Giustizia. Secondo la Banca Mondiale, L’Italia è al 158° posto su 183 paesi nella tutela dei diritti del cittadino

Creato il 29 gennaio 2012 da Iljester

Alla inaugurazione dell’anno giudiziario, gli avvocati hanno protestato contro le liberalizzazioni del Governo Monti. Mentre i magistrati hanno aperto. Forse perché questo Governo non intende portare avanti la riforma della separazione delle carriere, cavallo di battaglia civile del centrodestra e osteggiato dalla casta giudiziaria e dalla sinistra che con i giudici ha un rapporto strettissimo. Del resto Lupo, presidente della Corte di Cassazione, lo ha detto chiaro e tondo: «Si sono diradate le nubi che si erano addensate sul nostro impianto costituzionale». Dunque pericolo scampato per giudici e pm che continueranno a essere un’unica cosa, in barba alla parità processuale tra accusa e difesa, alla meritocrazia e alla terzietà del giudice che dovrebbe essere lontano da un pm quanto lo è dall’avvocato.

Ma l’aspetto più contraddittorio degli interventi dei magistrati riguarda la denuncia sulla prescrizione, ritenuta «un agente patogeno che incentiva strategie dilatorie della difesa» e «implementa oltre ogni misura il numero delle impugnazioni in vista dell’esito estintivo». Come se la causa della lentezza giudiziaria non dipendesse dai magistrati, ma dagli avvocati. I quali fanno solo il loro mestiere. La prescrizione è sacra. Perché è l’unica forma di sanzione che può essere applicata quando un giudice non fa bene il proprio lavoro, visto che non vi sono altre sanzioni a carico del magistrato inefficiente, che tutt’ora può fare quello che vuole, anche depositare una motivazione dopo cinque anni dalla pronuncia della sentenza senza che nessuno possa far nulla. Non esistono strumenti per obbligare un giudice a rispettare i tempi processuali.

La verità è che la giustizia italiana fa schifo perché è il sistema giudiziario a essere sbagliato e incancrenito in una selva burocratica e in una struttura di privilegi e vantaggi a favore dei magistrati che impediscono il corretto esercizio dell’attività giudiziaria. Manca di fatto la responsabilizzazione del giudice e del pm, la cui attività errata o abnorme è priva di qualsiasi sanzione. Dicevo prima della motivazione. Esistono norme processuali che pongono un termine per il deposito della motivazione di una sentenza. Eppure, spesso questo termine è violato dal giudice, e non vi è sanzione contro questa violazione. E spesso, è a causa di questa violazione che un reato si prescrive. E quante volte poi il termine dei sei mesi per le indagini preliminari viene aggirato non iscrivendo immediatamente l’indagato nel registro degli indagati? E che dire poi dei rinvii processuali a cadenza annuale? Come si può dire (anzi, come si ha il coraggio di dire) che la prescrizione è un evento patogeno se poi il processo dura dieci anni? La prescrizione ha una durata minima di sei anni. Se il sistema giudiziario fosse sano, la prescrizione interverrebbe raramente perché i processi nascerebbero e si concluderebbero tutti nel giro di un anno, e non come capita oggi, nel giro di dieci anni. Hai voglia che così interviene la prescrizione! E dico: grazie al cielo! Perché diversamente la giustizia sarebbe solo una tortura giudiziaria (e già lo è: immaginate una persona condannata in primo grado. Ovviamente ha fretta di fare l’appello. Ma se il giudice non deposita la motivazione della sentenza nei termini prescritti, e magari la deposita dopo un anno, voi ben potete immaginare che quella persona ha bruciato un anno in più per ottenere giustizia!).

A ragione dunque la Banca Mondiale colloca la giustizia italiana al 158° posto, addirittura dietro il Vietnam. I processi italiani durano il triplo rispetto a quelli inglesi, tedeschi e francesi. La lentezza giudiziaria nel nostro paese è esasperante e il sistema è sbagliato. Ecco perché è necessario riformare. E il governo Berlusconi era sulla strada giusta: separazione netta tra giudice e PM per garantire la parità processuale tra accusa e difesa e la terzietà del giudice; responsabilità (civile e penale) diretta per i magistrati che non fanno bene il loro lavoro; tempi processuali contingentati con precise decadenze. Perché per esempio se scade il termine per un appello, questo non può essere più presentato (è dichiarato inammissibile), mentre se scade il termine per il deposito di una sentenza, non accade nulla e il magistrato non subisce alcuna conseguenza?

Altro che prescrizione «agente patogeno» della giustizia. Il vero agente patogeno della giustizia è la diffusa irresponsabilità della magistratura, ipergarantita e iperprotetta persino contro i suoi stessi errori e le sue inefficienze. E chi ne paga le conseguenze sono i cittadini, costretti a sopportare una giustizia lenta e scollata che costa 7,5 miliardi di euro all’anno.

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di Martino © 2012 Il Jester 


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