traduzioni di Iannozzi Giuseppe
Leonard Cohen sulla Poesia – da un’intervista rilasciata ad Arthur Kurzweil
per The Jewish Book News Interview
“Nella sua forma più pura, la poesia è come il polline delle api. Ecco la mia idea della poesia. Il miele della poesia è dappertutto. E’ negli scritti del National Geographic, quando un concetto è assolutamente chiaro e bello; è nei film; è dappertutto, perché ciò che noi chiamiamo ‘poesia’ ha un significato davvero universale. Poesia è quando qualcosa suona in maniera particolare. Forse non sempre possiamo definirla poesia, ma quel che sperimentiamo in determinati momenti è poesia. E’ qualcosa che ha a che fare con la verità e il ritmo e la fede e la musica. Da ragazzino ero completamente affascinato da questa materia. Me ne innamorai nel momento stesso in cui ne feci la conoscenza. Quando m’imbattevo in qualcosa che era espressa in modo particolare, mi sentivo capace di abbracciare il cosmo intero. Non soltanto il mio cuore: ogni cuore ne veniva coinvolto, e la solitudine svaniva e mi sembrava di essere l’unica creatura triste nell’universo. E questo dolore era… giusto! Non solo era giusto, ma mi permetteva di raggiungere il sole e la luna. Più tardi mi dedicai alla musica pop perché capii che in quella sfera meglio avrei potuto manifestare tali sensazioni. Scrivere non mi bastava più: io la poesia volevo viverla.”
Signora Inverno
(Winter Lady)
from “Songs of Leonard Cohen”, December 1967
Signora in viaggio, resta ancora un po’
finché la notte non sarà terminata
Sono solo una tappa del tuo cammino,
so che non sono il tuo amante
Vivevo con una bimba di neve
quand’ero soldato
e combattei ogni uomo per lei
finché le notti non crebbero in freddo
Lei si acconciava i capelli come te
tranne quando dormiva
e poi li intrecciava in una crocchia
di fumo e oro e respiro
E perché sei così tranquilla adesso
e te ne resti lì sulla soglia?
Hai deciso il tuo tragitto molto prima
di trovare per caso questa strada maestra
Signora in viaggio, resta ancora un po’
finché la notte non sarà terminata
Sono solo una tappa del tuo cammino,
so che non sono il tuo amante
Canzone dell’Estraneo
(The Stranger Song)
from “Songs of Leonard Cohen”, December 1967
E’ vero che tutti gli uomini che conoscevi
erano giocatori che dicevano di averne abbastanza
di giocare a carte ogni volta che davi loro un riparo.
Lo conosco, quel genere di uomini.
E’ difficile tenere le mani di qualcuno
che le alza al cielo soltanto per arrendersi,
che le alza al cielo soltanto per arrendersi.
E raccogliendo tutti i jolly che si è lasciato dietro,
scopri che non t’ha lasciato molto, neanche una risata.
Come ogni giocatore, stava cercando quella carta
così alta e da sballo
da non aver mai più bisogno di giocare un’altra mano.
Era solo un altro Giuseppe in cerca d’una mangiatoia.
Era solo un altro Giuseppe in cerca d’una mangiatoia.
E poi, sporgendosi dal tuo davanzale
un giorno ti dirà che sei stata tu
a schiantarlo col tuo amore, col calore e il rifugio.
E tirando fuori dal portafogli
un vecchio orario del treno, dirà:
“Ti ho messa in guardia quando sono arrivato che ero un estraneo.
Ti ho messa in guardia quando sono arrivato che ero uno estraneo.”
Ma ora sembra che un altro estraneo
desideri che ignori i suoi sogni,
come fossero il fardello sulle spalle d’un altro.
Oh, quell’uomo l’hai già visto,
il suo braccio d’oro a distribuir carte
però adesso è di ruggine dal gomito fin sù le dita.
E vuole barattare la mano che gioca con un rifugio.
Vuole barattare il gioco che sa con un rifugio.
Vuole barattare il gioco che sa con un rifugio.
Ed ora non lo reggi proprio di vedere un altro uomo stanco
che abbandona i suoi sogni,
come se abbandonasse per sempre il Sacro Gioco del Poker.
E mentre dice di voler mettere i suoi sogni a dormire,
ti accorgi che c’è una strada maestra
che s’aggroviglia come fumo sopra la sua spalla,
che si alza in spire di fumo sopra la sua spalla.
Gli dici d’entrare e di mettersi a sedere,
ma qualcosa ti fa voltare.
La porta è aperta e non puoi più chiudere il rifugio.
Provi con la maniglia dalla parte della strada.
Si apre. Non aver paura.
Sei tu, amore mio, sei tu ora l’estranea.
Sei tu, amore mio, sei tu ora l’estranea.
Bene, ti stavo aspettando. Ero sicuro
che ci saremmo incontrati tra i treni che aspettavamo,
e credo sia tempo di prenderne un altro.
Cerca di capirmi, non ho mai avuto la mappa del tesoro
che mi portasse al cuore di questa cosa
o di qualunque altra.
Ecco, quando ti parla in questo modo,
non t’importa quale sia il suo gioco.
Quando ti parla in questo modo,
non t’importa quale sia il suo gioco.
Vediamoci domani, se ti va,
sulla spiaggia, sotto il ponte
in costruzione, sù qualche fiume senza fine.
E quando lascia quel binario per un vagone letto riscaldato,
capisci che sta reclamizzando solo un altro rifugio.
E capisci che non era mai stato uno sconosciuto.
E dici: “Va bene, il ponte, o da qualche altra parte più tardi.”
E dici: “Va bene, il ponte, o da qualche altra parte più tardi.”
E poi, raccogliendo tutti i jolly che si è lasciato dietro,
scopri che non t’ha lasciato molto, neanche una risata.
Come ogni giocatore, stava cercando quella carta
così alta e da sballo
da non aver mai più bisogno di giocare un’altra mano.
Era solo un altro Giuseppe in cerca d’una mangiatoia.
Era solo un altro Giuseppe in cerca d’una mangiatoia.
E poi, sporgendosi dal tuo davanzale
un giorno ti dirà che sei stata tu
a schiantarlo col tuo amore, col calore e il rifugio.
E tirando fuori dal portafogli
un vecchio orario del treno, dirà:
“Ti ho messa in guardia quando sono arrivato che ero un estraneo.
Ti ho messa in guardia quando sono arrivato che ero uno estraneo.”
Come un uccello sul filo
(Birds on the Wire)
from “Songs from a Room”, April 1969
Come un uccello sul filo,
come un ubriaco in un coro di mezzanotte
Ho cercato a modo mio di essere libero
Come un verme sull’amo
Come un cavaliere in un vecchio libro
Ho conservato tutti i miei brandelli per te.
Se io, se sono stato scortese,
spero tu possa passarci sopra.
Se io, se sono stato disonesto
spero tu sappia che non lo sono mai stato con te
Come un bimbo nato morto,
come un animale con il suo corno
Ho straziato chiunque abbia cercato di arrivare a me
Ma giuro su questa canzone
e su tutto quello che ho fatto di sbagliato
che rimedierò a tutto
Ho visto un mendicante piegato sulla sua stampella di legno
Mi ha detto: “Non devi chiedere così tanto”
E una donna graziosa accucciata nella sua buia porta,
mi ha urlato: “Hey, perché non chiedere di più?”
Come un uccello sul filo,
Come un ubriaco in un coro di mezzanotte
ho provato a modo mio di essere libero
Prima prendiamo Manhattan
(First We Take Manhattan)
from “I’m Your Man”, february 1988
Mi hanno condannato a vent’anni di noia
per aver tentato di cambiare il sistema dall’interno.
Adesso vengo, vengo a ricompensarli.
Prima prendiamo Manhattan, poi prendiamo Berlino.
Sono guidato da un segno nel cielo.
Sono guidato dalla voglia sulla mia pelle.
Sono guidato dalla bellezza delle nostre armi.
Prima prendiamo Manhattan, poi prendiamo Berlino.
Mi piacerebbe davvero vivere accanto a te, piccola.
Amo il tuo corpo e il tuo spirito e i tuoi vestiti.
Ma vedi quella fila che attraversa la stazione?
Te l’ho detto, te l’ho detto, te l’ho detto ch’ero uno di quelli.
Mi hai amato quand’ero un perdente,
[ma ora ti preoccupa che possa vincere per un pelo.
Sai come fermarmi, ma ti manca la disciplina.
Quante notti ho pregato per questo, perché il mio lavoro cominciasse.
Prima prendiamo Manhattan, poi prendiamo Berlino.
Hey Mister, non mi piacciono i tuoi intrallazzi con la moda.
Non mi piacciono queste droghe che la mantengono magro.
Non mi piace quello che è successo a mia sorella.
Prima prendiamo Manhattan, poi prendiamo Berlino.
Mi piacerebbe davvero vivere accanto a te, piccola.
Amo il tuo corpo e il tuo spirito e i tuoi vestiti.
Ma vedi quella fila che attraversa la stazione?
Te l’ho detto, te l’ho detto, te l’ho detto ch’ero uno di quelli.
E ti ringrazio per le cose che mi hai mandato:
la scimmia e il violino di compensato.
Mi sono esercitato tutte le notti ed ora sono pronto.
Prima prendiamo Manhattan, poi prendiamo Berlino.
Ti ricordi di me? Un tempo vivevo per la musica.
Ti ricordi di me? Ti portavo dentro la spesa.
E’ la Festa del Papà, e sono tutti addolorati.
Prima prendiamo Manhattan, poi prendiamo Berlino.
La moglie Zingara
(The Gipsy Wife)
from “Recent Songs”, September 1979
E dove, dove,
dov’è la moglie Zingara stanotte?
Mi sono giunte le dicerie più disparate,
ma non possono essere vere.
Ma di chi è la testa
con cui lei balla sull’aia?
Di chi la tenebra che s’infittisce,
fra le sue braccia, un po’ di più?
E dove, dov’è la moglie Zingara stanotte?
Dove, dov’è la moglie Zingara stanotte?
Scintillano i coltelli d’argento
nel caffè vecchio e stanco.
Un fantasma si alza in piedi sul tavolo
in un négligé da sposa.
Lei dice: “Il mio corpo è la luce,
il mio corpo è la via.”
Levo il braccio contro tutto questo
e prendo al volo il bouquet della sposa.
E dove, dov’è la moglie Zingara stanotte?
Dove, dov’è la moglie Zingara stanotte?
Troppo presto per l’arcobaleno,
troppo presto per la colomba.
Questi sono gli ultimi giorni,
questa è la tenebra, questo è il diluvio.
E non c’è uomo o donna
che possa esser toccato,
ma tu, che ti metti tra loro due,
sarai giudicata.
E dove, dov’è la moglie Zingara stanotte?
Dove, dove, dov’è la moglie Zingara stanotte?
Il Futuro
(The Future)
from “The Future”, Novembre 1992
Dammi indietro la mia notte lasciata a metà,
la mia stanza di specchi, la mia vita segreta
E’ un posto solitario,
non c’è più nessuno da torturare
Dammi il controllo assoluto
su ogni anima viva
E sdraiati accanto a me, Bambina,
è un ordine!
Dammi crack e sesso anale
Prendi il solo albero rimasto
e ficcatelo su per il buco
della tua cultura
Dammi indietro il Muro di Berlino,
dammi Stalin e San Paolo
Ho visto il futuro, fratello:
è un macello
Le cose stanno per fuggire in ogni direzione
Non ci sarà nulla
Più nulla che tu possa misurare
La tormenta, la tormenta del mondo
ha varcato la soglia
e ha rovesciato
l’ordine dell’anima
Quando dicevano Péntiti, Péntiti
mi chiedo cosa intendessero
Quando dicevano Péntiti, Péntiti
mi chiedo cosa intendessero
Quando dicevano Péntiti, Péntiti
mi chiedo cosa intendessero
Non sai distinguermi dal vento,
non lo farai mai, non l’hai mai fatto
Sono il piccolo ebreo
che ha scritto la Bibbia
Ho visto sorgere e cadere nazioni
Ho sentito le loro storie, le ho sentite tutte
ma l’amore è l’unico motore della sopravvivenza
Al tuo servo qui gli è stato ordinato
di dirlo chiaramente, di dirlo a sangue freddo:
è finita, non si andrà
oltre
E ora le ruote del cielo si fermano,
senti il frustino del diavolo
Preparati per il futuro:
è un macello
Le cose stanno per fuggire in ogni direzione
Ci sarà l’infrazione
dell’antico codice occidentale
La tua vita privata all’improvviso esploderà
Ci saranno fantasmi,
ci saranno fuochi sulla strada
e il ballo dell’uomo bianco
Vedrai la tua donna
appesa a testa in giù,
i tratti di lei coperti dalla veste penzolante,
e tutti i poetastri da strapazzo
che ringalluzziranno
cercando di poetare alla maniera di Charlie Manson
Dammi indietro il Muro di Berlino,
dammi Stalin e San Paolo
Dammi Cristo
o dammi Hiroshima
Fai fuori un altro feto adesso,
non ci piacciono proprio i bambini
Ho visto il futuro, bambina:
è un macello
Le cose stanno per fuggire in ogni direzione
Non ci sarà nulla
Più nulla che tu possa misurare
La tormenta, la tormenta del mondo
ha varcato la soglia
e ha rovesciato
l’ordine dell’anima
Quando dicevano Péntiti, Péntiti
mi chiedo cosa intendessero
Quando dicevano Péntiti, Péntiti
mi chiedo cosa intendessero
Quando dicevano Péntiti, Péntiti
mi chiedo cosa intendessero
La tua morte
from “Death’s of a Lady’s Man”
Sei un morto
che scrive una lettera
I tuoi occhiali da sole sono accanto a te
sul tavolo quadrato
sul feltro verde
Scrivi con cura
una frase dopo l’altra
per rendere chiaro il senso
Il senso è
che sei morto
morto alla speranza
morto alla primavera
morto al colibrì maculato
morto alla brama
di brillare ancora
nei dettagli del passato
E rimani attaccato alla tua morte
con la speranza
con la speranza di scivolare via
da sotto la tua morte
e poi alzarti
e brandire una cicatrice
nel palmo della mano
come un invito alla prossima ordalia
Trascorri la notte
con la causa della tua morte
tentando di lodarla
tentando di venderla
tentando di toccarla
La tua morte è carina con me
Ti ha dato
la stupenda testa che desideravi
il viso dai bei lineamenti
e anche se
non puoi abitare questo teschio
io posso e lo faccio
e ti ringrazio
per il profondo eroismo
della tua inutile corrispondenza