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Giustizia è tagliare dove si deve e non dove conviene

Creato il 12 settembre 2010 da Dallomoantonella

I precari riconsegnano i libri agli studenti

“Giustizia  è lasciare tutti equamente insoddisfatti”  ed aggiungo “Giustizia  è tagliare dove si deve e non dove   conviene   a chi taglia”

Ciao amici, il titolo di oggi  non promette nulla di buono  ma è quello che di meglio sono riuscita a tirare fuori dal cilindro.

 

L’Italia  risulta essere tra i paesi  dove è ancora  sempre  troppo  alto  il tasso di incidenti sul lavoro, vere ed autentiche tragedie quando questo  indice   diventa  causa di morte,  eppure non è in cima alla classifica  tra i paesi dell’unione europea.

Abbiamo appena assistito alle ennesime dichiarazioni  di incidenti mortali, le vittime sarebbero   tre operai deceduti per effetto di gas tossici ed uno straziato da una pressa.

Quando questo accade  (e non dovrebbe mai accadere)  si urla allo scandalo ma purtroppo   è ancora troppo basso  il livello di formazione e di coscienza  antinfortunistica  dei  lavoratori e delle logiche  imprenditoriali;  in  questo caso  sembra che i detti operai  (quelli morti per le esalazioni) non avessero adottato   le normali e prescritte norme di prevenzione,  ma  se anche così fosse, questo  non  solleva nessun  dirigente  dal  sentirsi  chiamato  a istruire in modo serio e  sostanziale  sui pericoli  che i suoi  dipendenti  corrono  nel non attendere  a   certe inderogabili  prassi  di  sicurezza.

A  tal proposito  vedasi   l’articolo di rassegna.it  sul tema degli infortuni sul lavoro   che illustra lungamente  gli indici  di mortalità  e di  lesioni permamenti o temporanee.

Non mi  sbilancio sul grado di disoccupazione  che non  risulta    essere affatto  un problema solo italiano, se si prende visione delle statistiche  a livello  europeo e non solo, ma è pur  vero  che è spiccatamente nostra la disoccupazione giovanile, tra le più alte dei paesi dell’Euro.

E’  pur vero che  è tipicamente nostra  l’arte dell’arrangiarsi, del saper fare da sé,  ma  questa  caratteristica più che aiutare una  nazione   a progredire  aiuta le singole persone a sopravvivere,  che comunque  non è poco.

Il precariato, ahime,  è forse invece il vero tasto dolente  che  ci riguarda;  se si consultano  gli indici degli altri paesi possiamo vedere che   solo  in  Italia  abbiamo un  folto e storico  gruppo  di assunzioni  a tempo determinato  nel mondo della scuola  che tocca vertici  pressoché  vergognosi,  basta  consultare  anche l’articolo di   Paolo  Fasce  intitolato  Scuola: il punto (e croce)   che illustra egregiamente la condizione  della città  di Babilonia  che   sarebbe  il maremagnum  delle nomine  agli insegnanti.

Personalmente non posso che fare queste riflessioni:

  • Dovremo  chiamarci   un popolo di coglioni  visto  che ci va bene questo governo  che ha messo la scuola italiana  in ginocchio a vantaggio di quella confessionale
  • Dovremo    chiamarci   un popolo di cretini  visto  che non sappiamo avere un   senso critico  sufficiente  a capire che da questa situazione se ne deve uscire ed anche a gambe levate,  prima che  diventi cronica  ed  insanabile
  • Dovremo chiamarci    un popolo di imbecilli  se  continuiamo  a tenerci le fette di salame  sugli occhi lasciando  che i più incompetenti ministri   che si possano immaginare   continuino  a propinarci  le loro storielle ben costruite e ben  architettate  che hanno il solo scopo ottimamente riuscito di metterci l’uno contro  l’altro,   di far vedere l’ostacolo dove non c’è, di disorientare le comprensioni  delle questioni  reali.

Le  questioni reali  sarebbero  le sempre note, ossia riforma del sistema fiscale, riforma del sistema elettorale, riforma della  giustizia, lotta alla criminalità organizzata,  tutela   della   sicurezza.

Abbiamo forse visto un cambiamento significativo  in uno solo  di questi campi? Forse  qualcosa di buono è stato fatto, non si vuole essere genericamente  disfattisti e poco  obiettivi,  ma  è  giudicabile insufficiente dopo  due anni  di governo effettivo.

I soli interventi che di certo non sono mancati  sono stati appunto i tagli operati a danno di tutto il settore pubblico, nessun   ambito  escluso.

Scusate  il linguaggio poco  diplomatico  e  fuor di metafora,  ma  non  siamo stanchi  di leggere su ogni  giornale  con un proprio  senso  critico e su ogni blog   con  un altrettanto  punto di   vista  oggettivo   che  tutto questo  va in qualche modo risolto, va in qualche modo affrontato  in  modo  radicale?

Non sto parlando di  sporca  politica, non sto parlando di  sindacato, non sto parlando  di  adesioni verso   un partito piuttosto che verso un altro, sto parlando di giustizia sociale e di futuro del paese e di  futuro per i nostri giovani  che invece o preferiscono andare all’estero  o rimangono  spesso  senza  una seria  occupazione.

Lo so,  c’è un mondo di piccoli  dirigenti, di piccoli imprenditori autonomi, di artigiani laboriosi  ed indefessi   che hanno da sempre lavorato e che ogni giorno lavorano senza privilegi, senza tutela  alcuna,  e  che  per questo  difficilmente  comprendono  le logiche  del lavoro  fisso, del lavoro sicuro, alle quali  logiche sembrano ubbidire  proprio  gli insegnanti   e tutto il mondo del settore pubblico  in genere,   ma  bisogna  che questo mondo straordinario  ed  altrettanto prezioso   comprenda   che  chi lavora per lo Stato  o per lo sviluppo del paese   non  è  un   numero  che possa  essere  cancellato   solo perché  così vien comodo a chi governa, per il   puro  soddisfacimento delle proprie logiche di palazzo.

Lo  so,  c’è  un  sindacato  disunito   che si dimostra  totalmente incapace   o quasi  di difendere  quei cosiddetti  privilegi  conquistati   invece  duramente sul campo al prezzo di lotte intestine e di  delitti efferati;  lo so,  ci  sono le colpe  delle politiche passate  che  gravano  sulla situazione di oggi come macigni, e che non possono essere  smussate  con facilità, né in tempi brevi, né senza   gravose  conseguenze,  ma tutto questo  non cambia di un solo millesimo  quello che è la verità, quello che è lo stato dei fatti.

Lo stato dei fatti è che le nostre famiglie  avranno   per i loro  figli  quest’anno un’offerta formativa gravemente insufficiente, a  dispetto di quello che  viene invece garantito  ed assicurato su certi media (e se si pensa che il livello di progresso di una nazione si misura sul suo livello di educazione e di istruzione  formativa…) ;  lo stato dei fatti  è che sono stati operati  vergognosi tagli  là  dove  non si sarebbe dovuto, lasciando intoccati o quasi,    tutti quei   privilegi   che rimangono il solo vero difetto   e la sola prima vera  grave  palla al piede  d’Italia.

E  quando torneremo a votare, perché prima o poi ci ritorneremo (più prima che poi)  che cosa voteremo ancora?  Agli italiani la scelta  di cui saranno come è ovvio  i veri responsabili.

 


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