Per depositare un ricorso o costituirsi in giudizio bisogna portarsi anche la carta da casa perché il Ministero non fornisce più neanche i fogli dei verbali d’udienza.
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Non è bastata l’introduzione generalizzata del contributo unificato e del suo aumento per ogni scaglione di valore e dei diritti di cancelleria. I costi della Giustizia sono diventati quasi “ingiusti” e l’accesso diventa sempre più oneroso, ma nonostante ciò, evidentemente, il salasso a più riprese effettuato dai precedenti governi non è stato sufficiente se oggi, un cittadino che intende depositare un ricorso al Giudice di Pace deve portarsi oltre al contributo unificato, venti fogli uso bollo da casa e consegnarli direttamente in cancelleria per garantirsi la prosecuzione di un qualsiasi giudizio.
Accade a Lecce, ma un po’ dappertutto, perché pare che sia stato proprio il Ministero della Giustizia a “consigliare” tale scorciatoia, per evitare di rimanere senza carta su cui scrivere durante l’udienza. Per carità, di tali questioni se n’è sentito parlare anche in tempi meno recenti, ma ciò che sorprende è che nonostante gli interventi nelle scorse finanziarie per cercare di garantire maggiori entrate già al momento in cui si tenta di accedere alla giustizia, tocchi sempre al cittadino pagare, pagare e pagare per cercare di vedersi tutelati i propri diritti.
Secondo lo “Sportello dei Diritti” che a più riprese ha criticato l’introduzione e l’aumento del contributo unificato anche per istituti processuali quali quelli del ricorso alle sanzioni amministrative, spesso illegittime, questi fatti sono l’ulteriore prova che le promesse di razionalizzazione della spesa pubblica, in un settore nevralgico del sistema di un paese quale quello della Giustizia sono state tutte disattese ed impongono al Ministro in carica interventi immediati per garantire l’accesso alla tutela giurisdizionale e servizi sufficientemente funzionali a tutti i cittadini.
Giovanni D’AGATA