Giustizialisti, con juicio

Creato il 17 gennaio 2012 da Zamax

E’ molto spiaciuta alla nostra stampa sobriamente benpensante la Lega poco forcaiola che si è divisa sul voto sulla richiesta di arresto avanzata dalla procura di Napoli nei riguardi di Nicola Cosentino, contribuendo in modo decisivo alla «salvezza» del reprobo. Il quale reprobo, però, è indagato da una vita, e da una vita è sotto i riflettori. Cosa possa combinare in queste condizioni lo sa solo l’Onnipotente o la nostra onnisciente magistratura. La richiesta di arresto era palesemente pretestuosa, e il suo arresto avrebbe voluto solo un valore, o meglio, un disvalore «esemplare», perché così piace ai cultori della legalità del nostro paese, abituati a vivere di simboli positivi e negativi, ai quali stringersi attorno o sui quali lanciare l’anatema, obbligatoriamente. Si è così confermato che il «moderatismo» messo in pratica da queste penne guardinghe è un conformismo che con molta urbanità sa venire a patti anche con le pulsioni peggiori, quando siano abbastanza diffuse. Sono i casi in cui «ascoltare la pancia della gente» diventa una virtù. Qui la sobrietà, se vi interessa saperlo, sta nell’adeguarvisi giudiziosamente, senza sbracare.

C’è qualcosa di vile e di ostinatamente meschino nel non voler riconoscere che proprio in casi come questi si vedono i frutti positivi della lunga stagione berlusconiana. Evidentemente sul lento processo di maturazione leghista fa premio la necessità di sganciare la Lega dal PDL, sia che essa ritorni al celodurismo originario, sia che diventi una «costola» della sinistra a forza di lusinghe e legittimazioni verso i «maroniani» di turno, nella speranza di trovare un giorno un Fini leghista. Per i nordisti sono due opzioni suicide, e perciò incoraggiate. L’unico futuro per la Lega è un’alleanza sempre più organica col partito di Berlusconi: i dirigenti del partito e i suoi elettori in cuor loro lo sanno, anche se il concetto non è ancora entrato nella loro testa.

Il voto è anche un segno che col tempo, dopo il colpo di mano che ha messo Monti alla guida del governo, le forze politiche si stanno naturalmente riaggregando. E si è visto che il terzo polo, quello fieramente indipendente, alla prima conta un po’ delicata, senza aver alle spalle qualche diktat europeo, si è diligentemente piegato ai dettami della stagione giustizialista. Sua Vacuità Pier Ferdinando Casini, con la tipica voluttà dei democristiani convertiti alla vulgata sinistrorsa, ha parlato di eutanasia del Parlamento, di suicidio in diretta, solo perché i suoi alleati di un tempo hanno salutato con qualche applauso l’esito del voto, come se non avvenisse ogni volta che nell’attività parlamentare si esce dall’ordinaria amministrazione. Per quanto fragile questa rinnovata intesa tra Berlusconi e Bossi ha messo in allarme la vasta platea dei corifei del «governo del presidente», tanto più che il professor Monti, a parte le pose garbatamente efficientiste, fin qui non ha affatto dimostrato il nerbo necessario per farsi sentire in Europa e per mettere in cantiere le mitiche e sanguinose riforme di cui abbiamo tanto bisogno, i due fronti sui quali è stato chiamato a combattere, «facendo presto». Che dovesse fare presto non c’è dubbio, ma non per i ben martellati motivi di emergenza che gli hanno spianato la strada, ma per cogliere l’occasione offertagli da una classe politica in stato comatoso.

E così oggi con tutta naturalezza si biasima la debolezza della Lega nei confronti di Berlusconi come non tanto tempo fa si biasimava la debolezza di Berlusconi nei confronti della Lega, e l’immobilismo che ne derivava. Tali capriole si spiegano facilmente: virtù vere se ne vedono poche in giro. Chiarezza di idee e coerenza sono merce rara. E’ molto più facile illudersi che sia possibile vellicare gli istinti peggiori dell’opinione pubblica, purché rientrino nel catalogo aggiornato del politicamente corretto, e nello stesso tempo sfoggiare la retorica della ragionevolezza e della responsabilità; sciocchi esercizi impersonati in questi giorni dai due rumorosi impostori chiamati Equità e Rigore.

[pubblicato su Giornalettismo.com]


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