Magazine Talenti
Era un po' di tempo che non mi appuntavo pensieri dopo uno spettacolo.
Stavolta ho cercato il taccuino freneticamente dentro la borsa. Ma senza far rumore. Ci ho messo un po'. Tanto alcune cose mi sfuggono lo stesso.
Il grande teatro, il Gentile, ha ospitato Babilonia Teatri e tre ragazzi usciti dal coma.
Impressione numero 1. Nudi e semplici i ragazzi come nudo il teatro, senza quinte, fondali. Sembra la stanza di un adolescente con i poster appesi o una facciata di un palazzo con le finestre illuminate dalle luci accese.
Impressione numero 2. Dov'è Pinocchio in questo scenario? Non c'è fiaba! Pinocchio è quel qualcosa che abbandona il vecchio per ritrovare una nuova vita, rilegando quella precedente a un grande paese dei balocchi inconsapevole. Passare da legno a carne, diventare più veri di prima, ma per farlo si è dovuto attraversare una zucca svuotata, modello Halloween che qualche segno, alla fine, lo lascia.
Impressione numero 3. Bello non dover essere belli. Bello non dover essere bravi, non dover dire le cose giuste. Bello poter essere teatralmente sporchi, tossire, grattarsi una gamba, il naso. Bello non dover giudicare la tecnica o la pulizia o l'esattezza. Una spontaneità guidata, frutto di un rapporto umano tra regista e attori, in cui i binari lasciano spazio per l'immediatezza e anche un po' alla sfacciataggine.
Impressione numero 4. Estremamente contagiosa la voglia di cantare le musiche di scena. Lo fanno gli attori, in versione labiale, perché ti prende proprio. Lo fa la ragazza dietro di me. Canticchio anche io, non resisto.
Impressione numero 5. Volare liberi e ricadere nel vuoto.
Impressione numero 6. Sentirsi come un camioncino trascinato dal sipario che si chiude.
Impressione numero 7. Non ho pianto, ma riso molto sì.
Il post spettacolo è durato solo 15 minuti.
Nelle parole che sono state dette, ho trovato le risposte ai miei quesiti che non voglio far uscire in pubblico. In quelle parole ho trovato conferme della funzione terapeutica e riabilitatrice di corpo e spirito che ha il teatro.
Ho scoperto che a Bologna esiste un luogo di essere umani che si prendono cura delle persone nella fase traumatica del risveglio e anche dello loro famiglie, permettendo loro di restare insieme.
Il teatro riporta tutti dentro quella società che invece li aveva esclusi. Lo voglio vedere come un altro livello di lettura della seconda vita di un Pinocchio che dopo aver svolazzato nel limbo, atterra su un palco.
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