Giustizia umana e Coscienza sono incompatibili

Creato il 10 marzo 2014 da Straker
Lo Stato non siamo noi. In quanto uomini liberi, integri, amanti della Verità e della Giustizia, noi riconosciamo come autorità solo la nostra Coscienza ed esigiamo che le istituzioni dichiarino di essere onorate della nostra stessa impeccabile esistenza.
Sempre più spesso ci chiedono la nostra opinione circa la sovranità individuale, ossia la possibilità di ciascun uomo di affermare la propria libertà e dignità al di fuori dei vincoli di legge sanciti dagli Stati. Ora, non entriamo nel merito della questione, poiché è un tema alquanto complesso. Qui ci limitiamo ad accennare alcune coordinate.
Il sistema giuridico internazionale risente in misura maggiore o minore della bolla "Unam sanctam" promulgata dall’orrendo pontefice Bonifacio VIII (al secolo Benedetto Caetani) e di altre due lettere papali successive. La giurisprudenza dei paesi anglosassoni, almeno in linea teorica, contempla l’evenienza che il singolo proclami la propria sovranità. Il diritto italiano, invece, in cui i giudici, sempre in linea teorica, applicano una legge a loro superiore, diritto che discende dai principi del Corpus iuris civilis giustinianeo, non pare proprio prevedere tale opportunità.
Il punto comunque non è questo, giacché la legge è un’astrazione: non esiste una giustizia umana da cui possa promanare un ordinamento ineccepibile. Lo Stato di diritto è una chimera. Lo Stato è solo l’espressione di una classe o di una cricca che opprime, sfrutta e vessa il popolo, pensando esclusivamente a preservare i suoi luridi privilegi. Perciò ogni disquisizione a proposito di norme, regole, fonti del diritto, costituzioni... è, prima che inutile, ridicola.
Per quanto ci riguarda, il codice penale ed il codice di procedura penale sui cui ci siamo formati coincidono in toto con “I promessi sposi”. Intendiamo che Manzoni comprese come funziona, anzi come non funziona la “giustizia”, debole con i forti e forte con i deboli. L’autore milanese era tutto fuorché uno sprovveduto: nel romanzo con sarcasmo e con lucidità denuncia una situazione politica e sociale corrotta sino al midollo. Solo i deficienti e gli allucinati possono pensare che i magistrati siano imparziali, che nei tribunali si pronuncino sentenze giuste. Renzo e Lucia e, più in generale, gli umili lo imparano a loro spese. Poiché essi, però, hanno fede in Dio, nella sua Giustizia superiore, alla fine accettano questa vita di mota. Gli altri si attaccano al tram e fischiano l’Aida.
Come ci insegnano i sofisti, la giustizia è la legge del più forte e del più scaltro. Lo Stato, in quanto costruzione del tutto illegittima e criminale, può solo partorire una giustizia iniqua, feroce ed aberrante. All’interno dei codici si troverà sempre qualche cavillo, qualche pretesto, qualche appiglio per un’interpretazione ad uso e consumo del prepotente di turno. Non ha ragione chi ha ragione, ma chi è arrogante, come ci ammonisce Fedro nella celebre ed amara favola, “Il lupo e l’agnello”.
Nel "Paradiso" Dante, scrive “Diligite iustitiam qui iudicatis terram”, ossia “Amate la giustizia voi che giudicate la terra”. Dispiace constatare che il sommo poeta vaneggiasse di uomini amanti della giustizia in grado di giudicare gli altri. I pochi uomini probi, integerrimi, disinteressati non operano nei tribunali, anzi non operano all’interno delle nefaste e nefande istituzioni. Se siamo fortunati, ci imbatteremo in greggi di inetti, in masnade di ignoranti, ma l’onestà appartiene ad un’altra dimensione.
Chi combatte per attestare la sovranità individuale merita un plauso, poiché manifesta una concezione alta e nobile della giurisprudenza. Purtroppo la realtà effettuale è ben diversa: i pre-potenti, anche quei pochi che conoscono i fondamenti giuridici, non esitano un attimo a spiaccicare il cittadino, come fosse una mosca. Coloro non si peritano di trasgredire le regole basilari della convivenza civile: non hanno alcun ritegno. Sono in una botte di ferro. Il vizio e la scelleratezza sono per loro garanzia di totale impunità. Nessuno mai avrà l’ardire non di perseguirli, ma di torcere loro un capello.
Chiarito ciò, ci sembra che i fautori della sovranità individuale siano un po’ come coloro che, basandosi sui cardini teorici di una fisica quantistica mal compresa, sono sicuri di poter modificare gli eventi, anzi l’intero universo con il potere dell’intenzione, potere tra l’altro di un singolo individuo. Sinora non risulta ci siano riusciti.
Questo non significa che non si debbano esperire tutte le vie lecite per rintuzzare gli assalti di un sistema tirannico. Si possono e si devono escogitare strategie per contrastare i misfatti governativi. In effetti, negli Stati Uniti, in Canada e nel Regno Unito, qualche cittadino, appellandosi al codice della navigazione, è stato in grado di schivare la mannaia dei palazzi di “giustizia”. Tuttavia di fronte a qualcuno che ha trionfato, quanti sono gli infelici che sono massacrati di botte o fulminati con il taser, ancora prima che possano proferire un fonema!
Siamo in ogni caso sempre disponibili a rettificare tali conclusioni: chi fosse riuscito a schivare i fendenti di un establishment odioso, è invitato a comunicarcelo ed a rendere partecipi della sua positiva esperienza il maggior numero di lettori possibile.
Reputiamo, però, che chi confida in questa o in simili forme di difesa della propria libertà empirica (non interiore, che è invulnerabile) sia simile ad un soldato intento a proteggersi da una mitragliata con uno scudo di cartone.

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