Magazine Psicologia
Parlare di sé, raccontarsi, incontrarsi, vedersi: sono tutti verbi e termini che stanno quasi scomparendo. Perché? Per la difficile “storia” del nostro tempo. Legami familiari e affettivi quasi nel nulla. Persi o capovolti. Animati o appesi a un filo. La sostanza non c’è più: quello che conta è la forma, il volere consumistico degli oggetti e delle passioni, il ritorno alla materia e la dimenticanza dell’umano. Si, perché alcuni inviti a cena, le vacanze nel resort più bello dei Caraibi, i diamanti Damiani hanno un costo che va oltre il nostro stipendio e le nostre entrate economiche. Ma noi preferiamo pagare a rate tutto questo Mondo addentrandoci in vie sempre più inique e rovinose: prestiti, debiti e cambio oro. Non è mia intenzione sviluppare il discorso in chiave economica, ma certo è che possiamo trovare tante somiglianze con il denaro. Gli affetti sono miliardari, oggi come oggi: chi se la sente ancora di mettersi insieme a un “poverino” che non arriva nemmeno a 800 euro al mese? Nessuno. Forse per amore. Ma cos’è l’amore oggi? E’ un mercato, un bazar, una fiera del consumo, un “non-luogo”, per usare l’espressione di Marc Augé. E’ un ritiro dal lavoro e uno spasso pomeridiano tra orologi, scrivanie e oggettistica in pelle: mutande, slip, reggiseni, borchie, croci, teschi. Un mercato teenager ma anche adulto, con gli inviti a feste luculliane, relazioni miliardarie, e conoscenze che superano due volte il tuo 740. Godere dell’altro allora, godere della sua presenza, pregare ancora di avere un’umanità e un legame con la storia, la nostra storia e quella del mondo: la memoria, il racconto di sé, la propria esperienza di vita diventano l’anima a cui dobbiamo, inevitabilmente, avvicinarci se non vogliamo perderci ulteriormente.
di Claudia Sposini, psicologa
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