New Zealand 21 - 5 Argentina
Tra Mondiali e Test Match, la Nuova Zelanda infila una vittoria dietro l'altra e comincia ad allungare le mani sul primo Rugby Championship dopo la vittoria per 21-5 sull'Argentina a Wellington - e anche alla luce del risultato di Perth dove i Wallabies superano gli Springboks. Piove sullo stadio, tira vento, nell'intervallo un blackout colpisce la zona dell'impianto e si riparte con un quarto d'ora più o meno di ritardo una partita che fino allo scoccare dell'ultimo quarto di gioco è aperta nel risultato.
Magari, giusto un'impressione ecco, non nell'esito, però riporta a galla un ricordo recente e che passa proprio per la RWC 2011: presente il quarto di finale che gli All Blacks vinsero a discapito degli stessi Pumas per 33-10? Ecco: allora il risultato fu più rotondo, però lo svilupparsi delle cose nell'arco di quegli ottanta minuti fu più o meno simile. Tradotto: i padroni di casa dovettero sudare e beccarsi pure una doccia fredda nella prima frazione. Allora la meta della terza linea Julio Farias Cabello, giunta attorno alla mezz'ora di gioco, mentre i futuri di campioni del mondo erano riusciti a sbloccare il risultato solo con un paio di piazzati di Piri Weepu. Stavolta è il maestro Rodrigo Roncero a festeggiare dopo nemmeno un quarto d'ora per il momentaneo 5-3 ospite che zittisce un po' tutti e fa capire ai neozelandesi (come se poi ce ne fosse bisogno) che la pratica da sbrogliare non è una ovvietà. Onore delle armi agli argentini, un passo verso il titolo per i kiwi in attesa a questo punto di vederli all'opera sul suolo nemico.
La cronaca. Non c'è l'infortunato Dan Carter, tocca ad Aaron Cruden piazzare: il ragazzo sbaglia al 3' dopo il fischio del france Romain Poite che punisce un fallo argentino in ruck. La truppa di coach Santiano Phelan segue il suo piano di battaglia, giocando per lo più chiusa, con gli inserimenti centrali delle ali e poi facendo affidamento sul piede caldo di Juan Martin Hernandez per risalire il campo, sfruttando al meglio le imperfezioni e i penalty concessi dagli AB: giunge nei 22, Kieran Read ruba però palla dalla rimessa e la scena si ripete poco dopo, all'8', quando un'altra touche finisce nelle mani sbagliato, Victor Vito attacca la linea e porta a casa un fallo e stavolta Cruden non sbaglia, aprendo le marcature.
Però a Wellington fa freddo, tira aria, scende la pioggia e Roncero si alza da terra con una ferita sul volto soddisfatto, al 12', perché ha appena marcato meta. Due leggerezze costano caro agli uomini di Hansen: prima Cory Jane calcola male un calcio in profondità del mediano Nicolas Vergallo, quindi Ma'a Nonu perde palla in avanti ripartendo dai propri 22 e i Pumas contrattaccano, spostandosi al largo con Gonzalo Camacho. Si arriva nella terra dei cinque metri, le guardie proteggono il pick & go di Roncero che infila l'ovale tra le gambe di un difensore. La conversione non riesce, ma è 5-3 per l'Argentina. Poco dopo, sempre in quella striscia di terra tra l'area di meta e la linea dei 5 metri, gli ospiti respingono un assalto e aggirano Richie McCaw e compagni che nei raggruppamenti si fanno trovare sempre nel posto sbagliato.
Senza SB Williams Nonu sembra orfano, mentre il resto dei trequarti neozelandesi non entrano negli schemi. Fuori dalle aree di contesa la pressione su Aaron Smith è palpabile (le lunghe leve di Patricio Albacete, la leadership di Juan Martin Fernandez Lobbe). Lo sforzo del pack argentino è continuo, non sempre disciplinato, ma chiude ogni spazio. Luke Romano si incarica di metterci il peso per oltrepassare la trincea, lo stesso provano a combinare Brodie Retallick e ancora Vito. Alla fine Cruden dalla piazzola ne infila altri tre al 24' e il 6-5 è lo score che porta fino agli spogliatoi per l'intervallo.
Ma intanto prima Hernandez, quindi Horacio Agulla mettono in difficoltà di pedata in pedata sia Israel Dagg che Cruden, specie se come accade alla mezz'ora la pressione sudamericana segue puntuale la traiettoria del gioco al piede. Cabello placca l'ala Julian Savea lanciato verso la bandierina e la costringe ad un tenuto a terra. Gli AB attaccano, ma faticano ad avanzare. 107 in totale i tackle dei Pumas, con una percentuale di efficacia che resta alta fino all'ingresso nell'ultimo quarto, quando uno sforzo del genere si fa sentire. La Nuova Zelanda prova a sferrare un ultimo attacco con il propositivo Vito dopo un pallone recuperato nella metà campo avversaria e con la difesa che tarda a prendere posizione, ma la terza linea viene abbattuta da Marcelo Bosch. Pausa.
Con il ritorno sul campo di nuovo illuminato, il leit motiv non cambia. A. Smith è braccato, gli AB muovono palla, ma non sfondano. Non ci sono velocità, ricicli accelerazioni, mentre Hernandez timbra Conrad Smith al 50'. La disciplina fa il resto: Albacete gioca da terra al 52' e Cruden porta i suoi sul +4, mentre cominciano i rifornimenti dalle retrovie: fuori Roncero e Juan Figallo nella prima linea argentina, dentro Marcos Ayerza e Juan Pablo Orlandi. Dentro anche Andrew Horne per Keven Mealamu e il tallonatore concede subito a Martin Rodriguez l'opportunità di accorciare, ma l'estremo sbaglia.
I Pumas tengono il fiato sul collo, reagiscono al mini-break senza modificare il game plan e impedendo soprattutto agli avversari di applicare il loro. Ma la svolta è oramai vicina: capitan McCaw esplora un varco centrale e raduna i suoi nei 22 opposti, Romano gli dà una mano, la palla passa al largo dove c'è una superiorità numerica ma Cabello commette intenzionalmente in avanti per interrompere la trasmissione del pallone e si becca un giallo quando il cronometro indica il 58'. In compenso dalla piazzola il calcio di Cruden sbatte due volte sui pali e il risultato non si schioda.
Sale l'intensità, i neozelandesi pasticciano e si infilano in un angolo (concederanno alla fine 20 turnover contro i 13 argentini) e quando in quattordici i Pumas reggono il colpo, arriva Savea innescato al largo da un offload (toh!) di C. Smith che mette fuori causa tre guardie. E' il 14-5 al 66'. Nel frattempo in cabina di regia neozelandese si è infilato Weepu. Se l'ultimo quarto è spesso quello che fa la differenza tra chi vince e chi perde, gli ultimi dieci minuti vedono gli ospiti ormai con la spia della riserva accesa e al 72' giunge la seconda meta tuttanera da un ingaggio nei 22 nemici e l'assist lungo di Cruden per Jane che marca alla bandierina. Trasformazione e 21-5. I Pumas vendono cara la pelle e chiudono in avanti, almeno per tenere alta la testa e dare una graffiata.
Il sin bin a Cabello ha avuto la tempistica giusta, nel senso che ormai la Nuova Zelanda era riuscita a prendere le misure all'avversario e si sentiva profumo di meta, nell'aria. La superiorità numerica ha facilitato le cose. Pumas che la prossima settimana saranno in Australia prima di completare il Championship ospitando sia i Wallabies che gli All Blacks. I quali hanno fatto i conti con gente tosta, giusto in tempo per programmare il confronto con il Sud Africa che si presenterà a Dunedin con la pressione del pareggio a Cordoba e della sconfitta contro gli aussie. Beh, un duro "allenamento" lo hanno fatto nella notte di Wellington. Comunque sì, pareva di nuovo il quarto di finale mondiale.