sessanta a monsignor Artemio Raimondi, il quale a sua volta ne fece dono alla Curia Fidentina, che lo ha in seguito destinato al Museo del Duomo (inv. D 47). Il soggetto ci riporta direttamente nel cuore del mistero della salvezza che si celebra nella Settimana Santa, con Maria che regge davanti al sepolcro il corpo del Figlio appena deposto dalla croce.Per sviluppare il tema antico della Pietà, il pittore ha fatto ricorso agli schemi tradizionali, ma come si può vedere, l’impianto iconografico è attualizzato con forza dal linguaggio essenziale e classicheggiante, tipicamente novecentesco, che imprime un forte senso plastico alle figure e, in particolare, anche ai piccoli fiori stilizzati, che germogliano ai piedi della croce sulla nuda roccia del Calvario, per richiamare simbolicamente il valore universale della redenzione e della rigenerazione cristiana; anche il cielo azzurro, solcato da leggere nuvolette allude alla redenzione dei peccati, alla nuova vita portata al mondo dalla morte di Gesù e dalla sua ResurrezioneCremonese di origine, Moroni scelse di abitare al di qua del Po, nella piccola Pieveottoville, lasciando, come noto, tracce importanti della sua arte in diverse chiese della diocesi di San Donnino: dipinti parietali, ma anche tele, mosaici e vetrate, per le parrocchiali di Zibello, Polesine Croce Santo Spirito, Santa Croce, Fidenza ( Chiesa Santuario della Gran Madre di Dio) e nella stessa Pieveottoville. Altre opere di Moroni, oltre a quelle puntualmente elencate da Dario Soresina (Enciclopedia Diocesana Fidentina, vol.1), sono visibili nelle vicine chiese di Soragna e Noceto.
Artista non solo di soggetti sacri ma anche profani a lui si deve il fastoso ciclo pittorico di Salsomaggiore Terme imperniato sul mito pagano della ninfa Igea, eseguito nel 1922 per il salone principale delle Terme Berzieri, “uno stupendo affresco ispirato allo stile secessionista” che, come è stato osservato, si colloca in perfetta armonia con i raffinati decori policromi dei marmi e delle ceramiche del liberty orientaleggiante di Galileo Chini. Giuseppe Moroni fu allievo di Giulio Bargellini e Aristide Sartorio ed ebbe subito importanti riconoscimenti (tra cui il primo premio al Concorso Nazionale Francescano del 1925) e incarichi che lo portarono a lavorare in ogni parte d’Italia. Tra le imprese più significative Roma, Montecatini, Milano e Benevento.Partecipò a varie esposizioni, a Milano, Roma, Trieste, Torino, Venezia, Cremona.Nando Avanzini, in “Pomeriggi a Salsomaggiore”, lo ricorda in occasione dell’ultima mostra allestita a Salsomaggiore un anno prima della morte avvenuta a Roma nel 1959. Sue opere sono presenti nella sala del Novecento del Museo Civico di Cremona.Nel 1999, il Marianum di Roma, gli dedicò una singolare mostra, Dignitas matris, consistente nella nell’esposizione di un’ampia serie di dipinti e disegni che sviluppano il tema della maternità alla luce dell’evento della maternità divina di Maria. Come scrive la curatrice della mostra e del catalogo, Maurizia Bonatti Bacchini in nessun ciclo come quello mariano e della tematica della maternità l’acclamato pittore di figure e paesaggi è riuscito a “condensare il senso religioso della vita conciliando mistero e quotidianità”. Un importante contributo per riscoprire interamente la ricca e complessa figura di Moroni è stato offerto dall’ultima mostra salsese proposta nel 2001 dalla stessa Bonatti Bacchini, i cui studi sul Liberty e sulla storia delle città termali si sono spesso incrociati con le opere del pittore cremonese approdato nel 1928 nel piccolo centro sulla sponda destra del Po.