La seconda parte di Equilibrium esce a quattro anni dal precedente episodio e continua la lenta ma inarrestabile marcia di una formazione attiva da ben due decenni, un lasso di tempo che ha visto nascere e sciogliersi schiere di concorrenti, alternarsi stili e mode, cambiare drasticamente il mondo del metal. I Glacial Fear hanno dalla loro la determinazione e la cocciutaggine di chi è animato da una passione vera e divorante, non si lasciano prendere dall’ansia di dover raggiungere chissà quale traguardo che non sia il dare forma alla propria necessità di esprimersi, ovviamente attraverso un metal moderno eppure disinteressato alla ricerca dell’ultimo trend, in continua evoluzione eppure mai troppo distante dalle origini o dimentico del proprio percorso. In poche parole: i Glacial Fear seguono una loro evoluzione interna come band ma non si fanno tentare dalla voglia di bruciare le tappe o cavalcare qualche moda, perché in fondo loro sono rimasti lì anche quando il metal non era più sulle copertine e sembrava destinato a restare cosa per pochi irriducibili. In fondo sono sempre stati una band hardcore che suonava metal, hardcore nell’attitudine con cui gestivano le proprie mosse senza accettare compromessi, nella consapevolezza e nell’attenzione posta verso certe tematiche sociali, che non hanno mai mancato di colpire il loro interesse, nella voglia di infiltrare scorie di punk nel loro sound. Ecco, questo è un nuovo tassello che fortifica e ribadisce quanto detto finora, una nuova conferma e un nuovo piccolo passo in avanti nel delineare una formula sonora che non si limita nella sterile ripetizione ma neanche muta pelle per nascondere la propria età anagrafica. Una piccola certezza su cui fa piacere poter contare.
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