In questo post presento due articoli molto, molto interessanti
Vi siete mai domandati se un giorno dovesse accadere l'irreparabile? Saremmo pronti a iniziare da zero? Ogni giorno usiamo la tecnologia, per preparare il cibo, per riscaldarci ma se un giorno non avessimo più nulla a disposizione saremmo in grado di sopravvivere?
GLACIAZIONE WÜRM, dal sito Homo sapiens:
Glaciazione Würm
agosto 15, 2014 1:46 pmPubblicato da Homo Sapiens Hibernus
Ormai da qualche anno c’è un dibattito sui cambiamenti climatici. Alcuni propendono per un riscaldamento dovuto a cause antropiche, altri pensano invece che ci si stia avviando verso un raffreddamento del clima come già avvenuto storicamente durante il periodo conosciuto come Piccola Era Glaciale (PEG), supportati dal fatto che ora come allora i cicli solari erano estremamente deboli. In effetti da più di diciassette anni il clima non si sta riscaldando ed anzi ci sono segni che la temperatura stia scendendo e ci stiamo avviando verso un raffreddamento la cui durata non è quantificabile ne come calo delle temperature ne come lunghezza temporale. Sappiamo pero che sia le piccole che le grandi ere glaciali iniziano nella stessa maniera, con un aumento delle precipitazioni ed un progressivo calo delle temperature. Per cercare di capire quale potrebbe essere il futuro dell’umanità è importante vedere cosa è accaduto nel passato. È indispensabile rifarsi alla PEG per valutare i fenomeni che si sono manifestati durante il suo avvio ed il suo svolgersi ma in questo caso parlerò di quello che accadde durante l’Era Glaciale che ci ha preceduto e che ha visto l’affermarsi dell’uomo moderno a scapito dell’uomo di Neanderthal. Tutto questo è avvenuto durante l’ultima glaciazione che per noi Europei continentali è conosciuta come glaciale di Würm. Il tutto cominciò circa 100 mila anni fa alla fine dell’interglaciale Riss-Würm (Riss è il glaciale precedente) un interglaciale più caldo di quello che stiamo vivendo con una fauna da clima temperato caldo. Poi rapidamente iniziò un raffreddamento assolutamente comparabile a quello che avvenne all’inizio della PEG. Un aumento delle precipitazioni e un progressivo calo delle temperature. Questo portò ad un aumento dei ghiacciai alpini ed a un leggero spostamento verso quote più basse della vegetazione e della fauna.
All’inizio, il calo delle temperature fu probabilmente di un paio di gradi. Tutto questo avvenne in cicli successivi come quelli storici dei minimi conosciuti di Wolf-Sporer-Maunder-Dalton alternati da riscaldamenti che però erano successivamente sempre più deboli ed avviando il clima verso un raffreddamento progressivo.
Questa fase si protrasse per migliaia di anni con un calo delle temperature di circa 4° rispetto alle temperature medie moderne ma di circa 6° rispetto all’interglaciale precedente.
A tutto questo contribuì un sicuro calo dell’attività solare con un aumento dei raggi cosmici che oltre ad aumentare la nuvolosità provocarono l’incremento delle precipitazioni sempre più spesso nevose e di conseguenza ad un effetto albedo in continuo aumento.
Il tutto è dimostrato da elementi come l’Ossigeno 18 il ed il berillio 10 ritrovati nelle carote di ghiaccio prelevate in profondità dai ghiacciai Groenlandesi e Antartici. Si sa infatti che sono i raggi cosmici a formare questi elementi.
Orbene la glaciazione progredì tra alti e bassi ancora per migliaia di anni con un continuo incremento delle masse glaciali ed uno spostamento della calotta artica molto più a sud conglomerando nella banchisa Islanda, Scozia, Norvegia e spingendosi complessivamente più a sud di oltre mille Km. La prima fase del Würm vide come unico elemento umano in Europa l’uomo di Neanderthal un nostro stretto parente.
Era più basso di noi molto robusto e tutt’altro che stupido. Si era progressivamente adattato al clima freddo dell’era glaciale già dalla glaciazione precedente assumendo un fisico compatto che diminuisce la dispersione del calore corporeo, un naso estremamente voluminoso atto a scaldare l’aria prima che questa giungesse ai polmoni.
Era un cacciatore abilissimo che cacciava con lance robuste munite di punte in selce non tanto gettandole ma spingendole nel corpo della selvaggina. Dalle fratture riscontrate sui resti scheletrici del Neanderthal si è notato che corrispondono alle fratture dei cowboy che praticano il rodeo e questo fa pensare che il contatto uomo selvatico fosse molto ravvicinato ed estremamente violento.
Nel frattempo l’uomo moderno era uscito dall’Africa e si stava espandendo in medio oriente e successivamente in Asia. Ma circa 75.000 anni fa accadde un fatto che portò l’uomo sull’orlo dell’estinzione.
Sull’isola di Sumatra si ebbe una super eruzione di un vulcano conosciuto come Toba.
La quantità di cenere e gas sulfurei fu cosi grande che provocò un raffreddamento climatico con l’aggravio di piogge acide durato decenni. Si valuta che l’uomo (sia il Neanderthal, sia il moderno) si sia veramente avvicinato al rischio di estinzione (forse non c’erano più di 10.000 individui in tutto il mondo).
Da qui partì la fase glaciale più acuta.
Le temperature scesero ancora di un altro paio di gradi, i ghiacciai alpini si espansero fino a giungere in pianura Padana e le riprese della temperatura furono limitatissime.
Gli oceani si abbassarono di un ottantina di metri. Si passava a piedi la Manica e lo stretto di Messina, l’Adriatico finiva all’altezza del Molise.
Gli uomini di Neanderthal dovettero spostarsi nel sud della Francia, in Spagna ed in Italia meridionale ma anche sulle coste Liguri. Probabilmente si trattava di poche migliaia di individui. L’ambiente offriva del resto limitatissime risorse, pochissima fauna e la vegetazione anche in Italia era quella che si trova ora nella taiga siberiana.
Il nord Italia in quel periodo veniva frequentato solamente nel periodo estivo ma le fasi di spostamento potevano avvenire solamente in primavera verso nord ed in autunno verso sud in modo che gli immensi acquitrini che si trovavano in val Padana fossero gelati e permettessero il transito dei gruppi di cacciatori. Questo lo si è appurato dallo sviluppo dei denti degli erbivori giovani cacciati, che riportano con esattezza la cattura all’estate ed all’inizio dell’autunno.
Le Alpi ma anche gli Appennini erano, sopra i 300-400 metri di quota, delle praterie alpine con radi alberi di mugo e salici. La fascia collinare era costituita da pinete, abetaie e faggete mentre la pianura Padana era come dicevo una palude alternata da foreste di leccio e betulla.
La fauna di conseguenza si era spostata molto in basso. Le marmotte, il campagnolo delle nevi, il gallo forcello, nonché stambecchi e camosci vivevano sulle prime pendici collinari. Il limite delle nevi perenni era sui 1400mt di quota (ora è sui 3400 mt).
Questo accadeva anche sull’Appennino anche se un poco più in alto di quota.
Da ricerche fatte sul cromosoma Y umano si è appurato che circa 45 mila anni fa l’uomo moderno già esistente in Asia centrale, si era spostato verso l’Europa.
Scelse per farlo un periodo un po’ meno freddo conosciuto come interstadiale di Gottweig (ma ai nostri standard pur sempre freddissimo), attraverso le pianure Russe ed est Europee.
In Italia giunse circa 40 mila anni fa (uno dei primissimi siti Europei si trova a Fumane in provincia di Verona). Portò con se l’arte figurativa, armi molto più efficienti, come la zagaglia, le punte di lancia in corno, un industria litica molto più razionale ed avanzata che sfruttava meglio la selce e soprattutto il getta lancia o propulsore. Un attrezzo a cui veniva agganciata l’estremità posteriore della lancia ed allungando il braccio consentiva di ottenere velocità e gittata maggiori che lo ponevano in netto vantaggio rispetto al cugino Neanderthal.
Ci vollero circa 10 mila anni perché prevalesse sul suo parente meno evoluto. Non sappiamo se ottenne la sua supremazia solo con una miglior tecnologia ed una miglior capacita intellettiva ma fatto è che si trovò senza concorrenti ad affrontare la fase più acuta in assoluto della glaciazione di Würm.
Infatti circa 25-26 mila anni fa le temperature scesero ulteriormente oltre 10 gradi in meno di quelle attuali. Durante l’inverno il catino padano che si estendeva quasi fino al Gargano poteva arrivare a superare i 40° gradi sotto zero. Gli oceani ed i mari si abbassarono di oltre 100 mt. Le calotte si spinsero verso l’equatore di migliaia di Km giungendo quella artica fino alla Bretagna e in America fino a New York.
Sulle Alpi si instaurò un campo di alte pressioni semipermanente ed il clima per la scarsissima evaporazione (dovuta alle basse temperature, alle superfici ghiacciate, alla ridotta superficie degli oceani) divenne estremamente arido.
Dalle pianure Asiatiche giungevano venti freddissimi ed asciutti che depositavano un pulviscolo di terriccio(il Loess) su tutta l’Europa. Circa 15 mila anni fa il clima cominciò a riscaldarsi e lo fece molto rapidamente. I ghiacciai alpini si sciolsero e con impressionante velocità facendo aumentare la portata dei fiumi a livelli di decine di volte oltre la portata attuale. Questo interstadiale viene chiamato di Allerod. La pianura Padana ed altre pianure costiere aggiunsero decine di metri in spessore ai depositi preesistenti. Ma non era ancora finita: circa 12 mila anni fa giunse un nuovo rapidissimo raffreddamento. Le temperature scesero di 5-6 gradi e i ghiacciai ripresero vigore e le conseguenze furono gravissime sia per la fauna, sia per l’uomo.
Questo periodo è conosciuto come Dryas “recente” (Younger Dryas) e durò solo mille anni, pochi sul metro geologico ma tantissimi per chi dovette viverli.
Si estinse così la grande fauna e l’uomo si ridusse in numero. Poi tutto fini, le temperature si ripresero, finì il paleolitico ed iniziò l’Olocene, ci avviammo verso l’agricoltura e verso le grandi scoperte che portarono l’uomo incontro alla civiltà. Sono passati quasi 11 mila anni da allora, il tempo medio di durata di un interglaciale (caldo). Cosa ci aspetta per il futuro lo si capirà nei prossimi anni, non credo ci sia da aspettare molto.
Fig. 1 -In questa immagine vediamo il grafico delle ultime glaciazioni. Nell’ordine Mindel-Riss-Würm. Quest’ultima si svolse in circa 100 mila anni. Il grafico è riferito alla Groenlandia e non è completamente sovrapponibile alla glaciazione Europea. Ad esempio il Dryas recente è quasi invisibile.
Fig. 2 – rappresenta un propulsore getta lancia.
Fig. 3 – Si tratta di un campionario di utensili paleolitici dell’uomo sapiens.
Fig. 4 – Presenta l’aspetto dell’uomo di Cro Magnon.
Fig. 5 – Ecco l’aspetto della penisola Italiana durante la fase più acuta del Würm. Tutte le immagini sono tratte da siti web inerenti la glaciazione e l’uomo di Cromagnon. TORNEREMO A VIVERE NELLE CAVERNE?
Anno 2015: la svolta! Torneremo a vivere nelle caverne?
febbraio 24, 2015 10:31 amPubblicato da Homo Sapiens Hibernus Clima, ambiente, energia, risorse, popolazione. Tutto sta arrivando al picco, o lo ha appena passato, ed il burrone si presenta davanti a NOI. Che fare?1. PREMESSA Osservando l’evolvere degli avvenimenti Geopolitici in queste ore (Ucraina, ISIS, Crisi economica e crisi varie intorno al mondo), ci siamo ricordati di un “Rapporto SEGRETO” pubblicato dal Pentagono nel 2003. An abrupt climate change scenario and its implications for United States national security A suo tempo ci aveva colpito perché in uno scenario di Riscaldamento Globale Antropogenico (a quel tempo era la teoria più accreditata) inseriva nel contesto la variabilità naturale, con la possibilità dell’innesco rapido di un evento FREDDO, esaminandone le possibili conseguenze per il territorio degli Stati Uniti d’America. A distanza di 12 anni, il riscontro con gli avvenimenti geopolitici attuali è notevole, purtroppo nelle ipotesi peggiori. Usando il “buon senso” e la “ragione”, ci si accorge che per mitigare tutto il comportamento dei popoli, in caso di problemi più o meno gravi ed estesi, si tende sempre a guardare alla GUERRA come l’unica soluzione. Ma spesso questo non fa che aggravare la situazione. Col senno del poi ci accorgiamo quanto siano state fuorvianti talune teorie climatiche, e come, invece, siano state “anticipatrici” molte affermazioni di personaggi importanti (scienziati, ricercatori ed esperti) di indubbia levatura culturale e professionale nei rispettivi settori di competenza. Comunque, arrivati a questo punto, dobbiamo prendere atto del fatto che si può fare molto poco per cambiare, anche parzialmente, l’attuale politica dei “dinosauri” geopolitici (Stati, Multinazionali, Lobby….), mentre possiamo (e dobbiamo) fare molto per noi stessi, per prepararci ad affrontare e attenuare l’impatto del cambiamento multi-contestuale che ci attende. Oggi assistiamo a una situazione in cui la società (ormai globalizzata) sta uscendo da un periodo di massima disponibilità di risorse (energia, materie prime e ambiente), per precipitarsi in un periodo di minima disponibilità delle stesse. In questo contesto le strategie di adattamento dei vari stati sono tali che alcuni sembrano vedere il futuro reale, mentre altri sembrano persi in un universo di fantasie virtuali di dubbia consistenza.
2. IL CONTESTO Il cambiamento che ci attende riguarda diversi fattori, tutti equamente importanti e per certi versi critici. La stragrande maggioranza della gente non ha la corretta percezione di ciò che significa “mancanza di….” una ben determinata risorsa. Specialmente se parliamo dei “giovani” nati a partire dagli anni ’80. Ma se per questi giovani il problema è dovuto essenzialmente al fatto che sono nati e cresciuti “nell’abbondanza” di tali risorse, discorso ben diverso va fatto per chi è nato prima… e che per tutta una serie di motivi, non immagina minimamente cosa potrebbe significare la mancanza, dall’oggi al domani, di una risorsa come il Petrolio, piuttosto che dell’energia elettrica in generale. Molto spesso, parlando di tali argomenti tra la gente comune, la posizione presa dal cittadino medio è quella del “chissenefrega… ne faremo a meno”. Ma, ragionando a fondo sul discorso che ci accingiamo a fare, si scopre che in realtà le cose stanno in modo nettamente diverso. Prima di addentrarci nella discussione più tecnica, però, è bene definire quali siano i settori che andranno in crisi e che produrranno di eventi/problemi che si autoalimenterà aggravando inesorabilmente ogni aspetto. Ma andiamo per ordine: CLIMA: L’abitat nel quale possono vivere gli esseri umani prevede temperature che variano tra i -30 e il +50 °C. L’evoluzione di particolari gruppi, in particolari ambienti, ha fatto sì che sia possibile vivere anche in ambienti con temperature fino a -60°. Ciò ha comportato una modificazione sostanziale del metabolismo e dello stile di vita. Come anche troviamo popoli che vivono in ambienti torridi come quelli dei deserti, con temperature che oscillano tra i 30 e i 55°C. Ma si tratta di porzioni della popolazione estremamente basse. Casi rari insomma.
La stragrande maggioranza della popolazione del mondo vive tra i -20 e i +45°C ed è in questa fascia di temperature che sono state sviluppate le attività produttive umane. Variazioni più o meno significative di tali temperature, possono produrre effetti devastanti alle attività produttive prima e alla vita degli esseri umani dopo! È perciò logico ritenere il clima il fattore predominante e il problema principale cui bisogna guardare per potersi preparare ad un cambio di epoca e di stile di vita nell’immediato futuro. ENERGIA: Le forme di energia che l’uomo usa regolarmente le possiamo ridurre essenzialmente a 2 macro-categorie: Energia Elettrica e Energia Termica. Spiegare come, dove e in che modo vengono usate tali energie richiede una trattazione a se che ci impegnerebbe per giorni e giorni. Alla base di tali energie, comunque, possiamo individuare le fonti fossili come il Petrolio e il gas naturale… ma anche quelle rinnovabili, come l’energia eolica, quella fotovoltaica, quella geotermica, quella delle biomasse ecc… Ognuna con una importanza notevole… ma anche con percentuali di utilizzabilità diverse. In futuro non tutte saranno utilizzabili e non tutte sopravviverebbero ad un cambiamento importante, specialmente se prodotto da eventi catastrofici a livello globale. TELECOMUNICAZIONI: Comunicare è di vitale importanza per ogni essere vivente. Specialmente in un mondo globalizzato. Ed è proprio la globalizzazione che ha reso le telecomunicazioni di vitale importanza. Queste devono essere velocissime, precise e devono poter raggiungere ogni angolo del pianeta. Pensiamo solo all’evoluzione delle trasmissioni digitali, internet in primis, e a quelle telefoniche. Se fino ad un secolo fa comunicare da una parte all’altra del pianeta era estremamente difficile e richiedeva apparati in uso solo alle forze armate, oggi è possibile mantenersi in contatto costante (streaming), sia con audio che con video in alta risoluzione, anche viaggiando a bordo di un veliero nel bel mezzo dell’oceano. Non ci sono limiti. In qualunque punto del pianeta noi siamo, abbiamo sempre la possibilità di comunicare con gli altri.
Questa capacità è stata determinante per la l’industria, che così ha potuto “delocalizzare” le produzioni in zone del pianeta più economiche… magari per via della vicinanza alle risorse o perché soggette a tassazioni differenti. Il tutto mantenendo l’efficienza produttiva. Ma se pensiamo all’ambiente militare, troviamo che le telecomunicazioni hanno stravolto il modo di concepire le guerre, le armi e le battaglie. Non più uomini in prima linea, a rischiare la propria vita in nome di un ideale. Oggi le guerre si combattono con mezzi pilotati a distanza da uomini seduti comodamente nei propri uffici dall’altro lato del mondo. E domani sarà anche peggio! TRASPORTI: Spostarsi da un punto all’altro del pianeta è sempre costato un dispendio di tempo enorme. Con il progresso le distanze sono rimaste le stesse (ovvio), ma è drasticamente diminuito il tempo impiegato a percorrerle. Se i nostri nonni impiegavano 1 mese di navigazione per raggiungere le americhe, oggi si impiegano solo poche ore. Se due secoli fa le navi da carico impiegavano 3 mesi per raggiungere l’Europa dalle colonie nel “nuovo continente”, oggi si impiegano poco più di 2 settimane. Stesso tragitto… tempi più che dimezzati… quantità di merci trasportate moltiplicate per N. Eppure anche nel nostro piccolo, considerando un singolo stato, troviamo che questo “progresso” diventerà un problema di fondamentale importanza. Senza trasporti efficienti verranno meno i 3 settori che seguono. ABITAZIONI: Il concetto di “casa” è stato stravolto nel corso del tempo da tutta una serie di concetti e ideologie legate allo sviluppo culturale dei popoli. Ed è per questo motivo che in alcuni ambienti la “casa” viene vista ancora come il luogo dove “abitare”, mentre in altre viene inteso come “sfoggio di se”, ovvero come testimonianza dell’elevatura sociale di chi ci abita. Purtroppo, però, moltissime scelte fatte nel corso dei secoli, non risulteranno idonee ad affrontare i problemi di cui sopra. Un esempio fra tutti, che comunque riprenderemo in seguito, è quello delle grandi città. Immaginate cosa possa significare vivere in una grande città come Roma, Milano, Torino, senza energia elettrica, senza gas, senza trasporti… Tutto diverrebbe estremamente difficile… se non impossibile! CIBO: Fino a 60 anni fa circa, la stragrande maggioranza degli stati era autosufficiente. Moltissimi erano i contadini e il cibo veniva prodotto un po ovunque. Oggi le cose sono cambiate. La popolazione del pianeta è aumentata, raggiungendo e superando i 7 miliardi di individui… mentre la produzione di cibo, la sua conservazione e diffusione, sta iniziando a diminuire o a diventare discontinua. MEDICINALI: Più il progresso avanza, più la vita umana si allunga. Sembra un successo… ma forse è solo un’illusione. La quantità si medicinali procapite consumati annualmente dagli esseri umani sta aumentando. E ci si accorge sempre più che si sta diventando sempre più “delicati”. Non si ha più quella capacità, tipica dei nostri nonni, di affrontare qualsiasi condizione meteo con ciò che avevano addosso. Oggi per qualsiasi malanno, anche il semplice raffreddore, facciamo ricorso alle medicine. Immaginiamo cosa significherebbe vivere senza di esse! SICUREZZA: Infine la questione sicurezza. Nel medioevo venivano costruiti castelli e mura di cinta per tenere fuori dalle cittadine fortificate i nemici. Oggi questo non è più possibile. E la sicurezza viene affidata ai corpi di polizia… per quelle che sono le mansioni ordinarie… e alle forze armate… per le cose un tantino più complesse. Ma tutto questo richiede risorse, mezzi, informazioni, personale. Senza la sicurezza tipica di uno stato civile, la vita in esso diventerebbe impossibile.
3. CONCLUSIONE Il sistema globalizzato nel quale ci troviamo, come abbiamo illustrato brevemente in questa prima parte, è sempre più simile ad una MATRIX che ci offre tutto, ma che ci vincola fortemente ad essa. E se la MATRIX collassa, collassiamo anche noi. È forse il caso di uscirne e per fare questo riteniamo sia di fondamentale importanza, per costruire il nostro futuro, guardare al passato della nostra storia e assimilare quante più informazioni possibili da quei popoli che sono sopravvissuti ad eventi e situazioni similari a quelle che ci si prospettano.
Ogni epoca ha avuto la sua civiltà evolutasi fino ad un punto massimo, identificabile con il periodo di massima utilizzabilità delle risorse disponibili, oltre il quale, purtroppo (o per fortuna) si è assistito ad un rapido collasso della civiltà stessa. Noi dobbiamo capire come affrontare il futuro. Come uscire dalla MATRIX che ci circonda e come sopravvivere agli inevitabili cambiamenti epocali che già iniziano ad intravedersi all’orizzonte del tempo. Il tutto in un contesto di crescente tensione geopolitica e di riduzione dei valori morali, sociali e spirituali del singolo! FINE PRIMA PARTE