Il volo degli Aironi sta giungendo al termine. Una squadra nuova di pacca, costruita in poco tempo, con molti cambi sia stranieri che italiani in corso d'opera e di conseguenza con pochi automatismi, componente che richiede pazienza per dare frutti. Si sa che nell'ambiente italiano c'è chi si muove come se avesse un peperoncino in posizioni scomode, quindi le lamentele si levarono ben presto: toh, costruire una franchigia per poi fare certe figuracce; così non si va lontano, era meglio se la facevano fare a noi (l'urlo da Roma, col supporto di "quelli del rugby nelle Grandi Città", dove le memorie dei fallimenti passati e dell'esclusione dei Pretoriani sono svanite molto presto). La solita quintessenza della programmazione insomma. Arrivò il cambio di guardia in panchina, l'assistente Rowland Phillips subentrò al coach Franco Bernini. Il gioco degli Aironi intanto dava i primi segni di miglioramento e segnava un punto prezioso con la inopinata vittoria sul Biarritz in Heineken Cup a Monza. Una vera soddisfazione, un successo che strappò i sinceri complimenti dell'allenatore dei baschi Laurent Rodriguez, con il suo aspetto da ispettore uscito dalle pagine di Simenon. La prima esperienza nell'allora Magners League fu sigillata dalla seconda vittoria complessiva in stagione sul Connacht e dal completo defilarsi dei partner parmensi (non quelli di Colorno, specificano sempre a Viadana).
La stagione 2011/2012 è cominciata nella calura di Colorno, amichevole con il Plymouth. Innesti interessanti come Tyson Keats e Naas Olivier, coppia mediana dal Super XV che purtroppo, per via delle astruse regole sull'utilizzo degli stranieri, non è stato possibile vedere mai all'opera. Tra le rivelazioni del campo c'è per esempio Filippo Cattina, terza linea che ha mantenuto il posto anche una volta che Mauro Bergamasco è giunto tardivamente in riva al Po, nell'intento di macinare minuti per un posto nella nazionale di Jacques Brunel, su spinta federale. E mentre i big erano alla RWC 2011, le seconde linee si levavano soddisfazioni nel Pro12, con la vittoria su Edimburgo (oggi semifinalista di HCup) e giocandosela fino alla fine contro Ulster e Cardiff Blues (altra gente che ha continuato l'avventura in coppa Europa). Tra novembre e dicembre il black out, col terrificante 0-82 patito dal Clermont in casa "bruciando" la piazza di Monza, prima di rimettersi in carreggiata superando la Benetton nell'andata del derby, sotto Natale. Poi arrivava il successo nuovamente sulla vittima designata Connacht e il colpaccio ai danni del Munster, mentre all'orizzonte societario si addensavano brutte nuvole.
Nuvole tempestose annunciate sin dall'inizio della stagione, quando calava senza tanti clamori mediatici la madre di tutti i problemi, il ritiro del main sponsor MPS per concorrenza con Rabobank, nuovo sponsor del torneo. E' un buco inopinato attorno al milione di euro che la dirigenza rivierasca non è in grado di coprire, dati i tempi di crisi generale. Unito agli altri "favori" o meglio sarebbe dire eccessive condiscendenze verso la Fir riguardo il trattamento delle vecchie glorie da far rientrare in patria (gente ancora valida, beninteso), si accumula un buco finanziario da due milioni di euro circa, qualcuno dice di due milioni e mezzo. Arriva la primavera ma mentre i risultati sportivi tornano a sorridere, la pioggia si infittisce: le promesse da Parma, sia lato (ex-)soci che federazione, si rivelano per quel che erano, barbatrucchi.
Prima di fine stagione, e siamo alle scorse settimane, l'epilogo: quando Melegari chiede sostegno, dalla Fir offrono la "soluzione". Melegari stia in sella a gestirsi i "suoi" debiti, sostanzialmente dicono, la Fir può alleviare l'onere di mezzo milioncino, mediante l'offerta speciale a scatola chiusa di un intero staff tecnico. Ideone che nessuno ha chiesto: che ci azzecca coi problemi finanziari? Perché scalzare una struttura che tra mille difficoltà iniziava a produrre qualcosa e ricominciare daccapo?
Tant'è; ad aggravare la situazione, nel frattempo la Fir si accordava dopo sei mesi di trattative con Treviso (divide et impera) per un nuovo modello di sostegno alle franchigie celtiche che non aiuta Viadana: al posto dei contributi per i giocatori di interesse nazionale, sarà un forfait di due milioni a stagione per franchigia (più uno per l'iscrizione). Non basta ovviamente per chiudere il buco e manco per allestire la prossima stagione viadanese, senza nuovi e ricchi sponsor: servirebbe un contributo una tantum, magari da restituire nel tempo. A tale richiesta, alcune sopracciglia federali ipocritamente si alzano; un consigliere sintetizza con sussiego la posizione di tutti tranne uno (dimissionario, da Viadana): "eh, non si può: sarebbe un trattamento differenziato tra i due team nazionali!". Treviso che giustamente si fa i fatti suoi, non guarderebbe mai nel piatto degli altri ma la scusa pare spendibile; non sarebbe più serio dire, in Fir non abbiamo tutti quei soldi? Nel mentre gli Aironi pagano regolarmente gli stipendi (i Fornitori non si sa) e il presidente cerca finanziatori per la prossima stagione oltre a idee nuove per chiudere il buco finanziario, cala improvviso venerdì scorso il fulmine del ritiro della licenza celtica agli Aironi, che ovviamente allontana ogni finanziatore potenziale.
Siamo al conto alla rovescia, le ultime tre gare ancora da disputare senza futuro: con che animo scenderanno in campo i Bortolami, Geldenhuys, Del Fava, Orquera, Perugini, Ongaro, Williams, i d'Apice, Tebaldi, Furno, Toniolatti e Venditti? Domenica allo Zaffanella arrivano gli Scarlets - e salvo impedimenti dell'ultimo momento RR non mancherà l'appuntamento tutto particolare. A Viadana si stanno mobilitando per riempire l'impianto con il tam tam tra i sostenitori. Un gesto di reazione al timore di veder sparire il rugby d'alto livello da quelle parti. E' un bell'impegno, perché lo stadio non è mai andato tutto esaurito nonostante una discreta affluenza media (3,000 persone circa): i numeri diranno se l'intento avrà trovato soddisfazione. Si spera, non solo per la squadra, ma pure per chi lavora dietro agli Aironi, tra staff e volontari che uno stadio allargato all'uopo fino alla capienza di 5.000 spettatori, non divenga una cattedrale nel deserto.
Sia come sia, it's time to move on: chi fa le regole ed entra anche in campo - la quintessenza del vero conflitto di interessi - ha stabilito un nuovo bando "per l’assegnazione della partecipazione alla RaboDirect PRO12 ad una squadra italiana per le Stagioni Sportive 2012/2013 e 2013/2014". L'ha deciso venerdì 6 , l'ha pubblicato sabato 7 e la risposta è dovuta entro il 25 aprile, in 18 giorni. Roba evidentemente molto seria e ben studiata, adatta a una imprenditoria vibrante e a un momento economico denso di capitali in cerca di impieghi ... A leggerlo nel dettaglio, già dal linguaggio - poco "consultancy firm", per usare un eufemismo - c'è solo da ridere per non piangere.
Può presentar domanda qualunque "società sportiva di capitale, affiliata o affilianda alla Federazione Italiana Rugby", purchè dotata di garanzie per 7 milioni di euro, disponibilità di campo da 5.000 posti di cui il 50% coperti, di "adeguata (sic) capacità logistica e organizzativa per la partecipazione ad un campionato professionistico" e pronta a sottoscrivere "un capitolato tecnico-sportivo (...) tra cui l'impegno di stretta collaborazione con lo staff della squadra nazionale". Sul piatto, due milioni di euro di contributo più uno l'anno e staff tecnico gratuito a richiesta. Criteri di scelta? Uno solo: "l'insindacabile giudizio" della Fir. Cosa staranno mai aspettando Andrea Agnelli, Massimo Moratti, Lotito e Cellino? Dopotutto è il costo di un centromediano di categoria ...
Non vogliamo neppure pensare che qualche privato diverso da Melegari risponda a una roba così: rivelerebbe che qualche "amico" era stato pre-allertato. Quindi è probabile si arrivi alla tanto celebrata franchigia federale, "su basi temporanee", si affretta sin da ora a specificare la Fir. Ci credo: facendo i conti della serva, due anni di gestione federale costerebbero molto di più che elargire la una tantum richiesta da Melegari, magari entrando nel capitale sociale a mo' di garanzia, come si farebbe in qualsiasi Paese civile fuor della Magna Grecia. Problema: ciò implicherebbe l'ereditare tutti quei contratti a suo tempo caldeggiati. Ci permettiamo a questo punto, dopo i fatti, di avanzare l'unico retroscena nostro sulle logiche consiliari Fir, come sempre molto "tattiche": meglio ritirargli di licenza, cioè spingerli al fallimento, fin che si può alzare il grido: "tutta colpa di Melegari". E ripartire ricontrattando tutto, al ribasso e ad personam, "à la Calvisanò" ... Uso del campo di Viadana incluso:verrà via per un tozzo di pane, inizialmente sarà utilizzabile un po' più spesso, poi sempre meno. E la base operativa potrà finalmente venir spostata più vicina ai caselli di qualche autostrada.
Tutti i potenziali conflitti di interesse che sorgeranno, ad esempio con la franchigia privata dirimpetto (se non è una "situazione squilibrata" questa ...) o per via dei fondi necessari per tenere in piedi la franchigia pubblica che, non potendo esser creati dal nulla, inevitabilmente verranno sottratti a tutto il resto del movimento? Pazienza ... Della serie, come risolvere problemi aprendone dieci volte tanti e perdipiù ripartendo da zero: siamo perfettamente adeguati ai tempi, nel solco dei "governi tecnici", verrebbe da dire.