Oggi ho visitato Artefiera, la mostra mercato dedicata all’arte che si tiene ogni anno a Bologna verso la fine del mese di gennaio.
Sabato mi sono trovata a partecipare alla Notte Bianca bolognese, un po’ spenta, per rendermi conto di come Bologna in quanto città non mi apparterrà mai: per quanto apprezzi le viuzze del centro e certi splendidi edifici storici come Palazzo Pepoli, San Petronio e San Luca, odierò sempre il traffico, lo smog, i piccioni, la puzza di piscio persistente e la maleducazione estrema della gente, unita all’antipatia del bolognese che raramente ho trovato in altri luoghi dell’Emilia Romagna.
Artefiera, dicevo, sulla quale preferisco stendere un velo pietoso tralasciando una serie di critiche che vorrei muovere ma per cui è necessaria una certa impostazione che questo post non possiede: preferisco mostrarvi qualche lavoro di un artista che amo molto, Giuseppe Uncini. Uncini lavora con ferro e cemento, due elementi tra i più resistenti simboli di forza e innovazione anche tecnologica, elementi che egli tratta con estrema pulizia di linee unita a geometrismi che creano un interessante connubio fra linee e spazi pieni.
Quest’ultima l’ho scattata oggi ad Artefiera, in uno stand interamente dedicato alle sue opere di piccole dimensioni, come questa in cartone pressato e asticelle di ferro