Magazine Poesie

Giuseppe Samperi - Oltre gli strappi, inediti

Da Ellisse

In questi versi di Giuseppe Samperi (che no makeup today_by cat-o_from flickrabbiamo già incontrato QUI) persiste ancora, soprattutto in quelli da "Isolandomi di inchiostro", la scrittura o la sua forma o il suo antico emblema, l'inchiostro, nel senso metaforico di cui avevo già parlato precedentemente. Aggiungerei, rispetto a quello che avevo detto, che sembra che Samperi ami pensare di attraversare la vita versando inchiostro. Il che peraltro sarebbe già una bella professione di fede.  Quindi è naturale che lui si "tinga" di poesia, che la parola tracciata sia lenitiva come sciroppo per la tosse, l'inchiostro è cercato, scorre in tubature, l'inchiostro isola più di quanto possa esserlo già un isolano. Il tutto sempre in bilico, per dirla con Jakobson, tra metafora e metonimia (o forse la sineddoche), in breve tra l'ampliamento del senso per assonanze e somiglianze e la tentazione di fare dell'emblema (in questo caso l'inchiostro) un totem, una parte per il tutto. Non so quanto perseguibile ancora, ma fatto salvo quanto avevo già detto a proposito de "Il miliardesimo maratoneta", comprese le qualità intrinseche di questa scrittura, a cominciare da suggestione, sintesi e leggerezza.
Negli altri testi, quelli tratti da "Vocativi filiali" il discorso è un po' diverso, trattandosi di poesie differenti per forma e contenuto. La struttura è più compatta e di diverso peso, la versificazione più canonica e forse un po' più spigolosa, l'apostrofe (a differenza degli altri brani in cui scrittura e inchiostro sono immagini di una estensione del sé, di una ruminazione) è rivolta all'esterno, a un "tu", sia esso la madre o altri, la poetica è quella di una insistita negazione, una negatività in cui la carta trascolora, gli idiomi tornano oscuri, il segno prende il sopravvento sul suono, sulla voce. E forse il fido "inchiostro" di Giuseppe non soccorre a lenire. (g.c.)

OLTRE GLI STRAPPI (Vecchi versi inediti e quasi inediti) 1999/2000

da ISOLANDOMI D’INCHIOSTRO

Non può non sa

   (girarrosto querulo)

   (canditi assenti)

parlerà trobar leu[1]

trobar ric[2]

semisilenziando

motondeggia al fondo.

Avresti mai pensato

navigando interstizi

luce   (finestra-tramonto)

avresti mai pensato

– mi dicevo –

di cercare inchiostro?

*

Potremmo andare

Milano Venezia

– oltre screpolature –

tanto TV ovunque

tu non altro

– faccende a parte –

o forse mi faccio

siringa-fantasia e cerco

   il non senso,

il non senso

entro nelle tubature

dell’inchiostro

   tento

   le falde

lascio

che s’apra l’isola

isolano

isolandomi

d’inchiostro.

*

Come improbabile

non riesco

– a malapena –

a rifarmi d’inchiostro

la sera.

*

A sera

illanguidisce l’aria

   si stende

   s’allarga.

A sera

   – se l’imbrunire esplode

   tingendomi –

ancora più piccolo

d’un passero

che s’acqueta

   non porgo saluti

   mi stringo

   mi tingo

   di stanca poesia.

*

Vacua

non so cosa ma vacua

curveggiando l’ore

iperbole a sonno

vacua.

   – tubano in frequenza

   colombe e svolazzano,

   pigolii d’uccelli

   e voci di vecchi –

vacua

la posta dell’arresa

   vacua

la non-arresa

se vacua

questa scrittura tesse.

*

Rimane la tenaglia

dei giorni che stringe

se il limone brucia

   – disinfetta –

– l’ultima se alla gola

punge il fumo, «l’ultima

   sigaretta!» –

la parola è sciroppo

per la tosse ?

*

Dalla scrivania

– sole e tegole –

mi bussano i tempi

«900 FU

   ANDATO

rapporto uomo-macchina

   SOLITUDINI ... »

2000 auguri

e 2000 di questi schermi

parole a non finire, lettere

e-mail @ piove fuori

collegamenti nell’istanza d’un RE

alla finestra tre telecomandi

telefonino a portata di suono

vibrazione …

   (leggo la vita

   di Carlo Michelstaedter).

Anch’io avrò il mio mouse

nel girotondo tondo della sera

il sole brucerà la terra alfine

con batter di ciglia

chissà dove

   chissà dove

il pensiero negativo in fondo

   risucchiato nell’ozono

   incerto

chissà dove

senza telecomandi avrà

il mio discendente

   il suono

   l’immagine

la sera –

isolandomi

d’inchiostro.

da VOCATIVI FILIALI

NON ATTENDERE

Non attendere lamine di Storia

non valori mutuanti di catene sintagmatiche

non casupole-corpuscoli in sfibrante luce.

Il bianco della carta trascolora,

ingialliti idiomi da decodificare

mentre il Verbo che ci nutre ci consuma

nel non sapere a quale tempo strutturale

in sincronia a carponi sfavilliamo.

Non attendere lamine di Storia

sublimarci-vivere il fonema che siamo

in quest’idioma fluttuante di Domanda.

VOCATIVO

Fàtica parvenza di richiamo

non un fonema di periti amori

non il grugnito d’altro non presente

non l’odore di pelle inevocabile …

non puoi nella grammatica di sillabe

non sai nell’ascensione delle chiese

non consonante riporti d’oltre tomba.

Sovrapposta ortografia alla fonetica

immobile scrittura o istante-verbo

non puoi non sai non riporti.

Classe aperta non appelli ritorni.

IN SOLINGHI PERCORSI

In solinghi percorsi vuoti a perdere

beviamo madre confezioni d’inappartenenza

punti da raccogliere per altri ghetti indifferenti

non dintorni di parole non atti estremi

posta non arriva cassettoni arrugginiti.

Ognuno nell’Uno tempera gusci esatti

l’incertezza ha spigoli di lati distorti

il dolore il bisogno informi sgretolati

Tu Tu Io: inesattezza indigesta a matematici.

In solinghi percorsi vuoti a perdere

beviamo madre contenitori di giorni

rintaschiamo nostre porzioni di sole:

Tu Tu Io: inesattezza amante di parole.



[1] Una delle ‘posizioni’ descritta dai poeti del “fine amor” che vorrebbe la poesia comprensibile a più persone possibili: poetare ‘lieve’.

[2] Altra scuola di pensiero poetico che imporrebbe il nascondimento dei sentimenti e l’oscurità del dettato poetico. Poesia fruibile soltanto da una cerchia di ‘eletti’.
Giuseppe Samperi è nato a Catania, vive a Castel di Iudica. Laureato in Lettere Moderne, ha fondato e diretto le “Edizioni del Calatino” (già “Samperi editore”). Ha pubblicato i seguenti libri (cartacei): Sarmenti Scattiati (Catania, 1999); Alice dell’amore (Catania, 2002); Il miliardesimo maratoneta (Castel di Iudica – Catania, 2011). In ebook ha pubblicato: Genesi e temi di un romanzo “familiare”: ‘La casa in collina’ di Cesare Pavese (2012) e La bottega del non fare & altri racconti (2012).


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