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GlassUP, ovvero, quando gli italiani scendono in campo l’America trema.

Da Giuseino @seriesmag
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iglass 300x200 GlassUP, ovvero, quando gli italiani scendono in campo l’America trema.
In principio erano i Google glass, del colosso di Mountain View, a incarnare la speranza di avere a portata d’occhio, in qualsiasi luogo uno si trovi, tutte le amate informazioni di cui ci serviamo ogni giorno. Informazioni perlopiù reperite nella rete, e di solito proprio grazie principalmente al motore di ricerca della stessa società sviluppatrice del prossimo, “indispensabile”, gadget tecnologico. In realtà visto che anche il dispositivo della Google mi risulta sarà in vendita solo dal 2014, un vero principio non c’e’ ancora stato. Qualcuno starà pensando … ma per avere le informazioni dove voglio, non basta il mio strapagato smartphone?
Si, ma vuoi mettere se queste ti vengono sparate direttamente sulle lenti del tuo occhiale con look da urlo, senza nemmeno smettere di continuare a cucinare mentre leggi l’ultima ricetta?
Ad ogni modo in corsa per la conquista di questo nuovo mercato ora c’e’ anche un team italiano, che per la verità sta lavorando sul progetto già dal 2011. Anche Gianluigi Tregnaghi, Francesco Giartosio e Andrea Tellarin, hanno iniziato a pensare a un paio di occhiali, in grado di interfacciarsi in particolare allo smartphone, ma non mi stupirei se fosse possibile integrare altre sorgenti video.

I GlassUp li hanno chiamati e utilizzano la tecnologia Bluetooth per trasformarsi in un secondo schermo per lo smartphone, sul quale far apparire le informazioni, notizie, messaggi, tweet, mappe, meteo e via dicendo. Tutte informazioni che apparirebbero direttamente davanti agli occhi senza coprire per questo la nostra visuale, essendo le informazioni come sospese nell’aria davanti a noi, grazie alle magie della prospettiva e dei nuovi occhiali.
Ma come funzionano tecnicamente questi nuovi prodigi?
Leggo da un articolo: “I GlassUp si basano su un sistema ottico costituito da display, lente, prisma e led; un circuito apposito si occupa di gestire l’elaborazione del testo: i messaggi appaiono in modalità monocromatica su sfondo trasparente, permettendo così di continuare a osservare la realtà circostante. Ogni informazione appare per pochi secondi sulla lente di destra, ed è l’utente a scegliere il tipo di messaggi che desidera appaiano, in base alle app presenti sul suo smartphone (che funge da “cervello” degli occhiali) “

Vediamo in questo video qualche esempio (segue giù’):

Quindi Google e’ già battuto in partenza?
Non direi, anche perché, pure per gli italianissimi GlassUp dovremo aspettare febbraio del 2014, quindi la sfida e’ tutta ancora aperta. Sembra che addirittura l’azienda italiana abbia indetto una raccolta fondi su Indiegogo (http://tinyurl.com/oxn96vj) aperta ancora per qualche giorno, sino all’8 agosto, atta alla raccolta di risorse per migliorare i prototipi. Non mancano nemmeno le polemiche da parte del colosso americano, per questioni di marchio; infatti i nomi dei due prodotti – GlassUp e Google Glass – sono troppo simili perché le due aziende non arrivino a un conflitto d’interessi.

C’e’ anche da dire, che a quanto mi risulta, al contrario di quelli dell’azienda italiana, quelli di google montano anche una telecamera, che anche qualche critica sulla privacy aveva provocato però. Anche se quelli di Mountain View si erano affrettati a specificare che : “non verranno accettate applicazioni in grado di effettuare il riconoscimento facciale attraverso i Glass”.
Che dire, forse fra un po’ sarà come su Facebook, tutti conosceranno tutti senza conoscerli davvero. Ma non era così in fondo anche prima, nella vita vera?
A me comunque, avere un occhiale che, ad esempio, mi rimanda le informazioni di tutte le bellezze architettoniche che sto guardando mentre attraverso una città, non dispiacerebbe per nulla…
Per non parlare di tutte le altre possibili utilizzazioni. Dovremo solo stare attenti a non distrarci troppo, a non beccare un palo in fronte, mentre la nostra bella apparsa nell’aire grazie a una futura video-glass chiamata, ci distrae dicendoci quanto sono utili per vedersi spesso…

Francesco Bianchi


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