Giuseppe Puglia il Bastaro. Il naturalismo classicizzato nella Roma di Urbano VIII - Massimo Francucci
Creato il 30 novembre 2013 da Andrea Leonelli
@AndreaLeonelli
Link all’acquistoLibrocoSinossiGiuseppe Puglia, detto il Bastaro, fa parte della schiera di eccellenti pittori attivi a Roma nel primo trentennio del Seicento, momento forse tra i più fecondi dell’intera storia dell’arte occidentale. Malgrado la sua importante seppur breve attività, svoltasi non solo a Roma, ma anche in cittadine e località minori del Lazio e delle Marche e interrottasi per la precoce morte a soli trentasei anni di età, il nome del Bastaro, dopo essere stato ricordato nel 1642, a sei anni dalla morte, da una biografia nelle Vite compilate da Giovanni Baglione1, scompare dalla letteratura artistica e dagli stessi inventari delle collezioni dove pur erano presenti sue opere2, per rimanere legato solo alle pale presenti nelle chiese romane, che continuano a figurare nelle principali guide dedicate alla città pontificia. Lavorare e distinguersi nel clima culturale della Roma papale di quel tempo significava districarsi tra due eredità culturali poderose e monolitiche, il caravaggismo e il classicismo, binari stilistici ed espressivi antitetici ma alla fine complementari l’uno all’altro. Da una parte Michelangelo Merisi, che dal primo decennio del secolo conta un’infinita schiera di seguaci e imitatori, dall’altra Annibale Carracci, Reni, Lanfranco e Guercino, che creano le radici della stagione più autenticamente barocca, fanno del palcoscenico romano quanto di meglio per mettere alla prova giovani talenti variamente influenzati da entrambe le correnti. Nella sua pittura Giuseppe Puglia – che fu tenuto in una certa considerazione da Roberto Longhi – si mostra capace di fondere con un piglio molto personale la temperie caravaggesca e quella classicista. La ricerca si propone, tra l’altro, di verificare in rapporto al caso specifico di un artista che sfugge agli schemi in atto nella letteratura coeva la consistenza di tali paradigmi, nell’intento di mettere in luce una voce originale del Seicento romano: originale anche per il fatto di portare avanti il suo ‘naturalismo classicizzato’ negli anni in cui il papato di Urbano VIII (1623-1644) avrebbe favorito l’affermazione del barocco, che divenne in poco tempo lo stile egemone.BiografiaNato a San Benedetto del Tronto, Massimo Francucci ha svolto la sua formazione accademica tra le Università di Bologna e Chieti, dove ha conseguito il dottorato di ricerca con una dissertazione su Giuseppe Puglia che è alla base della monografia sul pittore. Le sue ricerche sono focalizzate sulla pittura del XVII secolo e in particolare finalizzate a ricostruire i modi degli scambi artistici all’interno dello Stato della Chiesa. Si è occupato della rilettura di personalità pittoriche di grande spessore, ma ingiustamente trascurate dalla storiografia contemporanea quali ad esempio Giovanni Battista Boncori, cui ha dedicato il periodo di studio presso la Fondazione Roberto Longhi di Firenze (L’attività pittorica di Giovanni Battista Boncori tra l’Abruzzo e Roma, in “Proporzioni”, n.s. VII-VIII, 2006-2007, ma 2009, pp. 102-112; Giovanni Battista Boncori: riflessi dell’Accademia in Abruzzo, in Abruzzo. Il Barocco negato. Aspetti dell’arte del Seicento e Settecento, a cura di R. Torlontano, Roma, 2010, pp. 251-259) e Giovanni Giacomo Sementi, figura fondamentale per comprendere i rapporti interni alla bottega di Guido Reni, nonché l’influenza del naturalismo nella pittura di matrice classicista (Giovanni Giacomo Sementi: un dipinto di soggetto insolito, in “Arte Cristiana”, 869, 2012, pp. 143-148). All’analisi della figura del reatino Antonio Gherardi, con la presentazione di numerosi inediti, ha dedicato un intervento apparso su Paragone (Segnalazioni per Antonio Gherardi, in “Paragone Arte”, 751, 2012, pp. 16-27). Di recente ha pubblicato un saggio dedicato a Guido Reni nelle Marche in relazione all’importante personalità del cardinale osimano Antonio Maria Gallo e alla sua committenza (Tra Guido Reni e il Pomarancio: la committenza del cardinale Antonio Maria Gallo a Osimo e Loreto, in Da Rubens a Maratta. Le meraviglie del barocco nelle Marche. 2. Osimo e la Marca di Ancona, catalogo della mostra a cura di V. Sgarbi, Milano, 2013, pp. 39-45). Collabora inoltre con il professor Daniele Benati, di cui è allievo, presso l’Università di Bologna e, con il professor Erich Schleier, che ha gentilmente accettato di scrivere la presentazione del libro sul Bastaro.Pagina Libro
Pagina FacebookFormato Libro: Cartaceo
Casa Editrice: Libro Co. Italia s.r.l.
ISBN: 9788897684169
Numero Pagine: 220
Prezzo: 77,00
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