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Giusto qualche titolo

Creato il 10 novembre 2014 da Ninapennacchi

Una veloce carrellata di libri perché... perché è inutile che lo neghi ormai, ragazze. Tanto lo avete capito, il bluff è svelato: non le so fare, io, le recensioni :DIl massimo che posso dirvi è "mi è piaciuto" o "non mi è piaciuto" — allungando un po' la broda con parole messe a caso. Cercate voi di trarne un senso compiuto: se non altro, sarà una ginnastica per la vostra mente!

Diario di una schiappa



Giusto qualche titolo
Trama: Essere un ragazzo è un mestiere complicato. Nessuno lo sa meglio di Greg, che ha iniziato la scuola media e si ritrova in mezzo a compagni ben più alti di lui, ragazze improvvisamente grandi, e amici con cui è così difficile andare d'accordo. "Diario di una schiappa" è la cronaca delle avventure quotidiane di un imprevedibile e simpaticissimo "antieroe". Età di lettura: da 11 anni.

Ho letto questo libro per ragazzi dopo aver visto il film che ne è stato ricavato — carino! Il film, dico. Il libro, insomma. Niente di che. Essendo nella finzione il diario di un ragazzino, il carattere del libro imita effettivamente la calligrafia a mano su fogli di quaderno. Manca però l'emozione che dà il film, nel finale soprattutto. Il protagonista, parecchio antipatico, nel film riesce a far emergere aspetti sensibili della sua personalità; nel libro molto, molto meno, persino nel finale. Dunque, ho dato tre stelline al libro, che non mi sento di consigliarvi particolarmente. Il film, invece, recuperatelo se vi capita. E guardatelo un pomeriggio in cui avete intenzione di cazzeggiare: che so, un giorno in cui avete finto un'influenza e non siete andati a lavorare. Perché non è un film da prima serata, se capite cosa intendo: è un film da pomeriggio quieto e divertente, con emozioni buffe, goffe e accennate.

La principessa sposa



Giusto qualche titolo
Trama: Un celebre sceneggiatore è disperatamente a caccia di una copia del romanzo chiave della propria infanzia. Quel romanzo gli aveva spalancato orizzonti impensati, rivelato uno strumento strepitoso: la lettura. Darebbe un occhio pur di trovarlo, vorrebbe regalarlo al figlio viziato e annoiato, sperando che il prodigio si ripeta. Quando ne agguanta una copia, si rende conto che molti capitoli noiosi erano stati tagliati dalla sapiente lettura ad alta voce del padre. Decide di riscriverlo. Togliere lungaggini e divagazioni. Rendere scintillante la "parte buona". La magia si realizza. Il risultato è straordinario. Si parte da una cotta clamorosa, un amore eterno tra un garzone di stalla e la sua splendida padrona, che sembra naufragare a causa di una disgrazia marittima. C'è poi il di lei fidanzamento con un principe freddo e calcolatore. Poi c'è un rapimento, un lungo inseguimento, molte sfide: il ritmo cresce, l'atmosfera si arroventa. Il trucco della riscrittura arricchito da brillanti "fuori campo" dell'autore - l'incanto di personaggi teneri o diabolici, i dialoghi perfetti, fanno crescere il romanzo a livelli stellari. Disfide, cimenti, odio e veleni, certo. Ma anche vera passione, musica, nostalgia.

Sono stata parecchio fortunata con questo libro e con quello che segue. Anzi, la fortuna non c'entra niente, perché questi libri mi sono stati consigliati da Silvia del blog "...il piacere della lettura", e quindi non potevo cader male.
Giusto qualche titoloCertamente voi tutte avrete visto il film "La storia fantastica" e vi sarete innamorate di Westley. Ve ne innamorerete di nuovo, perché il suo fascino permane in questo libro. Ma il romanzo è diverso dal film, o meglio, ha più anime oltre a quella narrativa. Prima di tutto, la storia d'amore più importante tra le pagine non è quella fra Buttercup e Westley, ma è la storia dell'amore per la lettura (cosa che era anche nel film, comunque). Un meta-libro, ironico e divertente, che riesce nella magia più grande: nonostante il narratore ricordi in ogni istante al lettore che sta, effettivamente, leggendo — e quindi gli ricorda la distanza tra sé e ciò che avviene tra le pagine — il lettore si emoziona lo stesso, fino a respirare a fatica quando Inigo, finalmente, incontra il Nobile con Sei Dita. Come ci riesce? Lettura. Intreccio. Semplice magia.
Il libro fa più ridere del film. Ma assurdamente — o forse logicamente — è più amaro del film. Il romanticismo di fondo resta, nonostante il narratore ci ricordi che la felicità/l'amore/il per sempre non esistono: il romanticismo emerge proprio per questo, in contrapposizione alle prosaicità e ingiustizie di tutti i giorni.
È difficile parlare di questo libro perché non è pura narrativa. Non si può valutarne la trama o la credibilità o la consistenza perché è un'opera letteraria particolare, dove è importante non solo ciò che racconta ma come lo racconta, e il modo in cui è scritta, e la metanarrazione, dove l'oggi del narratore si fonde con i suoi (fittizi) ricordi e le sue piccolezze, e il mondo della fantasia si sovrappone a lui e lo inganna, e inganna noi, ma né lui, né noi, possiamo farne a meno.

La vendetta del diavolo



Giusto qualche titolo
Trama: Ignatius Perrish ha passato tutta la notte tra alcol ed eccessi. Il mattino dopo si sveglia con i postumi di una sbronza tremenda, un mal di testa infernale... e un paio di corna che gli spuntano sulla fronte. In un primo momento Ig pensa che siano un'allucinazione, o il prodotto di una mente alterata dalla rabbia e dal dolore. Nell'ultimo anno ha vissuto in un solitario purgatorio personale, dopo la morte della sua amata, Merrin Williams, violentata e assassinata in circostanze mai chiarite. Un esaurimento nervoso sarebbe la cosa più naturale del mondo. Ma non c'è niente di naturale in queste corna, fin troppo reali. Un tempo Ig godeva una vita di privilegi: aveva sicurezza, soldi e un posto nella società. Aveva tutto, e anche qualcosa in più: aveva Merrin, e il loro amore fatto di sogni a occhi aperti e magia. Ma l'assassinio della fidanzata si è abbattuto su Ig come una maledizione: pur essendo innocente, agli occhi della gente è lui l'unico colpevole, e si è comprato l'assoluzione grazie al suo denaro. Tutti, ormai, l'hanno abbandonato. Tutti, tranne uno: il suo demone interiore. Posseduto da un nuovo, terrificante potere e con nuove, spaventose sembianze, per Ig è arrivato il momento di trovare il mostro che ha ucciso Merrin e ha distrutto la sua vita. Essere buono non lo ha portato da nessuna parte. È il momento di una piccola vendetta. È tempo che il diavolo riscuota ciò che gli spetta...

Joe Hill è figlio di Stephen King e, in modo stupefacente, il suo stile è completamente diverso. È uno stile veloce, le cose succedono a ritmo vertiginoso, i suoi personaggi fanno tanto e pensano/rimuginano poco — almeno a confronto dei personaggi inventati dal suo ingombrante padre. E i libri di Hill sono veri e propri page-turner. Cominci a leggerli e non riesci a smettere. Se devo trovare delle similitudini di stile, non è King, ma — ok, prima vi chiedo di non fucilarmi per quel che sto per dire — dicevo, secondo me somiglia a Dan Brown (il Dan Brown del Codice Da Vinci, gli ultimi fanno calare un po' la palpebra), per la capacità di spingerti a leggere, e leggere, e leggere. Dan Brown ma meglio. Almeno in questo libro. Perché c'è un pathos innegabile che ci spinge totalmente dalla parte del "diavolo" della situazione, un senso di profonda rabbia e impotenza per quel che gli capita, emozioni che in genere con Dan Brown sono meno pungenti (o, francamente, del tutto assenti).
La forza di Hill — farsi leggere tutto d'un fiato — è anche la sua debolezza, perché arrivati in fondo al libro, dopo aver scoperto "come va a finire" e "il motivo di tutto", il libro è, effettivamente, finito. Provate a capirmi: un libro di Stephen King lo puoi rileggere mille volte, perché è più di quel che i personaggi fanno, è quel che i personaggi sono. Li senti amici, ti piace sentirli parlare, ti piace guardarli fare piccole cose perché quelle piccole cose hanno importanza per loro e quindi per te perché ogni loro emozione è tua. Con Hill non capita. I personaggi fanno cose. Hanno motivazioni nette e non si perdono in mille dettagli ininfluenti. Tutto è finalizzato alla trama e niente è superfluo, ma nella vita c'è il superfluo. È questo che mi fa rileggere mille volte IT e invece non mi spingerà a rileggere "La vendetta del diavolo" o "La scatola a forma di cuore". In ogni caso va bene lo stesso, i libri di Hill sono pieni di adrenalina e colpi di scena, originali e visionari per alcuni versi. Insomma quattro stelline meritate e un autore che di certo leggerò ancora.
Dal libro è stato tratto anche un film che non so bene quando uscirà nelle sale italiane.


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